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Triuggio

Vita consacrata,
una ricchezza da valorizzare

Presenza in Diocesi, significato, problemi e prospettive al centro del dibattito della XVI sessione del Consiglio pastorale diocesano, svoltasi a Villa Sacro Cuore

di Claudio MAZZA

2 Marzo 2015

All’inizio dell’anno dedicato alle persone consacrate la XVI sessione del Consiglio pastorale diocesano, tenutasi a Triuggio nello scorso fine settimana, è stata invitata a riflettere – sotto la presidenza dell’Arcivescovo – sul «dono della Vita consacrata nella Chiesa ambrosiana per la comunione ecclesiale e la missione». Un tema impegnativo per la molteplicità di forme che caratterizza in diocesi la Vita consacrata, sviluppato prima negli incontri di Zona pastorale e poi dai consiglieri in aula. Gli incontri sul territorio, svoltisi ciascuno in una casa religiosa, sono stati un’occasione propizia per riscoprire – partendo dalle testimonianze – la ricchezza della Vita consacrata e la ricaduta pastorale sulle nostre comunità; un punto d’avvio concreto da cui partire per il dibattito assembleare. Infatti, dall’ampia documentazione proveniente dalle Zone, monsignor Paolo Martinelli, Vicario per la Vita consacrata maschile, ha tratto sei indicazioni per favorire i lavori.

Il primo elemento evidenziato è la ricchezza pluriforme: vita contemplativa e attiva, forte presenza negli ambiti dell’educazione, della carità, della cultura; «forme variegate, ma caratterizzate dal desiderio di vivere la sequela di Cristo e, quindi, la pratica dei consigli evangelici quale dono per la Chiesa». Dai racconti ascoltati emerge poi che «la vita consacrata non si esaurisce mai in un’opera pastorale o educativa, non è mossa dall’esito, ma dalla testimonianza; soprattutto dal comunicare Colui per il quale si vive e si opera». Un terzo punto avvia la riflessione sui doni «gerarchici e carismatici»: «Pur non essendo la Vita consacrata parte della gerarchia, appare essenziale proprio in quanto occupa un posto singolare nella dimensione carismatica della Chiesa». La successiva indicazione parte da «una certa difficoltà, in alcune Zone, a sentire la presenza della Vita consacrata sul territorio, percependola come estranea alla comune condizione del vivere»; di qui l’importanza di «riscoprire il carattere profetico dei carismi, perché oggi tale vita è chiamata a mostrare il carattere umanizzante della sequela di Cristo». Di conseguenza, ai consacrati viene chiesto di essere testimoni dei consigli evangelici lungo le strade dell’umano: «Che l’obbedienza sia quelli dei figli di Dio e in lui trovi la sua forma storica; che la povertà custodisca lo stupore per il dono, contro il carattere compulsivo della società dei consumi; che la castità testimoni un nuovo ordine possibile degli affetti; infine, che la vita comune mostri a tutti la comunione che abilita a essere testimoni come soggetto ecclesiale». Monsignor Martinelli ha chiuso le sue indicazioni, riprendendo l’osservazione emersa dalle Zone circa la diminuzione vocazionale, per sottolineare quanto il fenomeno sia strettamente legato al «venir meno nel popolo di Dio del senso della vita come vocazione».

Tali suggerimenti hanno alimentato il dibattito, sviluppato nell’arco di due giorni: nel pomeriggio di sabato la domanda a tema era «Che cosa significa riconoscere la Vita consacrata come dono nella nostra Chiesa locale oggi?»; nella mattina di domenica si sono cercate «Proposte concrete per una crescita di consapevolezza e per una pratica di comunione e missione di tutta la comunità nella condivisione dei carismi».

La prima parte del confronto assembleare è stata caratterizzata dalla gratitudine per l’esperienza della Vita consacrata e ha sottolineato in maniera convergente quanto essa «costituisca un modo per vivere l’unica vocazione battesimale, permettendo a tutti di riscoprire la vita come vocazione, di lasciarsi attrarre dalla radicalità evangelica, a essere provocati a una crescita nella comunione fraterna e nella vita di preghiera e dalla profezia dei consigli evangelici». Il dibattito ha evidenziato, inoltre, il forte richiamo profetico offerto alla comunità ecclesiale dai consacrati, il loro slancio missionario che ha come orizzonte sia il mondo, sia le periferie esistenziali a noi vicine, così come il valore aggiunto della vita monastica: appartata dal mondo, ma col mondo nel cuore.

Il dibattito di domenica mattina si può raggruppare attorno a tre parole: conoscenza, presenza e formazione. «La conoscenza passa attraverso l’incontro concreto, laddove la Vita consacrata è presente: ciò richiede attenzione e accoglienza dei carismi presenti nel territorio, ma anche la disponibilità dei consacrati all’uscita dalle proprie comunità… La conoscenza va incrementata anche attraverso i media diocesani e parrocchiali…  Maggior attenzione alla Vita consacrata va riservata nella formazione dei seminaristi e dei preti». La valorizzazione della presenza della Vita consacrata esige anche il suo coinvolgimento a livello decisionale sia diocesano, sia decanale, oppure su temi pastorali specifici, nelle diaconie… Di qui l’invito alle diverse realtà a lavorare in rete secondo i carismi specifici di ciascuna congregazione». Infine, per quanto riguarda la formazione, dai Consiglieri sono giunte richieste di «una proficua cura vocazionale ed educativa circa la formazione e l’accompagnamento spirituale dei giovani».