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Giovedì santo

Scola: «La Lavanda dei piedi sia sorgente
di appassionato servizio»

Il cardinale Scola ha presieduto la Celebrazione vespertina della “Coena Domini” in Duomo. Prima dell’inizio della Messa, l’Arcivescovo ha compiuto il gesto della Lavanda dei piedi su dodici Catecumeni

di Annamaria BRACCINI

17 Aprile 2014

Nella Cattedrale in penombra il Cardinale compie il rito della Lavanda dei piedi su dodici Catecumeni che riceveranno il battesimo a Pasqua: otto adulti – due albanesi, un cileno, un serbo, un ucraino, tre milanesi – e quattro ragazzi, un colombiano, due milanesi, un cileno. Si apre il Triduo con la Messa vespertina in “Coena Domini” che ripercorre i momenti iniziali della Passione del Signore. Il rito della Luce, a indicare l’irrompere della luce della Grazia, il canto, il “Passio” di Matteo – nella strutturazione liturgica, peculiare del Rito ambrosiano – immergono in profondità nei tragici fatti e nei giorni santi di cui si fa memoria.
Il Cardinale, nella sua omelia, subito nota: «la pregnanza del racconto della pagina evangelica di Matteo impone i fatti come attuali e attraversa la storia».
Per entrare nel cuore del mistero pasquale «occorre contemplare i due aspetti del grande evento: Cristo che si consegna alla croce e che si consegna a noi come nutrimento, vero cibo e vera bevanda, sostegno della nostra vita cristiana».
È lui, il Signore, l’innocente per eccellenza che muore per tutti, che rimane fedele in osservanza all’obbedienza a Dio Padre anche nell’agonia, abbandonato e rinnegato. È l’esemplarità dell’amore gratuito, difficile, oggi, persino da comprendere: «La mancanza di gratuità, soprattutto nelle odierne società del Nord del pianeta, è l’esito di una cultura in cui molti uomini crescono orfani, senza legami di autentica generazione», scandisce l’Arcivescovo.
Da qui l’auspicio che diviene monito per una società più giusta e migliore. «Ricreare il tessuto sociale a partire dai legami costitutivi con Dio, con gli altri e con se stessi è la strada necessaria per l’edificazione del nuovo umanesimo di cui l’uomo del terzo millennio ha bisogno. La complessità e la frammentazione della nostra società non possono spegnere, anzi domandano a tutti noi questo impeto di costruzione comune, espressione connaturale della elementare esperienza umana». Quella che si esprime in un linguaggio senza confini, comprensibile da tutti, perché da tutti condivisa, anche nei suoi atti simbolici che richiamano umiltà e servizio.
«Il gesto della lavanda dei piedi, oggi compiuto sui Catecumeni provenienti da molte e diverse etnie e parti del mondo, in pallida memoria di quello di Gesù – aggiunge il Cardinale –, sia per noi sorgente di appassionato servizio ecclesiale e civile». Gesto da vivere nella consapevolezza del Figlio di Dio che, come amico, ci accoglie al suo stupendo banchetto, come cantano le voci bianche del Duomo, attorno all’Altare maggiore, in una delle più antiche e belle antifone ambrosiane.
E, a conclusione della Comunione, l’Eucaristia, in processione, viene portata all’altare laterale della Riposizione, dove resterà fino alla Veglia Pasquale.

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