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Visita pastorale

Treviglio, Decanato in grande trasformazione

Un territorio con una popolazione anziana, ma non troppo. In aumento la presenza di stranieri, metà dei quali musulmani. Dal punto di vista economico regge la vocazione agricola anche se l’Alta velocità e nuove autostrade stanno favorendo la nascita di nuovi poli

di Rosangela LODIGIANI

2 Dicembre 2019
Una panoramica di Treviglio

02Dal punto di vista demografico, il Decanato di Treviglio è caratterizzato da alcune tendenze tipiche nella media del Paese, della Regione Lombardia e della Diocesi ambrosiana: l’invecchiamento della popolazione, la riduzione dei matrimoni e il calo della natalità, unitamente all’aumento della composizione multietnica della popolazione. Rispetto a questi fenomeni tuttavia il Decanato di Treviglio mostra qualche tratto di distintività.

Il Decanato di Treviglio (della Zona pastorale VI) è composto da 5 Comuni. Secondo gli ultimi dati Istat (1° gennaio 2019) conta complessivamente 50.373 abitanti così ripartiti: Treviglio 30.092, Fara Gera d’Adda 8.024, Pontirolo Nuovo 4.999, Canonica d’Adda 4.438 e Castel Rozzone 2.820. Si tratta rispettivamente del 2°, del 34°, del 76°, del 90° e del 129° Comune per volume della popolazione sul totale di 243 Comuni afferenti alla Provincia di Bergamo. In particolare il Comune di Treviglio è il più popolato della Provincia dopo il capoluogo.

Nel suo complesso il Decanato di Treviglio rappresenta il 4,5% della popolazione residente nella Provincia di Bergamo e lo 0,5% di quella residente in Regione.

In aumento la presenza straniera

Negli ultimi dieci anni la popolazione è complessivamente cresciuta di 2.025 unità (+4,2%), ma più di due terzi di quest’aumento è dovuto alla componente straniera, che è passata dal 10,0% del totale della popolazione nel 2009 (vale a dire 1 residente ogni 10) al 12,5% nel 2019 (cioè 1 ogni 8). Tale quota è di quasi 1 punto percentuale superiore alla media della Regione Lombardia (11,7%) e di quasi 2 in più rispetto alla Provincia di Bergamo (10,9%), e al Decanato di Bresso (10,7%), il primo Decanato che abbiamo analizzato con questi Dossier. Si tratta comunque di una incidenza relativa che resta al di sotto di quella della vicina città metropolitana di Milano (CM), pari al 14,5%. È pur vero che nello stesso arco di tempo si sono avute nei Comuni del Decanato di Treviglio ben 1.429 acquisizioni di cittadinanza italiana, senza le quali l’incremento di popolazione straniera sarebbe stato all’incirca doppio rispetto a quello effettivamente realizzatosi mentre la popolazione italiana sarebbe diminuita dell’1,6% anziché aumentare.

Inoltre, se è vero che la dinamica di crescita della popolazione straniera ha decisamente sostenuto la crescita della popolazione residente, è vero anche che il saldo naturale della popolazione del Decanato di Treviglio non è troppo lontano dal punto di equilibrio. Nel 2018 sono nate 421 persone e morte 497, con un saldo di -76 unità. Ciò significa che il processo di invecchiamento della popolazione è visibile anche in questo territorio, ma è meno accentuato che altrove. Per esempio, tra il 2017 e il 2018 nel Decanato di Treviglio le nascite sono calate del 2,8% mentre nel Decanato di Bresso hanno registrato un calo del 7,9%. 

Prevalenza di albanesi, marocchini ed egiziani

Soffermandoci ad analizzare il profilo della componente straniera emerge che i gruppi stranieri più popolosi del Decanato di Treviglio al 1° gennaio 2019 sono quelli in primis albanese (1.198 residenti), marocchino (953) ed egiziano (909) che da soli accentrano praticamente metà (il 49,4%) della presenza straniera sul territorio. Più a distanza i romeni (721), pakistani (383) e i senegalesi (305).

