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Una sofferenza sommersa

L'architetto Gabriele Rabaiotti, ricercatore del Politenico, fa il punto sull'emergenza-casa a Milano. Edilizia pubblica in crisi

5 Giugno 2008

30/01/2008

di Luisa BOVE

Trovare casa a Milano a prezzi calmierati sta diventando impossibile e la stessa edilizia pubblica (Comune e Aler) «ha subìto una battuta d’arresto», denuncia Gabriele Rabaiotti, architetto e ricercatore del Politecnico intervenuto la settimana scorsa a Triuggio nel corso di una tre giorni di studio per i parroci di Milano.

Èiniziata 15 anni fa «una progressiva riduzione delle risorse statali». Se tra il 1978 e il 1988 si realizzavano duemila alloggi pubblici all’anno, tra il 1995 e il 2001 in media erano solo 400. «Dal 1997 al 2002 – continua l’architetto – il Comune di Milano è riuscito a realizzare 495 alloggi, circa 100 all’anno».

Gli stessi appartamenti in affitto sono diminuiti: oltre 25 anni fa erano il 58% e nel 2004 superavano appena il 25%. Eppure in città c’è «un patrimonio pari a 61 mila appartamenti pubblici (21 mila di proprietà comunale e 40 mila Aler)», ma ogni anno sono disponibili solo 1.100 alloggi (2%) per nuove assegnazioni. Il 70% di questi appartamenti vengono utilizzati per le assegnazioni di emergenza, quindi di sfratto.

Tra i cittadini che richiedono case popolari (il 52% sono extracomunitari) c’è chi vive in condizioni di sovraffollamento (32,6%), chi spende in affitto più del 30% del proprio reddito (28,5%), chi coabita (20,4%), chi è sotto sfratto (7,1%) o chi abita in alloggio improprio (4%). «Molti hanno smesso di fare domanda – ammette Rabaiotti -, sono scoraggiati e non credono che sia una possibilità percorribile (le domande accumulate nei bandi precedenti erano 23 mila)».

C’è quindi una sofferenza sommersa che tende a non utilizzare i canali istituzionali e «si affida alle reti del volontariato, della mutualità sociale ed evita di passare dai servizi sociali e dall’Ufficio casa del Comune». Senza contare «gli ex tossicodipendenti, malati terminali, disabili psichici e “intellettivi”, ex detenuti, ragazze madri» che non riescono ad accedere all’offerta pubblica e privata e «vivono sulla loro pelle le conseguenze della crisi del sistema di welfare».

Inoltre «sembra che Aler abbia 2500 alloggi sfitti (non più utilizzabili a causa della dimensione o in attesa di assegnazione»), mentre «il Comune di Milano dice di averne 500». Le occupazioni abusive nelle case di proprietà della Regione sarebbero 2.300, in quelle comunali 1600.