Share

10 maggio

Scola a San Giuseppe della Pace,
memoria del passato e sguardo al futuro

La visita dell’Arcivescovo nel 50° della parrocchia, nel 40° del movimento “Fede e Luce” e in occasione dell’arrivo della Madonna Pellegrina di Fatima. Il parroco don Vittorio De Paoli presenta l’evento

di Cristina CONTI

8 Maggio 2015

Domenica 10 maggio il cardinale Angelo Scola sarà in visita nella parrocchia di San Giuseppe della Pace (via Salvioni 10, Milano), dove alle 10.30 celebrerà la Messa. Abbiamo chiesto al parroco don Vittorio De Paoli di presentarci la sua comunità.

Quali sono i motivi di questa visita dell’Arcivescovo?
Innanzitutto il 50° anniversario della parrocchia fondata nel 1965 dal cardinale Giovanni Colombo. Festeggiamo anche il 40° anniversario del movimento “Fede e luce”, fondato da Jean Vanier: il primo gruppo è nato infatti in parrocchia 40 anni fa. E poi c’è l’arrivo della Madonna Pellegrina di Fatima (De Paoli è anche assistente spirituale nazionale dell’Apostolato mondiale di Fatima). Al 50° della parrocchia, in particolare, abbiamo dato il motto “Le radici e le ali”, per sottolineare l’importanza di fare memoria del passato, anche se breve, e allo stesso tempo esercitarci nella fiducia e nella speranza nel futuro, guardando avanti e riconciliando le attività pastorali e quelle spirituali della parrocchia. La visita dell’Arcivescovo è per noi motivo di gratitudine: siamo grati a Dio per il passato e a Lui vogliamo affidare anche il cammino futuro. Tanto più che negli ultimi anni siamo stati benedetti da alcune vocazioni nate nella nostra comunità: tre preti novelli, uno quest’anno, una suora Marcellina e una coppia di sposi che ha fatto un’esperienza da missionari Fidei donum in Messico.

Come vi siete preparati?
Abbiamo organizzato una mattinata di ritiro spirituale con monsignor Mario Delpini, Vicario generale della Diocesi di Milano, sul tema “Non di solo pane”, che ci ha aiutato a riflettere sul tema di Expo. In tre serate poi abbiamo affrontato altre tematiche, la “fede”, la “speranza” e la “carità”. Per la prima c’è stato un incontro con monsignor Paolo Martinelli, Vicario episcopale per la Vita consacrata maschile; per la seconda un momento di riflessione con la Comunità Cenacolo e per la terza con la Comunità Papa Giovanni XXIII. Dal 23 al 26 aprile con gli adulti e l’1, 2 e 3 maggio con i giovani, inoltre, abbiamo fatto un pellegrinaggio a Roma, pregando sulla tomba di Pietro e di Paolo.

Quale sarà il programma della giornata?
Alle 10.30 ci sarà la Messa con l’Arcivescovo; alle 15 la Messa e la benedizione degli ammalati, dove prevediamo molta gente; alle 16, in parrocchia, un concerto dell’orchestra Esagramma, formata da disabili.

Quali sono le caratteristiche della vostra comunità?
La nostra è una parrocchia molto viva, vivace, partecipata. Ci sono molti ragazzi e giovani famiglie. Anche il quartiere in cui ci troviamo è tranquillo e sereno.

Quali le attività principali?
Ci sono gli scout, le normali iniziative formative dell’oratorio per preadolescenti e adolescenti al martedì. Mentre per i giovani organizziamo una lectio divina sul Vangelo ogni giovedì sera. Per i ragazzi ci sono alcune attività di carattere caritativo, come per esempio le uscite con la Comunità Papa Giovanni XXIII per incontrare i senza fissa dimora. E poi c’è “Luci nella notte” al sabato sera, un’iniziativa dedicata all’evangelizzazione di strada, nella sera in cui i locali sono più pieni. Siamo inoltre molto amici della Comunità Il Cenacolo, che si occupa del recupero dei tossicodipendenti: qui da noi al sabato pomeriggio si ritrovano i genitori per fare il loro percorso. I giovani, dunque, sono molto sensibilizzati da queste attività. Nella nostra parrocchia, inoltre, c’è una cappellina dedicata all’adorazione eucaristica perpetua: questo permette di avvicinare fin da piccoli alla preghiera silenziosa.

La crisi economica si è sentita molto da voi?
Si è sentita soprattutto per il calo delle offerte e perché bussano alle porte della parrocchia più persone povere rispetto a prima. Qualche famiglia è stata colpita dalla crisi del lavoro, dalla disoccupazione. Non ci sono molti disagiati, comunque, la nostra infatti è una periferia centrale. Ma la crisi si sente…

Immigrati: a che punto siamo?
Ce ne sono pochi, soprattutto badanti che accudiscono gli anziani. Non ci sono, invece, grandi comunità di stranieri.