Metà sono musulmani

Incrociando i dati Istat con quelli di indagine dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità è inoltre possibile stimare che più di metà della popolazione straniera residente nel Decanato è di religione musulmana, per la precisione il 51,8% pari ad una stima di 3.211 unità al 1° gennaio 2019. Questa prevalenza musulmana appare una peculiarità di questo territorio, considerato che per esempio in Lombardia solamente poco più di un terzo degli immigrati stranieri presenti (o dei loro figli minorenni) è di religione islamica. Quasi due stranieri ogni cinque (il 36,5% pari ad una stima di 2.263 unità) sono comunque cristiani, con una prevalenza di ortodossi (17,8%) e cattolici (13,7%), con quote minori di evangelici (2,7%), copti (1,5%, quasi tutti egiziani) e altri cristiani (0,8%). I buddisti rappresentano l’1,2%, gli induisti l’1,1%, i sikh lo 0,6% e il totale degli afferenti ad altre religioni un ulteriore 1,3%, mentre gli atei o agnostici stranieri sono poco meno di mezzo migliaio, cioè il 7,5%.

Anziani, ma non troppo

Tornando ad analizzare la popolazione nel suo complesso, è interessante osservare la composizione per fasce d’età. I minorenni rappresentano il 17,4% della popolazione residente nel Decanato di Treviglio al 1° gennaio 2019, poco meno rispetto al 17,5% d’incidenza media in Provincia di Bergamo ma ben più del 16,5% medio della Regione, del 16,0% a livello nazionale e del 15,9% del Decanato di Bresso. Al contrario gli ultra65enni risultano sì il 21,4% della popolazione del Decanato (e il 23,9% tra le femmine) – e sono quindi di più rispetto ai minorenni – ma seppure si collochino su un’incidenza superiore a quella media provinciale (21,0%) sono complessivamente al di sotto del dato medio regionale (21,5%), italiano (22,8%), e soprattutto (26,7%) della popolazione del Decanato di Bresso.

Di conseguenza nel Decanato di Treviglio l’indice di vecchiaia è sì elevato ma non raggiunge i 150 punti, indicando la presenza di meno di tre anziani over 65 ogni due giovani minori di 15 anni, mentre altrove in Regione così come nella CM supera mediamente i 165 punti e in Italia sfiora i 175, e nel Decanato di Bresso supera addirittura i 200 punti.

Similmente, l’indice di dipendenza degli anziani raggiunge “solamente” i 32,6 punti entro il Decanato di Treviglio, con la presenza di meno di un ultra65enne ogni tre persone in età attiva, praticamente quanto in Provincia di Bergamo (32,5 punti) ma molto meno che in Regione, nella CM e in Italia dove oscilla fra i 35,4 e i 35,7 punti (mentre entro il Decanato di Bresso arriva perfino a 44,5 punti).

È significativo notare che negli ultimi dieci anni sono aumentati contemporaneamente (anche se in modo diseguale) sia i giovani con meno di 15 anni – un aumento che vale la pena di evidenziare – sia (molto di più) gli over 65, a scapito delle classi d’età centrali ovvero della popolazione in età attiva, che sono rimaste stabili in valore assoluto ma si sono contratte in termini relativi.

Metà sposati, metà single

Nell’ultimo decennio inoltre si è registrato un deciso cambiamento in ordine alle scelte matrimoniali, che si va a intrecciare con le nuove dinamiche demografiche. Sono infatti molto diminuiti i coniugati (che erano maggioranza assoluta, pari al 51,1% del totale dei maschi, al 1° gennaio 2009 e sono diventanti il 48,0%) a vantaggio soprattutto dei celibi (45,2% vs 47,1%), quasi annullando il gap con i coniugati. Inoltre sono raddoppiati in termini relativi i divorziati (1,3% vs 2,6%) mentre è rimasta pressoché stabile la quota dei vedovi (2,4% vs 2,3%). Similmente tra le donne sono diminuite le coniugate le quali erano maggioranza assoluta al 1° gennaio 2009 (pari allora al 50,1% della totale delle femmine e oggi il 47,1%), mentre sono aumentate le nubili (36,6% vs 38,2%). Risulta invece in fortissimo aumento relativo quella di divorziate (è cui valore è quintuplicato, 0,7% vs 3,4%).

