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Comunicato

Caritas e Casa della Carità: «Le case ai rom non sono tolte ai milanesi»

Presa di posizione comune sulla vicenda dei 25 alloggi da destinare alle famiglie in uscita dai campi di via Triboniano e via Novara: «Sono destinate a fasce di popolazione connotate da particolari fragilità»

22 Settembre 2010

Caritas Ambrosiana e Casa della Carità prendono posizione con un comunicato sulla vicenda dei 25 alloggi Aler da destinare alle famiglie rom in uscita dai campi di via Triboniano e via Novara. Alloggi che la Giunta Regionale della Lombardia, il 5 agosto scorso, ha autorizzato all’esclusione dalla disciplina dell’Edilizia residenziale pubblica e che – sottolinea il comunicato – «non sono case popolari sottratte ai milanesi. Si tratta di appartamenti vuoti, finora non abitati, esclusi dalle graduatorie e che necessitano di interventi di manutenzione e ristrutturazione. Il Comune di Milano, attraverso l’assessorato alle Politiche sociali, ha chiesto e ottenuto dalla Regione di poter disporre di queste case per assegnarle al privato sociale, che le destinerà a quelle fasce di popolazione connotate da particolari fragilità».
A questa categoria appartengono alcuni nuclei famigliari che abitano nei campi regolari di via Triboniano e via Novara. «Sono famiglie appositamente individuate da Casa della Carità e Caritas Ambrosiana, enti gestori dei presidi sociali all’interno dei due campi, a seguito della decisione del commissario straordinario per l’emergenza nomadi in Lombardia, il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, di chiudere le due aree abitate dai rom – si legge ancora nel comunicato – . Una scelta condivisa dal Comune di Milano, che ha allestito un apposito Piano di uscita positiva dai campi attingendo ai fondi messi a disposizione dal Ministero dell’Interno».
Il Piano, attuato in collaborazione con Casa della Carità e Caritas Ambrosiana, prevede «l’accompagnamento di oltre cento famiglie rom all’autonomia abitativa e lavorativa, progetti di rientro assistito in Romania, il reperimento di case sul mercato privato, l’assegnazione di borse lavoro, inserimenti occupazionali». Per quanto riguarda i 25 alloggi Aler «essi saranno assegnati in via temporanea a famiglie particolarmente segnate da fragilità e disagio sociale. Pagheranno un contributo alle spese e saranno coinvolte in progetti finalizzati alla totale autonomia che, una volta realizzata, permetterà di liberare gli appartamenti per nuove emergenze».
Caritas Ambrosiana e Casa della Carità concludono affermando che «l’esperienza maturata in questi anni dimostra che è possibile conciliare accoglienza e legalità lavorando con le famiglie rom per la loro integrazione e autonomia. Chiudere i campi nomadi e costruire dei percorsi di uscita positiva da situazioni di abbandono e marginalità significa voler risolvere i problemi e non strumentalizzare le paure dei cittadini». Caritas Ambrosiana e Casa della Carità prendono posizione con un comunicato sulla vicenda dei 25 alloggi Aler da destinare alle famiglie rom in uscita dai campi di via Triboniano e via Novara. Alloggi che la Giunta Regionale della Lombardia, il 5 agosto scorso, ha autorizzato all’esclusione dalla disciplina dell’Edilizia residenziale pubblica e che – sottolinea il comunicato – «non sono case popolari sottratte ai milanesi. Si tratta di appartamenti vuoti, finora non abitati, esclusi dalle graduatorie e che necessitano di interventi di manutenzione e ristrutturazione. Il Comune di Milano, attraverso l’assessorato alle Politiche sociali, ha chiesto e ottenuto dalla Regione di poter disporre di queste case per assegnarle al privato sociale, che le destinerà a quelle fasce di popolazione connotate da particolari fragilità».A questa categoria appartengono alcuni nuclei famigliari che abitano nei campi regolari di via Triboniano e via Novara. «Sono famiglie appositamente individuate da Casa della Carità e Caritas Ambrosiana, enti gestori dei presidi sociali all’interno dei due campi, a seguito della decisione del commissario straordinario per l’emergenza nomadi in Lombardia, il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, di chiudere le due aree abitate dai rom – si legge ancora nel comunicato – . Una scelta condivisa dal Comune di Milano, che ha allestito un apposito Piano di uscita positiva dai campi attingendo ai fondi messi a disposizione dal Ministero dell’Interno».Il Piano, attuato in collaborazione con Casa della Carità e Caritas Ambrosiana, prevede «l’accompagnamento di oltre cento famiglie rom all’autonomia abitativa e lavorativa, progetti di rientro assistito in Romania, il reperimento di case sul mercato privato, l’assegnazione di borse lavoro, inserimenti occupazionali». Per quanto riguarda i 25 alloggi Aler «essi saranno assegnati in via temporanea a famiglie particolarmente segnate da fragilità e disagio sociale. Pagheranno un contributo alle spese e saranno coinvolte in progetti finalizzati alla totale autonomia che, una volta realizzata, permetterà di liberare gli appartamenti per nuove emergenze».Caritas Ambrosiana e Casa della Carità concludono affermando che «l’esperienza maturata in questi anni dimostra che è possibile conciliare accoglienza e legalità lavorando con le famiglie rom per la loro integrazione e autonomia. Chiudere i campi nomadi e costruire dei percorsi di uscita positiva da situazioni di abbandono e marginalità significa voler risolvere i problemi e non strumentalizzare le paure dei cittadini».