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Monza, molti e spesso soli

Un monzese su 5 ha più di 65 anni, e molti di questi vivono soli. Don Panzeri, direttore della Caritas: «Le parrocchie possono fare di più»

5 Giugno 2008

30/04/2008

di Filippo MAGNI

«La realtà sociale monzese in generale è diversa da quella di Milano – esordisce don Augusto Panzeri, responsabile della Caritas di Zona -: Monza è una città più a misura d’uomo, ma i problemi degli anziani sono gli stessi che nella metropoli».

I drammi che gli ultrasessantacinquenni monzesi si trovano ad affrontare sono la solitudine, l’emarginazione, la difficoltà a creare rapporti. Ma anche la condizione economica di molti è disastrosa, legata a una pensione insufficiente per i bisogni sempre maggiori che si sono venuti a creare: affitti impossibili da pagare quando d’un tratto ci si trova ad essere soli, bollette salate, cure mediche indispensabili quanto insostenibili.

Quando anche la situazione finanziaria è soddisfacente, è spesso la solitudine a non consentire un invecchiamento sereno. Prosegue don Panzeri: «Nei giorni in cui i sacerdoti della città girano di casa in casa per le benedizioni si trovano di fronte situazioni di emarginazione. Raccontano di persone ormai entrate nella terza età, sole, in case di anche 130 metri quadri, spesso lussuose: un anziano si perde in abitazioni così ampie, a volte ha paura ad abitarle. Si percepisce la mancanza di un figlio, spesso manager in carriera che si è trasferito per lavoro in un’altra città e la cui figura non è stata sostituita o almeno la sua partenza ammortizzata da una rete di relazioni sociali e di amicizia che rendono l’anziano meno solo». Sono proprio le persone di ceto medio o elevato, spiega il sacerdote, ad avere le maggiori difficoltà ad aprirsi all’esterno nei momenti di bisogno.

Monza, come tutte le città italiane, sta invecchiando. Una recente analisi effettuata dall’Ufficio Statistica del Comune delinea un ritratto cittadino di questo tipo: il 15,79% dei residenti ha meno di 18 anni, il 62,41% è compreso nella fascia tra i 18 e i 64, mentre il 21,79% è ultrasessantacinquenne (15.622 sono le donne, 10.486 gli uomini). E la metà degli over 65 non ha il coniuge. Nel 1999 invece la percentuale degli ultrasessantacinquenni si assestava sul 18,5% e le proiezioni regionali prevedono che nel 2020 si avvicineranno al 25%.

La Caritas è attiva con il «Progetto incontro» ad aiutare le famiglie con un anziano non autosufficiente: è uno sportello che mette in contatto queste persone con un gruppo di badanti referenziate. «Ma non basta – conclude don Panzeri -. Le parrocchie faticano a focalizzare la condizione degli anziani come un problema urgente, ma alcuni punti di incontro ci sono già, penso alle visite dei ministri straordinari dell’Eucaristia. È anche aperto un tavolo di confronto tra la Caritas e il Comune e inoltre a breve termine vorremmo avviare un gruppo di volontari che in modo istituzionalizzato si rechino ogni settimana dagli anziani della città portando loro compagnia per un’ora o due».

Un proverbio africano molto caro ai membri della Caritas recita: «…per crescere un bambino occorre un intero villaggio». I numeri dimostrano che lo stesso tipo di coinvolgimento è necessario anche per accompagnare un uomo nella sua terza età.