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Milano

Scola: «In oratorio, giocavamo con una palla di pezza, ma capivamo che c’era qualcosa di solido che dura tutta la vita»

Presentata presso l’oratorio Sant’Andrea di Milano l’iniziativa “Cresciuto in oratorio” promossa da Odielle con il finanziamento di Regione Lombardia. Tra animazioni “sul campo”, testimonianze e ricordi – anche quelli del cardinale Scola – il racconto corale è stato quello della fondamentale importanza dell’oratorio, scuola di vita e di crescita

di Annamaria BRACCINI

31 Gennaio 2017

Cresciuto in oratorio? Si, grazie. Sono storie belle, piene di ricordi semplici e, insieme, fondamentali per la vita, quelli che presso l’oratorio Sant’Andrea, scorrono tra parole, immagini, brevi filmati e testimonianze. L’occasione è proprio la presentazione della nuova iniziativa “Cresciuto in oratorio” promossa da Odielle-Oratori Diocesi Lombarde e finanziato da Regione Lombardia. Ci sono volti notissimi come Giacomo Poretti, che legge un monologo imperdibile, o Davide Van De Sfroos che canta, chitarra in mano, dal vivo successi quali “La Ninna nanna del contrabbandiere” o, ancora calciatori “mondiali” come Beppe Bergomi. Presenta Ilaria d’Amico. Tra Poretti che racconta l’oratorio del suo paese e Bergomi che aggiunge: «Noi a Settala non avevamo tanto, ma in oratorio ho imparato i valori che contano e quelli che insegno oggi i miei figli»; da Van de Sfroos che spiega come, a lui, che in oratorio da piccolo non c’è andato, sia mancato il “senso dell’appartenenza”», ancora a Poretti che sottolinea come forse «oggi andare in oratorio vada rivalutato, perché nulla fa crescere tanto bene», è un mondo intero che si apre. Senza dimenticare i testimonials sconosciuti, la gente comune: una mamma, un’impiegata, un agricoltore della Bassa, due nonni 2.0. 

Il ricordo dell’Arcivescovo  

Non manca il cardinale Scola che narra come «nel 1946, primissimo dopoguerra, i nostri genitori erano sempre preoccupati, ma l’oratorio era sentito come il luogo della bellezza e dell’amicizia: Anche noi, pur da piccolini, sentivamo che vi era qualcosa di solido che sarebbe durato nel tempo. Avevamo solo una palla di pezza, ma bastava. Il principio dell’allenatore è che vi fosse la squadra di 5 ragazzini e gli altri 120 facessero riserva. A me dispiaceva, così promisi di passare i compiti ogni giorno al più grande e grosso di noi che era sempre in squadra e riuscii ad entrare. L’oratorio, attraverso il catechismo, il teatro, il gioco, le gite  ti insegna a riflettere sulla vita. In parrocchia, con le 20 righe di Dostoevskij o Svevo, che mi leggeva il mio “don”, ho imparato a pensare. Anche il calcio era un modo di stare dentro la vita, è una bellezza vedere il calcio, speriamo che torni a essere come era. Con le esperienze che si fanno si impara, ma per imparare bisogna aver nel cuore un moto che, per noi, era Gesù, con la forza del “noi” che generava. Questa è la forza straordinaria che ha ancora l’oratorio, specie nel modo frammentato di oggi che non permette che cresca il  volto pieno della persona. Quindi, facciamo conoscere l’oratorio». 

E così si scopre che ognuno ha fatto la stessa esperienza, tutte diverse, certo, eppure tutte simili. Con quella logica che evidenzia monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e delegato della Conferenza Episcopale Lombarda per la Pastorale Giovanile e gli Oratori.  «Il punto di vista – spiega – che ritiene che la fede cristiana sia la realtà vera che nasce dai rapporti, porta la Comunità Cristiana a fare gli oratori. Vogliamo far crescere, permettendo ai ragazzi di comprendere la vita, che si radica nel mistero dell’uomo e che si esprime nella vicinanza e nella gratuità. In oratorio c’è posto per tutti perché questa esperienza nasce dal buon senso della vita che è l’amore che Cristo ci ha donato». 
E se gli oratori in Lombardia sono 2.307 e accolgono 474.000 ragazzi – ricorda don Samuele Marelli, coordinatore Odielle e Direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi – “numeri”,  pur tanto imponenti,  rischiano di non  dare  giusta importanza a un  fenomeno vitale iniziato in terra lombarda ai tempi di san Carlo Borromeo. Da un passato glorioso a oggi, arrivano, allora, con “Cresciuto in oratorio” anche le iniziative modernissime, proprio per raccontare il proprio oratorio o quello che si è scoperto di sé frequentandolo.  

Davide Van De Sfroos chiede, entro il 16 aprile, di mandargli una demo tramite il sito www.cresciutoinoratorio.it: le 3 migliori suoneranno all’apertura del suo concerto a San Siro del 9 giugno prossimo. Giacomo Poretti invita i ragazzi a realizzare brevi video raccontando perché il loro oratorio sia speciale. I migliori saranno montati da Poretti stesso, in un “Racconto dei racconti” proiettato a Venezia nei giorni della 74° Mostra del Cinema. Piero Fachin, caporedattore del “Il Giorno-QN” dice di inviare al giornale testi e foto all’indirizzo oratori@ilgiorno.net. Alcuni verranno pubblicati. 
Anche Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, evidenzia il valore oratoriano:  «Gli oratori sono fondamentali, anche se le risorse diminuiscono, mettiamo a disposizione quello che abbiamo. Il mondo è complicato, ma grazie agli oratori e alle parrocchie ci sono esperienze straordinarie. Grazie per quello che fate».