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Coronavirus

«Qui in India la speranza non è morta»

Parla il cardinale Oswald Gracias che fa parte del C9 di Papa Francesco. La seconda ondata «come uno tsunami» e «ci siamo fatti cogliere impreparati» ma «vedo un lento miglioramento». «Tutte le fedi religiose stanno lavorando insieme a fianco della popolazione»

di M. Chiara BIAGIONI

27 Aprile 2021

La seconda ondata dell’epidemia da Coronavirus è stata per l’India un vero e proprio “tsunami” che «il governo non aveva né previsto né pianificato». «Una mancanza di pianificazione» che ha avuto come «conseguenze carenza di posti letti ospedalieri, farmaci antivirali, ossigeno e vaccini». Raggiunto telefonicamente, è il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana e Arcivescovo di Bombay, ad aggiornare sulla situazione dell’epidemia in India. Le cifre dei contagi e delle morti parlano di una grave crisi umanitaria. Si registrano ogni giorno oltre 300 mila nuovi contagi e oltre 2 mila decessi. Il bilancio totale ha superato i 17 milioni di contagi. Sono i numeri più alti dall’inizio della pandemia. Secondo gli esperti si tratta però di sottostime, che non includono i casi non confermati e molte morti attribuite a malattie preesistenti. «Tanti stanno morendo e morendo senza ossigeno», racconta il Cardinale che la prossima settimana si incontrerà via Zoom con papa Francesco per il “Consiglio dei cardinali”, il C9, di cui fa parte. «Mancano i collegamenti. Abbiamo ricevuto aiuti da Inghilterra, Germania, Stati Uniti, anche da Singapore e da Hong Kong. Speriamo che nel giro di pochi giorni, la crisi sia superata. Dobbiamo imparare dall’Europa e dagli altri Paesi che sono arrivati già alla terza ondata».

Eminenza, ci racconti com’è ora la situazione?
La seconda ondata ci ha colpiti come uno tsunami. Abbiamo visto il diffondersi veloce del virus. Un’ondata che purtroppo il governo non aveva né previsto né pianificato. In questo modo l’epidemia ha colto di sorpresa. Gli ospedali si sono riempiti velocemente e molte persone sono morte per mancanza di ossigeno. Ma posso dire che negli ultimi giorni vedo un lento miglioramento. La gestione del virus lentamente sta tornando sotto il controllo. Si sta finalmente lavorando insieme. L’ossigeno comincia ad arrivare e anche i vaccini stanno riprendendo. Non in tutto il Paese la situazione sta migliorando ma posso dire che qui a Mumbai sta andando meglio. A New Delhi, invece, mi dicono che la situazione è peggiore. Purtroppo, lo devo dire, stiamo subendo le conseguenze di una mancata pianificazione.

Lei ha lanciato un appello…
Sì, ho lanciato un appello per chiedere alle persone di seguire le regole del governo: indossare le mascherine, mantenere le distanze fisiche e igienizzare le mani, nonché aderire alle restrizioni e al coprifuoco imposti per spezzare la catena delle infezioni. Abbiamo anche lanciato per i cristiani una giornata di digiuno e preghiera che si celebrerà il 7 maggio per le vittime del Coronavirus, per la lotta contro l’epidemia e per il governo che sta lavorando per la sicurezza del nostro Paese. Non è questo il momento di fare politica ma di essere solidali.

Come è stato possibile morire per mancanza di ossigeno?
La mancanza di ossigeno è l’emergenza centrale di questa seconda ondata. Anche i nostri ospedali a Mumbai e New Delhi hanno avuto difficoltà. Il problema è stato soprattutto il trasporto di ossigeno tra una federazione e l’altra. Spero che nel giro di qualche giorno la situazione, anche da questo punto di vista, possa migliorare.

Vuole lanciare una richiesta di aiuto?
Non voglio lanciare una richiesta di aiuto ma di preghiera. Preghiera per la gente, preghiera per il governo, preghiera perché il nostro Paese possa il prima possibile superare questa crisi. Lo ripeto: questa seconda ondata era davvero prevedibile ma ci siamo fatti cogliere impreparati. Avevamo creduto che tutto fosse passato. Avevamo superato la prima ondata con tranquillità. E invece le cose invece sono precipitate.

Come sta reagendo la gente?
La gente non ha perso la speranza. La speranza qui non è morta. Tutte le fedi religiose stanno lavorando insieme a fianco della popolazione. Noi, come Chiesa cattolica, stiamo operando attraverso la Caritas e gli ospedali cattolici. La Caritas, soprattutto nella prima fase dell’epidemia, ha sostenuto le persone che si sono messe in fuga dalle città per paura di contrarre il virus. Le abbiamo ospitate nelle nostre scuole e nelle nostre case. Al governo invece abbiamo dato disponibilità da subito a collaborare per aiutare.