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5 Giugno 2008

I rapporti politica e giustizia in questi 5 anni sono stati particolarmente difficili. Come valuta le iniziative del governo e della maggioranza su uno dei nervi scoperti della politica italiana da più di un decennio?
Nei primi anni del suo governo, Berlusconi ha dovuto difendersi dal giustizialismo di una sinistra giacobina che cercava la sua rivincita nelle aule di tribunale. Un modo inaccettabile di fare politica, che ha finito per delegittimare anche la magistratura. Dal canto suo, Berlusconi si è difeso nel modo peggiore, varando leggi ad personam e gettando discredito sui giudici. Adesso il clima sembra meno infuocato, ma lo scontro di poteri ha prodotto sfiducia nella coscienza della gente. Alla fine della battaglia quello che rimane è un Paese in cui la giustizia colpisce soprattutto i poveretti (o alcuni personaggi che osano troppo) e nel quale i magistrati non rispondono a nessuno dei loro errori. Mi sembra che ce ne sia abbastanza per chiedere una svolta radicale.

Il conflitto di interessi di fatto rimane irrisolto. Quanto ha pesato in questa legislatura e come dare soluzione a questo problema?
Ha pesato tantissimo, dal punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista culturale. Oggi l’Italia sembra un Paese fondato sui conflitti di interesse: nelle tv, nelle banche e perfino nel calcio. Berlusconi ha dato il cattivo esempio, ma in tantissimi lo hanno seguito. E il fatto che né il precedente governo di centrosinistra né quello di centrodestra abbiano saputo rimediare a questa sconcertante anomalia fa aumentare i dubbi sulla qualità complessiva della nostra classe politica.

Come valuta la legge Bossi-Fini? E’ stata efficace per governare il fenomeno dell’immigrazione?
L’immigrazione non si può governare con una legge, neppure con la migliore delle leggi possibili. Né può essere gestita da un Paese solo. Più volte, negli ultimi anni, l’Italia ha fatto appello all’Europa affinché si definisse una strategia comune, ma i burocrati di Bruxelles hanno sempre risposto picche. In questa situazione, l’operato del ministro Pisanu mi è sembrato eccellente, e lo stesso ministro ha riconosciuto che alcuni aspetti della Bossi-Fini vanno modificati per non favorire illegalità e clandestinità. Sul piano della regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, invece, mi sembra che la legge in questione abbia rappresentato un notevole passo in avanti. Sfruttare la manodopera straniera è oggi in Italia più difficile.

Sul fronte del centrosinistra la novità sono state le primarie. Una via nuova alla partecipazione o un rito formale?
Un clamoroso boomerang. Perché ha incoronato una leadership, quella di Prodi, che non è affatto riconosciuta come tale dai vertici dei maggiori partiti del centrosinistra, Ds e Margherita. Come direbbe ai suoi compagni il girotondino Nanni Moretti: continuiamo a farci del male. Secondo me, la vera novità del centrosinistra non sono le primarie, ma una classe dirigente riformista, finalmente seria, che però fatica ad imporsi. A prevalere sono ancora i Pecoraro Scanio e i no global dei “10-100-1000” Nassiriya, anche se osservo che lo stesso Bertinotti, piano piano, si sta avvicinando a una “cultura di governo”.

Quali sono le questioni centrali che dovrà affrontare lo schieramento vincente nella prossima legislatura?
Quella dei rapporti fra i mass media e la politica, fra i mass media e la magistratura e fra i mass media e l’industria. Mi piacerebbe vivere in un Paese in cui ci fosse più libertà di stampa e meno chiasso; in cui ognuno, giornalisti compresi, concorresse all’interesse generale, cercando di fare al meglio il proprio mestiere. Chiedo troppo a una categoria spesso pronta ad andare in soccorso del vincitore o del presunto vincitore? Possiamo anche noi abbandonare le curve del tifo e scendere in campo per giocare la nostra partita, determinante affinché una democrazia sia vera democrazia? Al prossimo governo chiedo, sul terreno che mi è proprio, la stampa, di spazzare via i conflitti di interesse: tutti, però.