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Rho, aperti al mondo

Si è conclusa domenica la visita pastorale decanale. Il decano don Citterio: «Con l'Expo 2015, questo territorio assume una vocazione all'universalità»

di Saverio CLEMENTI

21 Ottobre 2008

Expo 2015, immigrazione, nomadi: ruota attorno a questi tre temi l’impegno e la riflessione delle comunità cristiane del Rhodense che domenica scorso hanno incontrato il cardinale Dionigi Tettamanzi per conclusione della visita decanale.

Le 20 parrocchie sono distribuite in 5 città su un territorio abbastanza omogeneo che, pur toccando la periferia di Milano, ha una sua identità socio-religiosa. Le comunità sentono molto la loro storia e, a livello ecclesiale, si vive un profondo senso di appartenenza alla propria città e parrocchia. Eppure, non da oggi, è diffusa la consapevolezza di vivere in una zona che sta cambiando pelle, dovendosi adattare forzatamente alle novità già arrivate e a quelle dietro l’angolo.

Ne è convinto don Gian Paolo Citterio, parroco a Rho-San Vittore e decano: «Con la collocazione del nuovo polo fieristico a Rho-Pero e in vista dell’Expo 2015, questo territorio viene ad assumere una vocazione aperta alla mondialità e alla universalità: a livello ecclesiale ci si dovrà misurare con la capacità che le nostre comunità avranno di consolidare le proprie radici cristiane e di aprirsi ai valori dell’accoglienza, del dialogo, della missionarietà e dell’ecumenismo». Non è un caso che quest’anno il lavoro del Consiglio pastorale decanale si sia concentrato sul tema «Chiesa e immigrazione».

Si è costituito un gruppo di lavoro per la lettura del territorio, avvalendosi delle competenze già presenti e già attive in questo ambito (Comuni, sindacati, associazioni, Caritas, cooperative, Acli…) per giungere a definire il compito della Chiesa locale soprattutto su due versanti: accoglienza, integrazione e valorizzazione delle persone immigrate da un lato e, dall’altro, conoscenza, dialogo e cammino ecumenico.

«A conclusione di questo anno di lavoro – aggiunge il decano – si sono costituite così due commissioni, una attenta ai temi dell’immigrazione, l’altra all’ecumenismo. Su questa linea e in quest’ambito operativo il Consiglio pastorale decanale si è impegnato a organizzare e animare l’evento della Via Crucis quaresimale all’interno della Fiera con la presenza dell’Arcivescovo, favorendo la partecipazione anche di molti immigrati». L’attenzione a questi temi ha fatto maturare la necessità di costituire una Scuola di formazione di laici nel campo della Dottrina sociale della Chiesa.

Una sensibilità, questa, che a Rho ha radici profonde potendo vantare due veri e propri “giganti” della fede e dell’impegno dei cattolici in ambito sociale e politico del ’900: don Giulio Rusconi e Filippo Meda. È nato così il Centro studi “Giovanni Paolo II”. Ad oggi ha al suo attivo tre anni di attività con percorsi formativi e di scuole-laboratorio, in collaborazione con le Acli e con l’Università cattolica. «Le parrocchie che ci hanno creduto – dice don Citterio – hanno coinvolto alcuni giovani e adulti con buoni risultati, per la crescita di credenti maturi che sappiano testimoniare la fede nella società e nel mondo». L’attività culturale e di formazione è facilitata anche dalla presenza di strutture di grande prestigio: il Collegio degli Oblati, Casa Magnaghi e l’Auditorium Maggiolini.

Ci sono poi molte iniziative finalizzate all’integrazione delle persone immigrate e dei nomadi. Per questi ultimi, da parte della Caritas in collaborazione con la Chiesa locale e con la Cooperativa Intrecci, è stata allestita una scuola-laboratorio di alfabetizzazione, di taglio-cucito e stireria aperta alle donne Rom. Alle numerose badanti di religione ortodossa che lavorano in zona viene invece offerta ospitalità in Casa Magnaghi per la celebrazione del culto il sabato e la domenica con la presenza di un sacerdote rumeno. «Sono piccoli segni – commenta il decano – che non risolvono il grande problema dei nomadi e degli immigrati, ma che può essere visto come indicazione di un percorso lungo e difficile».