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31 gennaio

Sant’Eugenio, la periferia vicino al centro

Questa la caratteristica sociale della parrocchia dove il cardinale Scola si recherà in visita, presiedendo la celebrazione eucaristica vigiliare e incontrando i sacerdoti del Decanato Romana Vittoria. Il parroco don Alberto Marsiglio presenta la sua comunità

di Cristina CONTI

25 Gennaio 2015

Sabato 31 gennaio il cardinale Angelo Scola si recherà in visita pastorale alla parrocchia di Sant’Eugenio a Milano (via del Turchino 9). Alle 18 presiederà la celebrazione eucaristica vigiliare, poi incontrerà i sacerdoti del decanato Romana Vittoria. Abbiamo chiesto al parroco don Alberto Marsiglio quali sono le caratteristiche di questo territorio.

Come vi siete preparati a questo incontro?
La visita rientra nel normale giro pastorale che il Cardinale fa per incontrare le comunità della diocesi. Sono qui solo da un anno e la sua visita mi ha preso un po’ alla sprovvista. Abbiamo cercato di coinvolgere nella preparazione di questo momento soprattutto i bambini dell’iniziazione cristiana.

Quali sono le caratteristiche della vostra realtà?
La nostra comunità è molto piccola ed è fatta soprattutto di anziani. Per loro ci sono diverse attività, come i corsi di ginnastica ben strutturati con la Polisportiva, e anche l’iniziativa dei custodi sociali è molto sviluppata. Il nostro è un quartiere vicino al centro, ma con le caratteristiche di una periferia: è costituito per un terzo da case di proprietà, per un altro terzo da case popolari e per il rimanente dall’ortomercato. Stiamo facendo un grosso sforzo per la realtà giovanile, soprattutto per i ragazzi delle medie e gli adolescenti, perché frequentino la parrocchia e facciano gruppo. Organizziamo pellegrinaggi annuali a Venezia per la prima media, a Padova per la seconda e a Roma per la terza, e un itinerario formativo sulla figura di Davide che dura tre anni e prevede week-end fuori dalla parrocchia.

La crisi economica si è sentita molto?
Sì, ci sono molti disoccupati. Le competenze professionali qui sono soprattutto di ordine manuale, perciò le persone fanno fatica a riconvertirsi nel mondo del lavoro. La parrocchia tenta di inserire chi si trova in difficoltà nella lista delle famiglie assistite dai pacchi alimentari: ne distribuiamo a 250 nuclei familiari. La sproporzione tra la quantità di uomini e donne che hanno bisogno di aiuto e le forze della parrocchia è grande. Qualcuno è stato aiutato dal Fondo famiglia lavoro della Diocesi.

Immigrati: a che punto siamo?
Ci sono molti stranieri. Nelle scuole gli alunni sono per un terzo italiani, per un altro filippini o sudamericani e per il rimanente arabi. A un primo sguardo superficiale mi sembra che cinesi ed egiziani, qui da tempo, siano ben integrati. Filippini e sudamericani sono ancora alla prima generazione, iniziano a frequentare adesso e sono molto presenti nel gruppo di quinta elementare e di prima media: confidiamo che questo possa incrementare l’integrazione anche all’interno della comunità cristiana.

Ci sono attività particolari sul territorio?
La parrocchia ospita l’associazione “Città visibili”, che fa un grosso lavoro di doposcuola per i ragazzi italiani e stranieri. Il nostro Centro psico sociale, inoltre, è il più frequentato di Milano e perciò cerchiamo di fare iniziative insieme per affrontare il fenomeno.