Pochi matrimoni

Secondo l’ultimo anno di cui c’è disponibilità di dati, inoltre, durante il 2017 sono stati celebrati 107 matrimoni nel Decanato di Treviglio: 78 a Treviglio, 19 a Fara Gera d’Adda, 8 a Pontirolo Nuovo, 2 a Castel Rozzone e nessuno a Canonica d’Adda. Nel loro complesso i 107 matrimoni del 2017 entro il Decanato di Treviglio indicano un tasso di nuzialità annuo del 2,1‰ se rapportato alla media della popolazione complessivamente residente durante tale anno. Altrove, in provincia di Bergamo, in generale in Lombardia e soprattutto in Italia ci si sposa molto di più: in provincia di Bergamo il tasso di nuzialità è del 2,8‰ (sempre riferito al 2017); in Regione vale 2,6‰; e in Italia il 3,2‰. Il dato del Decanato di Treviglio si conferma il più basso ma è solo leggermente inferiore a quelli del Decanato di Bresso e della CM (qui rettificati su base 2017), dove il tasso di nuzialità è in entrambi i casi pari al 2,2‰. Come già ricordato nel primo Dossier, rispetto alla situazione di cinque anni prima, d’altra parte, tutti i territori hanno visto diminuire il numero complessivo di matrimoni celebrati e crescere l’incidenza dei matrimoni civili. Quest’ultima, nel 2017 nel Decanato di Treviglio è stata pari al 57,9% cioè di quasi due punti superiore alla media della Provincia di Bergamo, ma sensibilmente inferiore al dato medio della Lombardia (62,1%), a quello del Decanato di Bresso (62,9%) ancor più della CM (69,4%), mentre resta molto lontano il valore medio del Paese (49,5%), che è molto più basso.

Regge la vocazione agricola

Dal punto di vista economico-produttivo, il Decanato di Treviglio è influenzato dalla sua collocazione geografica nella pianura meridionale bergamasca, tra i fiumi Adda e Serio, al crocevia di importanti direttrici stradali e ferroviarie.

Tale collocazione da un lato ha consentito di conservare nel tempo la sua vocazione agricola (pur se sfidata dai cambiamenti più recenti), dall’altro ha alimentato il fiorire di altre attività e specializzazioni, con lo sviluppo di zone ad alta densità di servizi alle imprese (in specie nella logistica) e alle persone (in specie servizi sanitari e scolastici), di zone caratterizzate dagli insediamenti industriali, e di zone residenziali accanto alle zone agricole, appunto. I settori economici prevalenti sono il commercio, l’edilizia, le attività manifatturiere e quelle immobiliari che, da sole, rappresentano il 60% delle attività produttive, ma significativo è, come detto, anche il comparto agricolo. Negli ultimi dieci anni il numero complessivo di imprese attive è incrementato del 14%; in mezzo a questo dinamismo si è però registrata una flessione nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura.

Ad alta velocità

Come afferma don Walter Magnoni, responsabile del Servizio per la Pastorale sociale e il lavoro della Diocesi di Milano, a partire dai dati e dalle informazioni raccolte sul territorio appare chiaro che alcune opere viarie di recente costruzione hanno favorito i collegamenti ma hanno anche avuto un forte impatto sul territorio. In particolare la realizzazione dell’autostrada BRE.BE. MI., della linea Alta Velocità e delle varie opere complementari hanno portato a una sottrazione di fertile terreno agricolo importante specie nel Comune di Treviglio. A questa situazione si somma anche la sottrazione di terreno per la realizzazione di grandi poli logistici che si stanno moltiplicando stimolati dalla presenza della infrastruttura autostradale.

Un’altra opera che impatterà notevolmente sul territorio, prevista oramai da anni, è la I.P.B. (Interconnessione con la Pedemontana e la BRE.BE.MI) che attraverserà numerosi Comuni. Ciò nonostante, «la vocazione agricola del territorio è sostenuta in particolare dal comparto cerealicolo-zootecnico, sia da latte sia da carne, con alcuni produttori orticoli che coltivano sia in tunnel e in pieno campo. Alcune di queste aziende hanno colto le opportunità dettate dalla legge di orientamento DLGS n° 228 del 2001 voluta da Coldiretti, di intraprendere attività di connessione con l’azienda agricola tradizionale, nella fattispecie: agriturismo, trasformazione dei prodotti aziendali e vendita diretta. Troviamo poi delle eccellenze di aziende agricole che dal settore tradizionale dell’allevamento bovino/suino, hanno saputo innovare nel settore delle agro-energie (impianti di Biogas e fotovoltaici)».

