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Calcio

Champions, promosse e bocciate

di Mauro COLOMBO Redazione

10 Dicembre 2009

In Champions League l’Italia sfiora un en plein non impossibile, portando sugli scudi la squadra meno attrezzata e, quindi, meno considerata: la Fiorentina. I viola centrano una storica qualificazione agli ottavi, che a Firenze mancava dai tempi di Trapattoni, infiorettandola con una altrettanto memorabile vittoria ad Anfield Road e con l’affermazione nel proprio girone, presupposto per un sorteggio auspicabilmente benevolo. Facendo leva sulla compattezza e sulla forza morale del gruppo, Prandelli ha ovviato ai limiti di una rosa non infinita, per di più penalizzata dagli infortuni. Ha pagato dazio in campionato, dove al momento la classifica langue, ma le soddisfazioni europee compensano qualche punto di troppo lasciato sui campi di casa nostra.
Fiorentina promossa con lode, quindi. A Inter e Milan, invece, per ora va solo la sufficienza. Si qualificano da seconde del loro girone, e fin qui nulla di scandaloso per chi doveva fare i conti rispettivamente con Barcellona e Real Madrid. A pesare sul giudizio complessivo sono, per i nerazzurri, l’imbarazzante figura del Nou Camp e, per i rossoneri, il misero punticino rimediato in due partite contro il modesto Zurigo. Per gli uomini di Mourinho c’è l’attenuante dell’oggettiva difficoltà del raggruppamento (l’unico a riunire quattro squadre campioni nazionali); per quelli di Leonardo, invece, il fiore all’occhiello del trionfo al Bernabeu (il primo nella lunga storia europea milanista). Ma entrambe le squadre devono crescere, se vogliono che la loro Champions non si interrompa all’inizio della primavera.
Bocciatura solenne, infine, per la Juventus. Sarebbe bastato un pareggio casalingo, con il Bayern, per allungare fino agli ottavi. È arrivata invece una sconfitta umiliante per una squadra senza grinta, senza gioco, senza idee e senza gambe. La società non riesce evidentemente a imporsi, Ferrara ha ormai esaurito il bonus dell’esordiente e Diego e Melo – i due acquisti più onerosi – continuano a latitare. Ce n’è abbastanza per imbastire i primi processi. In Champions League l’Italia sfiora un en plein non impossibile, portando sugli scudi la squadra meno attrezzata e, quindi, meno considerata: la Fiorentina. I viola centrano una storica qualificazione agli ottavi, che a Firenze mancava dai tempi di Trapattoni, infiorettandola con una altrettanto memorabile vittoria ad Anfield Road e con l’affermazione nel proprio girone, presupposto per un sorteggio auspicabilmente benevolo. Facendo leva sulla compattezza e sulla forza morale del gruppo, Prandelli ha ovviato ai limiti di una rosa non infinita, per di più penalizzata dagli infortuni. Ha pagato dazio in campionato, dove al momento la classifica langue, ma le soddisfazioni europee compensano qualche punto di troppo lasciato sui campi di casa nostra.Fiorentina promossa con lode, quindi. A Inter e Milan, invece, per ora va solo la sufficienza. Si qualificano da seconde del loro girone, e fin qui nulla di scandaloso per chi doveva fare i conti rispettivamente con Barcellona e Real Madrid. A pesare sul giudizio complessivo sono, per i nerazzurri, l’imbarazzante figura del Nou Camp e, per i rossoneri, il misero punticino rimediato in due partite contro il modesto Zurigo. Per gli uomini di Mourinho c’è l’attenuante dell’oggettiva difficoltà del raggruppamento (l’unico a riunire quattro squadre campioni nazionali); per quelli di Leonardo, invece, il fiore all’occhiello del trionfo al Bernabeu (il primo nella lunga storia europea milanista). Ma entrambe le squadre devono crescere, se vogliono che la loro Champions non si interrompa all’inizio della primavera.Bocciatura solenne, infine, per la Juventus. Sarebbe bastato un pareggio casalingo, con il Bayern, per allungare fino agli ottavi. È arrivata invece una sconfitta umiliante per una squadra senza grinta, senza gioco, senza idee e senza gambe. La società non riesce evidentemente a imporsi, Ferrara ha ormai esaurito il bonus dell’esordiente e Diego e Melo – i due acquisti più onerosi – continuano a latitare. Ce n’è abbastanza per imbastire i primi processi.