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Una predica pasquale di monsignor Romero NOI, UOMINI, RICONCILIATI IN CRISTO

9 Ottobre 2007

Il 16 marzo 1980, pochi giorni prima di venire assassinato, monsignor Oscar Romero pronunciava questa omelia nella quarta domenica di Quaresima. Cristo affida agli uomini il compito e il messaggio della vera riconciliazione. L’unica forza che può veramente liberare il mondo. Il vero servizo che anche una Chiesa può rendere al proprio Paese.

di monsignor Oscar Romero

La riconciliazione è il progetto di Dio per salvare il mondo, la riconciliazione continua ad essere il servizio della Chiesa al mondo. Mi sento molto Chiesa parlando ora della riconciliazione di Dio in Cristo.

La seconda lettura (2Cor 5,17-21) è l’espressione più bella della Chiesa dei tempi di San Paolo, che parlava ai Corinzi come io potrei parlare qui ai “santi” di San Salvador, che siete voi in quanto battezzati, in quanto formate il popolo di Dio. Come Paolo ai Corinzi, anch’io dico a voi le sue stesse parole: «…ci ha incaricati del servizio della riconciliazione. Ci ha confidato il messaggio della riconciliazione. Per questo, noi agiamo come inviati di Cristo ed è come se Dio stesso vi esortasse per mezzo nostro. In nome di Cristo vi chiediamo di riconciliarvi con Dio».

Queste parole si facciano attuali nell’omelia di questa basilica. Non facciamo altro: i cristiani non dovevano guardare a Paolo come un Dio, così come nemmeno voi guardate al vostro povero pastore come ad un Dio. Paolo ed io non siamo altro che strumenti peccatori, ma per mezzo nostro Dio vi esorta alla riconciliazione. Per questo Cristo diceva: «Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me». Mi da più rincrescimento che collera quando mi offendono e mi calunniano.

Mi da rincrescimento di questi poveri cechi che non vedono al di là della persona… sappiano che non conservo alcun rancore, alcun risentimento; non mi offendono i messaggi anonimi che solitamente arrivano con tanta rabbia o che vengono pronunciati con altri mezzi o si vivono nel cuore. Non è un rincrescimento di superiorità, è un rincrescimento di gratitudine a Dio e di supplica a Dio: Signore, apri i loro occhi. Signore, che si convertano. Signore, che anziché vivere questa amarezza di odio nei loro cuori, vivano la gioia della riconciliazione con Te.

In questo terzo punto riporto le notizie ecclesiali della settimana, perché ciò che cerchiamo di fare nel nostro lavoro ecclesiale insieme con i collaboratori dell’Arcidiocesi non è altro che ciò che ha appena detto San Paolo: «Ci ha affidato il ministero della riconciliazione». Cari sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli, catechisti, comunità cristiane, che nessuno si allontani da questo ideale: fare una Chiesa che sia strumento di riconciliazione degli uomini con Dio…

Come hanno detto i vescovi in Brasile: mai cerchiamo di soppiantare il lavoro politico dei politici con il nostro lavoro pastorale. Vogliamo essere anzitutto pastori, facendo una Chiesa di riconciliazione, grazie alla quale saremo molto più efficaci anche quando tratteremo la politica di questo mondo, piuttosto che se ci mettessimo, come se fossimo politici, a supplire a ciò che i politici devono fare.

La Chiesa è una missionaria della riconciliazione e deve dire agli uni e agli altri, nonostante le rispettive opzioni che li differenziano: amatevi, riconciliatevi con Dio. Che non giunga ad essere tanto profondamente diverso il modo con cui tu ami il tuo paese da quello con cui un altro lo ama; che tu non giunga a sentirti l’unico padrone delle soluzioni, come se fossi l’unico padrone del paese. Tutti hanno diritto ad esprimere la propria opinione: rispettiamoci; e come Chiesa, cerchiamo di offrire la luce del Vangelo, della giustizia, dell’amore, della riconciliazione. Fare questa Chiesa è ciò che vogliamo realizzare con tutto questo lavoro pastorale.