Sirio 26-29 marzo 2024
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Porto Ceresio

Scola: «Deponiamo ai piedi di Maria
gli affanni nostri e del mondo intero»

L'Arcivescovo ha guidato la Processione Mariana che da trentotto anni a Porto Ceresio è segno amatissimo della devozione della Zona: «un segno bello della fede profonda nelle nostre terre lombarde», ha detto

di Annamaria BRACCINI

13 Settembre 2014

«Cerchiamo di offrire questo gesto bello pregando per tutti i fratelli che sono nel martirio a causa della loro fede, che hanno perso la casa, per coloro che soffrono e per gli affanni che ciascuno ha nel cuore». Il cardinale Scola è a Porto Ceresio – «ultima chiesa italiana prima del confine Svizzero da questa parte del lago» –, dice uno degli oltre dieci sacerdoti del Decanato appunto Valceresio, che accompagnano la Processione Mariana, qui sentitissima, che da trentotto anni, segna la devozione di queste terre nella Festa del Nome di Maria. L’Arcivescovo arriva a sera tra le case pavesate di fiori: lo accolgono il parroco don Daniele Lodi, il Decano, una decina di sindaci del territorio coperto dal Decanato, il prefetto di Varese, Giorgio Zanzi e il rappresentante del Questore, il presidente della Comunità Montana, tutta la giunta comunale di Porto Ceresio, con il sindaco Giorgio Ciancetti e le autorità militari, proprio a indicare – noterà in conclusione il Cardinale – il convenire «di tutto un popolo riunito in una festa della fratellanza variegata in vista del bene comune».
E si reca subito, l’Arcivescovo, come tradizione, sull’imbarcadero centrale per benedire le oltre venti piccole imbarcazioni, tra cui, quella che porta dal Santuario di Maria Ausiliatrice in Selvapiana, sull’altra sponda del lago di Lugano, la statua della Madonna. Molti i natanti che battono bandiera svizzera.
Dalla località “Fiammetta” prende avvio la Processione con tanta gente di tutte le età che porta le fiammelle “aux flambeaux”, prega, si inginocchia al passaggio della Vergine. Tra i monti verdi e l’acqua ormai scura per la notte che è scesa, il paesaggio è incantevole, con angoli ottocenteschi, ma il pensiero è per l’evidente mutazione della società che ha raggiunto anche queste zone tranquille.
Sono, infatti, cinque le brevi soste che, davanti ad altrettante piccole immagini mariane, vengono accompagnate dal canto e dalla preghiera di diverse etnie. Nella prima, alcuni musulmani – nella cui religione si coltiva il culto della Madre del Signore – rivolgono un saluto affettuoso all’Arcivescovo, davanti a un manifesto che riporta le parole composte da Muhyi al-Din Ibn ’Arabi, mistico duecentesco, in onore di Maria.
Poi è la volta della chiesa cattolica di Santo Domingo che, in spagnolo, recita la sua invocazione, alla quale seguono, in francese, quella dei fedeli originari della Costa d’Avorio; in russo, quella della Chiesa ortodossa di Paese, e in lingua rumena, degli ortodossi di Romania.
Si arriva, a bordo del lago, nel centro di Porto Ceresio, alzando lo sguardo si può notare la vista suggestiva della statua della Madonna posta su un palco che pare avere come sfondo naturale la luce calda della parrocchia soprastante di Sant’Ambrogio, riunita in Unità Pastorale con la vicina San Martino a Besano.
«Grazie della bella serata che mi aver regalato», dice il Cardinale aprendo l’omelia dopo la lettura del Vangelo del giorno: il Magnificat «che “di generazione in generazione” ci ricorda la bellezza e la bontà della Vergine, benedetta da Dio per la disponibilità ad accettare nel suo grembo il nostro Salvatore».
E se, «dopo duemila anni siamo ancora qui perché la sua fede ha sfidato la storia», anche noi – scandisce l’Arcivescovo nel silenzio –, «non possiamo non chiederci quale sia il simbolo della nostra vita: il “perché” o meglio “per chi” viviamo».
«Questa vostra festa, sotto il manto misericordioso di Maria, è la risposta a questo perché», ma soprattutto al “per Chi”, quel Signore che ci soccorre nei momenti difficili, come l’attuale, a livello personale – per le tante complessità di oggi –, sul piano sociale e internazionale. «Anche la presenza di diverse etnie nella Valle, di cui abbiamo ascoltato la preghiera, dimostra che dobbiamo imparare a vivere insieme, a convivere. Da europei dobbiamo iniziare a vivere nel quotidiano condividendo le ferite degli altri, i dolori e le gioie, accompagnando i nostri giovani. È per tutto ciò che siamo qui riuniti intorno a Maria».
I molti secondi di silenzio che il Cardinale chiede «per offrirLe, dal profondo, quanto è nel nostro cuore di buono e meno buono, e perché la Vergine ci aiuti a giudicare la realtà in questo mondo spesso confuso, facendo spazio alla centralità del. Signore e deponendo ai suoi piedi tutto questo», è il sigillo di fede della Processione, che si conclude con la preghiera di San Bernardo ispirata proprio dal Nome di Maria e con la benedizione della Trinità. Infine, ancora la festa – parlano il Parroco, il Prefetto e il Sindaco e si premia il maresciallo della locale Stazione dei Carabinieri, Salvatore Sambataro, che da venticinque anni opera nella Zona.
Tra devozione «che tanto ancora segna la nostra terra lombarda» e «amicizia civica condivisae concreta», il Cardinale, visibilmente felice, esclama: “Vorrei abbracciarvi a uno a uno: lo faccio idealmente con la preghiera. Continuate così, godendo questo pezzo di paradiso terrestre che il Signore vi ha regalato».

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