Quasi il 90% a scuola segue religione

Il Comune di Treviglio rappresenta un polo attrattivo per i Comuni limitrofi in specie per lo sviluppo qualitativo e quantitativo dei servizi sanitari e scolastici. Sul fronte scolastico, come spiega don Fabio Landi, responsabile del Servizio di Pastorale scolastica della Diocesi, «il Decanato, pur essendo piccolo, ospita sul proprio territorio scuole di ogni ordine e grado, statali e paritarie, cattoliche, di ispirazione cristiana, laiche».

Un terreno variegato e fertile nel quale in questi anni «la Pastorale scolastica, in stretta collaborazione con l’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della religione cattolica, è stata capace di far incontrare realtà diverse facendosi “facilitatore” di conoscenza, condivisione e collante nelle diverse iniziative, apportando contributi significativi all’ampliamento dell’offerta formativa delle stesse istituzioni scolastiche».

Si è agito in tre direzioni: 1) curando il coordinamento tra gli insegnanti di religione (il numero degli alunni che si avvalgono dell’Irc è molto alto, circa del 90%); 2) costituendo un tavolo di lavoro con i Dirigenti scolastici e rinnovando a scadenze fisse incontri con le istituzioni ecclesiali e con l’Ufficio scolastico provinciale; 3) potenziato il dialogo con gli organi collegiali delle diverse scuole e, quindi, indirettamente con le famiglie degli studenti.

Le risposte ai bisogni sociali

Benché un territorio in grande trasformazione come quello del Decanato di Treviglio non possa essere privo di criticità, nel complesso, dal punto di vista sociale, non appare presentare aree di particolare sofferenza. Soprattutto è un territorio proattivo nel cercare di dare risposta ai bisogni sociali. 

Nel corso del 2018, nei nove Centri di ascolto Caritas del Decanato di Treviglio sono state incontrate 1221 persone. I fenomeni di disagio sociale con i quali i volontari (66 in tutto) si sono più frequentemente dovuti confrontare sono relativi in primis all’impoverimento materiale delle famiglie, seguito dalla crescente precarietà del lavoro e dall’accentuarsi della solitudine di alcune categorie sociali. È interessante notare che i volontari impegnati in questi 9 Centri di ascolto sono mediamente più giovani rispetto a quelli di altri Decanati e, in quasi 4 casi su 10 sono ancora occupati (37,7%). Si tratta soprattutto di donne (75,4%) e più della metà dei volontari è in servizio da più di 5 anni (57,9%).

Il contributo del Fondo

In questo contesto, il Fondo famiglia-lavoro, con il progetto “Diamo Lavoro” è un punto di riferimento per promuovere l’affrancamento delle persone in situazione di disagio lavorativo ed economico. Come noto si tratta di uno strumento di politica attiva del lavoro gestito da Caritas ambrosiana attraverso il servizio Siloe e la Fondazione San Carlo. Il Fondo favorisce il ricollocamento nel mercato del lavoro di soggetti con particolari difficoltà economiche dovute al protrarsi della disoccupazione attraverso lo strumento del tirocinio. Nell’ultimo anno, nel Decanato di Treviglio i destinatari sono stati 42,  nelle fasce centrali d’età (35-54anni), per la maggior parte stranieri (61%) e uomini (61%), impegnati soprattutto come addetti della ristorazione-alimentazione (30%) e come addetti della produzione (28%).

 

 

Chi ha curato l’indagine

L’analisi di Treviglio è stata curata da Rosangela Lodigiani (Centro di ricerca WWELL, Università cattolica del Sacro Cuore), con Alessio Menonna (Fondazione Ismu) e gli uffici di Curia competenti (in particolare don Walter Magnoni, responsabile del Servizio per la Pastorale sociale e il lavoro), con la collaborazione dell’Osservatorio diocesano povertà e risorse di Caritas ambrosiana. I dati qui presentati sono una piccola sintesi di un Rapporto più ampio che sarà reso disponibile al termine delle Visite pastorali previste per l’anno 2019-2020.