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Fondazione Don Gnocchi

Defibrillatori nelle chiese per salvare chi è colto da malore

Il progetto "Church" già operativo in dodici parrocchie milanesi: presto arriverà anche in Duomo

Carlo ROSSI Redazione

8 Luglio 2009

La Fondazione Don Gnocchi in prima linea con un progetto pilota per soccorsi tempestivi alle persone colpite da arresto cardiaco durante le messe: nelle scorse settimane in dodici parrocchie di Milano – e prossimamente anche in Duomo – sono stati installati alcuni defibrillatori automatici. Si tratta di strumenti da utilizzare in caso di arresto cardiaco di persone presenti nelle chiese o nelle strutture limitrofe, con l’intento di garantirne la sopravvivenza in attesa dell’arrivo dei soccorsi d’emergenza.
Il progetto “Church” – avviato nel 2007 – è frutto della collaborazione fra la Fondazione Don Gnocchi, la diocesi di Milano, l’Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Milano e il 118 di Milano. L’obiettivo è quello di integrare la catena dei soccorsi grazie al supporto di volontari (religiosi e laici) distribuiti tra il Duomo e le varie parrocchie e istruiti con un corso Blsd (Basic Life, Support Defibrillation) curato dalla sede centrale del 118 di Milano. I volontari garantiranno ora la loro presenza durante le principali cerimonie religiose e i principali eventi culturali-sportivi o ricreativi delle singole parrocchie.
Le parrocchie in cui sono già stati installati i defibrillatori sono le seguenti: Madonna della Medaglia Miracolosa (Vigentino), Santa Maria del Suffragio (Romana-Vittoria), San Michele (Vigentino), Santa Rita (Barona), San PioV (Romana-Vittoria), San Babila (centro), San Luigi Gonzaga (Vigentino), Madonna di Fatima (Vigentino), San Paolo (Zara), San Pietro in Sala (Vercellina), Santa Maria Liberatrice (Vigentino), Santa Maria del Rosario (Vercellina). L’iniziativa rientra in un più vasto progetto di ricerca teso a delineare e sperimentare “strategie di intervento in popolazioni a elevato rischio cardiovascolare”: il progetto (che sarà esteso anche ad altre chiese) punta anche a raccogliere i dati sull’utilizzo dei defibrillatori, da analizzare e pubblicare in un prossimo studio scientifico. La Fondazione Don Gnocchi in prima linea con un progetto pilota per soccorsi tempestivi alle persone colpite da arresto cardiaco durante le messe: nelle scorse settimane in dodici parrocchie di Milano – e prossimamente anche in Duomo – sono stati installati alcuni defibrillatori automatici. Si tratta di strumenti da utilizzare in caso di arresto cardiaco di persone presenti nelle chiese o nelle strutture limitrofe, con l’intento di garantirne la sopravvivenza in attesa dell’arrivo dei soccorsi d’emergenza.Il progetto “Church” – avviato nel 2007 – è frutto della collaborazione fra la Fondazione Don Gnocchi, la diocesi di Milano, l’Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Milano e il 118 di Milano. L’obiettivo è quello di integrare la catena dei soccorsi grazie al supporto di volontari (religiosi e laici) distribuiti tra il Duomo e le varie parrocchie e istruiti con un corso Blsd (Basic Life, Support Defibrillation) curato dalla sede centrale del 118 di Milano. I volontari garantiranno ora la loro presenza durante le principali cerimonie religiose e i principali eventi culturali-sportivi o ricreativi delle singole parrocchie.Le parrocchie in cui sono già stati installati i defibrillatori sono le seguenti: Madonna della Medaglia Miracolosa (Vigentino), Santa Maria del Suffragio (Romana-Vittoria), San Michele (Vigentino), Santa Rita (Barona), San PioV (Romana-Vittoria), San Babila (centro), San Luigi Gonzaga (Vigentino), Madonna di Fatima (Vigentino), San Paolo (Zara), San Pietro in Sala (Vercellina), Santa Maria Liberatrice (Vigentino), Santa Maria del Rosario (Vercellina). L’iniziativa rientra in un più vasto progetto di ricerca teso a delineare e sperimentare “strategie di intervento in popolazioni a elevato rischio cardiovascolare”: il progetto (che sarà esteso anche ad altre chiese) punta anche a raccogliere i dati sull’utilizzo dei defibrillatori, da analizzare e pubblicare in un prossimo studio scientifico. I numeri e le cause Nei Paesi occidentali l’arresto cardiaco colpisce una persona su mille. In Italia la stima è di 50-60 mila casi l’anno: quando l’arresto si verifica in sede extraospedaliera costituisce circa il 50% delle morti cardiovascolari. Una percentuale non trascurabile di morti improvvise non è legata all’esordio di un infarto e ad aritmie ventricolari quali la fibrillazione ventricolare e la tachicardia ventricolare, ma ad attività elettrica senza polso o a un arresto dell’automatismo cardiaco in patologie cardiovascolari di diversa natura, in cui manovre di rianimazione semplici, purché tempestive, possono essere efficaci nel salvare vite umane. La defibrillazione precoce con l’impiego di un defibrillatore è l’unica manovra in grado di interrompere la fibrillazione ventricolare o la tachicardia ventricolare e quando l’intervento è tempestivo (entro 3-4 minuti) può aumentare la sopravvivenza dei soggetti colpiti da arresto cardiaco fino al 50%, riducendo il danno cerebrale che si instaura allorché l’arresto è più prolungato.La disponibilità attuale di defibrillatori automatici e la legislazione italiana che ne autorizza l’impiego da parte di personale non medico adeguatamente istruito hanno reso possibile la loro collocazione sul territorio nazionale, come già avvenuto in altri Paesi europei e in America, negli spazi pubblici dove vi sono agglomerati consistenti di soggetti, quali campi sportivi, aeroporti, casinò e supermercati. In quest’ottica, le chiese rappresentano un luogo ideale per la presenza di defibrillatori, in quanto luoghi di aggregazione continuativa di soggetti spesso di età avanzata e potenzialmente a rischio.