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Busto Arsizio

Scola: «Il cristiano è colui che,
ogni giorno, dà del “tu” a Gesù»

Il cardinale Scola, a Busto Arsizio, ha presieduto la liturgia di Dedicazione della chiesa di Santa Croce e del nuovo altare. Tanti i fedeli presenti per questo momento "forte" della parrocchia nata nel 1991 e in cui ambone e battistero sono stati da poco ultimati

di Annamaria BRACCINI

10 Settembre 2016

«Una perla preziosa nella settimana della Festa patronale». Così il cardinale Scola definisce la Liturgia della dedicazione della chiesa di Santa Croce in Busto Arsizio e dell’altare, da lui presieduta davanti alla comunità riunita. Dai più anziani ai ragazzi, dai sacerdoti del territorio – concelebra anche il prevosto di Busto e decano, monsignor Severino Pagani – alle autorità civili con il sindaco Antonelli e la nuova giunta comunale al completo, che l’Arcivescovo incontra brevemente al suo arrivo, non manca nessuno. «Questa nostra piccola parrocchia vive oggi un’esperienza di grande fede, lodare con una vita buona e felice il Signore. Questo è il nostro intendimento», dice, nel suo saluto di benvenuto, il parroco, don Emilio Sorte di questa chiesa, divenuta parrocchia nel 1991 (prima era un sacrario dedicato a combattenti e caduti) e attualmente riunita, con Sant’Edoardo, in Unità pastorale. 

Di gioia e di gratitudine parla il Cardinale che subito richiama la prima Lettura tratta dal profeta Neemia. «Sono tante le analogie tra ciò che fu scritto 2500 anni fa e il gesto che stiamo per compiere in questo Vespero, anzitutto per il popolo riunito, come siete voi qui oggi che avete lasciato le vostre case per manifestare la fede e l’amore a Gesù». 
Questo, osserva l’Arcivescovo, significa che come «prima cosa ci è chiesta una partecipazione diversa ai gesti liturgici con cui Cristo si documenta come via alla verità e alla vita. Tutti capiamo quanto tali parole siano decisive in un tempo come il nostro che è un cambiamento radicale di epoca, come ha detto papa Francesco al Convegno di Firenze». 
Dalla seconda lettura paolina, la possibilità di fare un passo in più: «conducendoci a dire che non veniamo nel tempio come ospiti, ma come concittadini dei santi e familiari di Dio. La vostra chiesa dedicata alla Santa Croce, non è solo un edificio, ma è un aiuto a stabilire un rapporto con i Santi, ad avere come pietra d’angolo Gesù Cristo stesso, in modo tale che la comunità che è fatta dalle pietre vive che voi siete, sia abitazione di Dio per mezzo dello Spirito. Così la nostra vita trova una svolta», sottolinea Scola. 
Da qui la domanda: «che peso ha Gesù nella vita quotidiana? Fai un segno di croce al mattino? Poni la croce come segno di ogni giornata?».
E, infine, le parole del Vangelo di Luca, lasciate come «accompagnamento e memoria di questa splendida giornata», laddove il Signore dice, “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. 
«Egli parla del suo corpo, il tempio vivo e vero, che dà vita. È Gesù stesso, verità vivente e personale, che viene tutti i giorni al nostro incontro. L’augurio è di non perdere mai di vista il rapporto stretto tra questa chiesa, la sua comunità vitale e Gesù stesso. Il cristiano è colui che può dare del “tu” a Gesù. Questa appartenenza a Cristo è una condizione, in ogni circostanza, per vivere vita buona».    
Poi,le Litanie dei Santi, la preghiera di Dedicazione, l’Unzione dell’altare e delle pareti della chiesa, l’Incensazione, la copertura dell’altare e il tempio che si riempie di luce. 
Ormai, sul sagrato e nelle festa all’aperto animata dai volontari della parrocchia, scende la sera, quando l’Arcivescovo, a suggello della Celebrazione e della sua presenza, ricorda la necessità di vivere e impegnarsi per l’Unità pastorale già esistente e anche in vista della Comunità pastorale, «superando conflitti e vivendo nella fede».
Il pensiero va anche ai bambini «uno dei punti fragili della nostra società», ai giovani «perché imparino cosa è l’amore e comprendano la propria vocazione» e all’impegno civile «nel rispetto della pluralità, perchè il necessario vivere insieme domanda un raccontarsi e lasciarsi raccontare».

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