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Don Piero Arrigoni

8 Giugno 2015

Ieri è deceduto don Piero Arrigoni, decano dei preti ambrosiani, residente a Caglio presso la parrocchia Santi Gervaso e Protaso.

Nato a Vedeseta (Bg) il 18 dicembre 1914. Ordinato sacerdote nel Duomo di Milano il 3 giugno 1939.

– Dal 1939 al 1950 Parroco a Morterone.

– Dal 1950 al 1959 Parroco a Burago Molgora.

– Dal 1959 al 1987 Parroco dei Santi Gervaso e Protaso a Caglio.

Lettera dell’Arcivescovo ai fedeli della parrocchia
Ss. Gervaso e Protaso di Caglio

Carissimi fedeli, partecipo con viva commozione al vostro cordoglio per la morte di don Piero Arrigoni e mi unisco a tutti voi nell’elevare la preghiera cristiana di suffragio. Rendiamo grazie di tutto cuore al Signore per aver donato alla nostra Chiesa Ambrosiana un sacerdote che, dopo cento anni di vita e settantasei di ministero, era ancora così ricolmo di entusiasmo per il Vangelo da scrivere al suo Arcivescovo: “Anche vecchio mi sento apostolo, diocesano e universale”. Numerosi sono gli insegnamenti che don Piero ha seminato lungo il suo cammino; vorrei però in special modo ricordare con voi la sua grande apertura d’animo, la concretezza della sua carità che non escludeva nessuno, paternamente attento com’era a soccorrere non soltanto le necessità spirituali, ma anche quelle più legate all’ordinaria esistenza, di coloro che gli erano affidati. Fu così che – dopo essere stato ordinato nel 1939 dal Beato Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e destinato alla piccola comunità di Morterone – divenne, oltre che parroco, maestro nella scuola del paese. Sollecitato dalle dolorose circostanze della seconda guerra mondiale, non esitò perfino a rischiare eroicamente la propria vita per salvare quella di molti partigiani. Ma di chissà quante altre semplici o grandi testimonianze di dedizione, di fede, di affetto ha poi, più quotidianamente, dato prova sia nei nove anni trascorsi a Burago Molgora sia, soprattutto, in codesta vostra parrocchia di Caglio, dove fino alla fine ha voluto risiedere. Vi invito a custodirle nella memoria e a farne tesoro. Negli ultimi tempi, col venir meno delle forze, non diminuì l’intensità della sua preghiera: pur impossibilitato a leggere il breviario, egli continuò a sentirsi – sono parole sue – “piccolo fratello di tutta l’umanità” e a intercedere appassionatamente attraverso la recita del santo Rosario e l’Eucaristia. Così ebbe a confidarmi: “Vivo sereno ed amante più che mai delle persone della Santissima Trinità e della carissima madre di Gesù, sempre felice di essere sacerdote”. Che ora, insieme a alla Beata Vergine Maria nell’abbraccio misericordioso del Padre, don Piero possa ottenere anche per noi la stessa gioia di compiere fino in fondo la vocazione che Dio ci affida. Su voi tutti e sulla vostre famiglie invoco la benedizione del Signore.