Share

In febbraio, aprile e maggio

Tre week-end alla Casa della carità, contro l’indifferenza

Un’occasione per i giovani per conoscere la Casa e «un’opportunità per lasciarsi provocare dall’esperienza dell’accoglienza», come spiega don Colmegna. Le date sono 24-25 febbraio, 7-8 aprile e 5-6 maggio

13 Febbraio 2018
Don Virginio Colmegna

Provare a “stare nel mezzo”, come vuole lo spirito della Casa della carità, condividendo la quotidianità con ospiti e operatori. È la proposta che la Fondazione voluta dal cardinale Carlo Maria Martini fa ai giovani, invitandoli ad alcuni momenti di riflessione o a trascorrere qualche giorno nella sede di via Brambilla. È l’iniziativa “Nel (bel) mezzo”, dedicata in particolare a ragazzi e ragazze dai 20 ai 30 anni, che si articola in due modalità.

Per tre fine settimana, dalle 15 del sabato alle 16 della domenica, è proposto un percorso di conoscenza, riflessione e confronto, sui temi dell’accoglienza, della povertà, della giustizia. Questi i titoli dei tre week-end in programma: “Incontrare e lasciarsi incontrare” (24-25 febbraio), “Fragilità e ricchezze: al di là degli stereotipi” (7-8 aprile), “Responsabili di una società inclusiva e di una Chiesa dalle porte aperte” (5-6 maggio).

Tutto l’anno poi, per un periodo che può variare da tre giorni a una settimana, i giovani che desiderano provare un’esperienza formativa possono risiedere alla Casa e partecipare alle diverse attività di accoglienza e ospitalità. «Ragazzi e ragazze, da soli o in piccoli gruppi, hanno la possibilità di vivere la Casa e, accompagnati dagli operatori, entrare in relazione con le persone che vi vivono, facendo emergere le domande di senso che hanno dentro – spiega Cristina Viganò, referente dell’iniziativa -. Questa proposta vale tutto l’anno, ma stiamo pensando a qualcosa di particolare per il periodo estivo».

«Vogliamo offrire ai giovani un’occasione per conoscere la realtà di Casa della carità e un’opportunità per lasciarsi provocare dall’esperienza dell’accoglienza e dal senso profondo del nostro operare. Vogliamo trasmettere l’idea che l’ospitalità, l’incontro coi volti e con le storie complesse che conosciamo, può essere un elemento fondamentale per la loro formazione personale, professionale e spirituale», conclude il presidente della Casa della carità don Virginio Colmegna.