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Un “romanzo” lungo più di 80 anni LA STORIA DELLE OLIMPIADI INVERNALI

5 Giugno 2008

Dalla Settimana internazionale di sci a Chamonix (1924) ai primi
Giochi di Saint Moritz (1928). Sonja Henje incanta sul ghiaccio,
Bibbia prima gloria italiana. Le discese di Colò e il tris di Sailer

di Mauro Colombo

Quelle di Torino sono le XX Olimpiadi invernali. I “Giochi bianchi” nacquero nel 1924 a Chamonix. Allora, però, si chiamavano Settimana internazionale di sci e, per espressa disposizione del Comitato olimpico internazionale, si dovevano disputare nello stesso Paese che ospitava i Giochi estivi (quell’anno in programma a Parigi). La qualifica “olimpica” arrivò nel 1925. Già nel 1928, con le Olimpiadi programmate ad Amsterdam, i Giochi invernali si tennero a Saint Moritz.

Nelle primissime edizioni a farla da padrone fu il ghiaccio, con gare di pattinaggio e slittino e partite di hockey. Sino a Lake Placid (1932) la neve era coinvolta solo per il fondo e il salto. Solo a Garmisch, nel 1936, nel programma delle competizioni entrarono a pieno titolo slalom, discesa e combinata. Visto il contesto, è naturale che il primo grande personaggio dei Giochi provenisse dal ghiaccio: era la norvegese Sonja Henje, ineguagliato simbolo di grazia ed eleganza, trionfatrice nel pattinaggio artistico nel 1928, nel 1932 e nel 1936. Ma a Garmisch stupì anche il suo connazionale Birger Ruud, che vinse nel fondo, nel salto e nella discesa.

Dopo la pausa bellica, nel 1948 toccò ancora a Saint Moritz. Prime glorie per gli italiani, con il fruttivendolo Nino Bibbia capace di sfrecciare più veloce di tutti a testa in giù sullo skeleton. Sulla neve dominò invece il francese Oreiller. Quattro anni dopo, a Oslo, furono i Giochi di Zeno Colò, per 13 anni l’uomo più veloce al mondo con gli sci ai piedi (la sua punta-record era di 160 kmh), che vinse l’oro nella discesa libera. A Cortina (1956), per la prima volta davanti alla tv, il campionissimo fu l’austriaco Toni Sailer, oro in slalom, gigante e discesa.

Le Olimpiadi di Squaw Valley, nel 1960, sono passate alla storia per il primato di disorganizzazione e per il lancio delle lamine metalliche al posto degli sci di legno: con quelle ai piedi il francese Vuarnet vinse la discesa libera. Ancora la Francia sugli scudi a Innsbruck 1964, con i trionfi delle sorelle Goitschel; ma si parlò molto anche di Eugenio Monti e della sua sportività, allorché il campione italiano di bob prestò un bullone all’equipaggio inglese che poi l’avrebbe battuto.

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