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Stampa diocesana: dall’Italia alla Francia un’informazione alternativa

«Una stampa di prossimità, modesta rispetto all'ampiezza della sua missione ma ben presente nella società, e disponibile all'ascolto e al dialogo con la realtà per un autentico annuncio del Vangelo». Questo, in sintesi, il volto della "stampa locale cristiana" in Francia, secondo la Federazione nazionale della stampa locale cristiana. E in Italia l'insieme dei giornali diocesani rappresenta «un settore della comunicazione della Chiesa molto significativo, che ha una sua grande forza opinionale».

5 Giugno 2008

06/06/2008

La parola alle due realtà, italiana e francese, espressioni di una stampa libera e vicina al territorio e, al tempo stesso, strumenti di evangelizzazione.

In Francia.
Fondata nel 1976, la Fnplc riunisce 2mila testate regionali, diocesane e parrocchiali (mensili, bimestrali e trimestrali), con una tiratura complessiva annuale di 20milioni di copie. Proprio nei giorni scorsi ha pubblicato un documento dal titolo «La stampa locale cristiana nel cuore della vita degli uomini – Convinzioni e poste in gioco ». «La Chiesa è comunicazione, è segno», afferma nella prefazione mons. Jean-Michel di Falco Leandri, vescovo di Gap e presidente del Consiglio nazionale per la comunicazione e della Ceem (Commissione degli episcopati europei per i media), perciò essa non deve limitarsi «ad informare, ma deve anche rispondere alla missione di testimoniare la buona notizia del Vangelo in una società all’interno della quale si parla soprattutto di cattive notizie».

Secondo il presule, i giornali parrocchiali svolgono nella comunicazione il ruolo delle «ruote dentate più piccole, ma anch’esse indispensabili al buon funzionamento» di un orologio. Di qui l’esortazione ai pastori: «Non dimentichiamo che per molti lettori di un giornale parrocchiale, questo è l’unico legame che li unisce alla Chiesa ». «Una stampa di prossimità e uno strumento pastorale missionario», sottolinea il documento della Fnplc, attraverso il quale « redattori, diffusori e ministri ordinati “traducono”, appoggiandosi ai fatti, il Vangelo nel quotidiano». Essa tuttavia non può vivere, avverte la Federazione, «se non ne viene assicurato il finanziamento con regolarità». Un elemento essenziale, quest’ultimo, per il quale «occorre studiare tutti i mezzi per un ragionevole bilancio economico poiché si tratta di un investimento, non di una spesa».

Di fronte alla "crisi della società", si legge ancora nel documento, le «persone hanno bisogno di scoprire una Chiesa missionaria che accoglie, propone e celebra». La stampa locale cristiana «deve pertanto andare là dove gli altri media non vanno e dare la parola a chi non ce l’ha; deve parlare di cose di cui gli altri media non parlano, interessandosi a tutto ciò che realmente tocca da vicino i lettori». Questo, spiega la nota, "èla prossimità" . Formazione degli operatori della comunicazione, elaborazione di una "carta redazionale" che definisca linea editoriale, obiettivi e mezzi per realizzarla, ricerca di finanziamenti, sono le priorità indicate per il buon funzionamento di un sistema che «si fonda principalmente sul volontariato».

In Italia.
Sono 168, con un milione di copie a settimana, i settimanali diocesani riuniti nella Federazione italiana stampa cattolica (Fisc), fondata nel 1966, ai quali si aggiungono numerosi bollettini parrocchiali e altri periodici. «Giornali d’informazione che raccontano tutta la realtà di un territorio ponendosi da un punto di vista evangelico, servendo la verità, liberi da ogni condizionamento» li definisce don Giorgio Zucchelli, sottolineando che «nell’attuale mondo globalizzato la gente sente sempre più il bisogno di un ritorno al locale».

«I settimanali cattolici italiani», spiega il presidente Fisc, sono uno dei tanti strumenti del "Progetto culturale" lanciato nel 1995 dalla Chiesa italiana «di fronte alla diffusione della cultura radical-laicista». Pertanto, oltre a costituire «elementi strutturali di evangelizzazione e avamposti nella missione», il loro compito, oggi come per il futuro, «sarà fondamentale per promuovere una pacata e ragionevole contro-informazione». Si tratta di «un dovere per il quale i giornali dovranno rafforzarsi sempre più, ma anche di una chance: la possibilità finalmente di “liberare” il pensiero della gente, soggiogato ed emarginato dai poteri forti».

Rilevando la funzione di "pubblica coscienza critica" e di "luogo di presenza e promozione attiva dei vari soggetti sociali" dei settimanali diocesani, il presidente della Fisc sottolinea anche l’importanza che essi prendano posizione «di fronte alle scelte politiche nazionali e amministrative locali, ponendosi con coraggio dal punto di vista dei valori evangelici e dalla parte del bene comune».