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Esperienze

Casa Caldera, un progetto di vita in autonomia

Sostegno, prossimità, integrazione e relazione: questi i contenuti del modello di housing sociale per persone con disabilità complesse ideato da Spazio Aperto Servizi attraverso 12 case, l’ultima delle quali, realizzata in collaborazione con Fondazione Durante Noi e Fondazione Idea Vita, è stata recentemente inaugurata a Quinto Romano

di Cristina CONTI

23 Dicembre 2019

Si chiama Casa Caldera ed è dedicata a persone con disabilità complesse: ragazzi e ragazze che di solito trovano accoglienza solo nei grandi istituti e che invece, come tutti, sentono l’esigenza di vivere una vita autonoma. È stata inaugurata il 12 dicembre in via Caldera 109/B, nel quartiere milanese di Quinto Romano, e nasce dall’incontro di tre realtà: Spazio Aperto Servizi, Fondazione Durante Noi e Fondazione Idea Vita che, per arrivare a questo traguardo, hanno condiviso un lungo percorso iniziato nel novembre 2016.

«È un progetto a cui teniamo molto, perché alle persone che si trovano in questa situazione e alle loro famiglie vogliamo offrire una reale possibilità di scegliere la soluzione più vicina ai propri bisogni – spiega Maria Grazia Campese, presidente di Spazio Aperto Servizi -. Nel corso dei 25 anni della nostra attività, attraverso dodici Case abbiamo ideato, testato e collaudato un modello di housing sociale volto a favorire la realizzazione dell’autonomia abitativa di giovani adulti con disabilità e delle loro famiglie, portando avanti decine di percorsi personalizzati. Vogliamo infatti puntare alla socialità e al contatto con i servizi offerti dal quartiere».

Un’abitazione di 260 metri quadrati che può accogliere fino a cinque persone con disabilità grave, attentamente ristrutturata per rendere gli ambienti confortevoli e sicuri: una cucina luminosa, un bagno ampio, una sala per incontrare gli altri. Ogni stanza prevede la presenza di un sollevatore che consente alle persone di essere spostate da un ambiente a un altro. «Casa Caldera non è solo un’abitazione: è un progetto di vita, un percorso personalizzato, pensato e realizzato per aiutare ciascun inquilino a raggiungere un’autonomia abitativa, con il sostegno di una rete territoriale di prossimità», precisa la Campese.

Chi è disabile ha bisogno di sostegno. Ha necessità anche di vedere realizzati i propri desideri e le proprie inclinazioni. «Le nostre Case si trovano in contesti residenziali o in condomini – spiega la presidente -. Pensiamo che questo sia un segno, una presenza importante per lo stesso territorio e per i vicini delle nostre abitazioni. Ma la cosa più importante è che il punto di vista per costruirle è quello di chi ci andrà ad abitare, secondo canoni rivisti caso per caso». Grazie a questa e alle altre undici Case presenti a Milano, le persone con disabilità complesse si sentono più integrate nel contesto cittadino. «Ogni casa presenta spazi e arredi propri, un appartamento condiviso da più inquilini e personalizzato secondo esigenze e gusti di ciascun residente. In questo modo ogni persona può vivere autenticamente la propria vita di relazioni e socialità», aggiunge.

Un modo per emanciparsi dal nucleo familiare di origine, di vivere momenti di socialità, di sentirsi parte del quartiere che si abita. Spazio Aperto Servizi porta avanti da diversi anni progetti volti a sollecitare la riflessione delle famiglie sul tema del “dopo di noi” e a sostenere psicologicamente i membri durante il distacco. «Le modalità con cui questo avviene sono calibrate secondo le esigenze dei singoli – aggiunge la Campese -. Le abitazioni vengono collocate in luoghi che i disabili conoscono, sentono comodi e di cui hanno familiarità. E questo è ben diverso dall’accoglienza in strutture standardizzate. Fino a dieci anni fa un progetto come questo era impensabile: così invece i ragazzi possono realizzare le proprie aspirazioni professionali e non». Qui le persone potranno decidere di vivere per tutta la vita o solo per brevi periodi, in attesa di sviluppare un’autonomia maggiore. Questo progetto, dunque, è importante anche per i genitori dei ragazzi, perché possono iniziare a pensare a una vita autonoma e integrata per i loro figli.

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