Sirio 26-29 marzo 2024
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Milano

«Vivere nella pace anche il tempo della prova e del dolore»

Moltissimi i fedeli accorsi all’Istituto Palazzolo per la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Scola

di Simona BRAMBILLA

18 Dicembre 2011

«Possiamo essere lieti quando la vita terrena va verso il termine? Quando la vecchiaia ci segna? Quando non abbiamo più la compagnia dei nostri cari? Certo che possiamo, perché noi siamo lieti nel nome del Signore. Se noi offriamo tutti i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, ecco se stiamo in questo atteggiamento la letizia arriverà perché il Signore non ci lascerà mai».
Con queste parole di conforto e coraggio l’Arcivescovo Scola si è rivolto alle moltissime persone che ogni giorno vivono e lavorano nel celebre Istituto Palazzolo, gestito dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi dal 1° ottobre 1998. Moltissimi erano i fedeli che questa mattina hanno seguito la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale. C’erano le suore, il personale medico e paramedico, i sacerdoti, i volontari, gli ospiti e le loro famiglie. Chi tra questi ultimi non è riuscito a recarsi in chiesa a causa delle difficili condizioni di salute, ha potuto seguire la santa messa in via interfono, direttamente dalla loro camera. Ciò testimonia come e quanto l’Istituto in questi anni è cresciuto ed ha dimostrato di stare al passo con i tempi. La struttura infatti è un punto di riferimento per moltissime persone anziane e gravemente malate. Dispone di ben 810 posti letto di cui 650 per le lungo degenze, 30 per i vegetativi, 15 per i malati di Sla (sclerosi laterale amiotrofica – ndr), vi è inoltre un reparto dedicato ai preti anziani, uno di riabilitazione, uno di medicina generale e uno di medicina oncologica. Una struttura all’avanguardia dotato di personale altamente specialistico e di molti operatori. Il 25% del personale non è italiano, sono presenti infatti ben 33 diverse nazionalità che ogni giorno si incontrano e condividono gioie e dolori, in particolare all’interno del laboratorio multietnico che la Fondazione Don Carlo Gnocchi ha avviato in questi ultimi anni. «Questo laboratorio non è di immigrazione d’emergenza, ma un progetto ben riuscito, noi lavoriamo tutti insieme per la salute della gente», ha sottolineato Monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione, prima di accogliere calorosamente il Cardinale, insieme al direttore del Polo Lombardia 2, Maurizio Ripamonti. Non solo, ad aspettare l’Arcivescovo c’erano anche i volontari che per l’occasione hanno allestito dei banchetti per vendere i prodotti realizzati artigianalmente dagli ospiti e i degenti stessi che lungo i corridoi hanno voluto stringere la mano del Cardinale e farsi benedire.  La celebrazione eucaristica è iniziata proprio con le parole del direttore Ripamonti che ha ringraziato caldamente l’Arcivescovo Scola per la visita che come da tradizione, avviata dal suo predecessore, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, avviene sempre durante la sesta domenica di Avvento, il grande portale d’ingresso nella liturgia natalizia.
«È per me questa un’occasione privilegiata di incontrarvi nel modo che è il più importante di tutti i modi in cui gli uomini possono incontrarsi, e cioè nella santa eucarestia – ha spiegato l’Arcivescovo Angelo Scola nella sua omelia -. Di tutte le azioni che facciamo durante tutti i giorni, non ne esiste una così completa di quella che stiamo facendo oggi insieme. Mi avete fatto un grandissimo regalo invitandomi qui in questa eucarestia». Prima di andare a visitare i reparti dell’Istituto Palazzolo, il Cardinale ha poi voluto porgere un suo personale augurio a tutti gli ospiti: «bisogna vivere nella pace anche il tempo della prova e del dolore, questo è l’augurio che voglio lasciarvi pensando al Santo Natale».
Alla fine della messa alcuni degenti e i loro familiari hanno portato diversi doni al Cardinale, oggetti realizzati a mano dagli ospiti dell’Istituto. L’Arcivescovo ha infine visitato i reparti dove sono ricoverate le persone anziane e ha poi incontrato i dirigenti, il personale e le delegazioni dei Centri lombardi della Fondazione Don Gnocchi.