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26 aprile

Povertà del clero,
se ne parla nel Consiglio presbiterale

Nella sessione di lavoro a Seveso con l’Arcivescovo sarà presentata anche l’attività dell’Opera aiuto fraterno

21 Aprile 2016

Martedì 26 aprile, dalle 10 alle 17, presso il Centro pastorale ambrosiano (via S. Carlo, 2 – Seveso), è convocata la terza sessione del Consiglio presbiterale diocesano (XI mandato), sul tema della «povertà del clero». Dopo la recita dell’Ora media, i lavori si apriranno con la comunicazione dell’Arcivescovo. Seguirà la discussione, introdotta da don Roberto Davanzo, presidente dell’Istituto per il sostentamento del clero della Diocesi di Milano. Alle 12.30, l’Angelus e poi il pranzo. Nel pomeriggio, ripresa del dibattito con gli interventi dei Consiglieri e conclusione dell’Arcivescovo.

«La povertà dei preti è un tema certamente complesso: come si può armonizzare il mandare i discepoli da parte di Gesù senza tunica di ricambio, con l’uso di ingenti risorse necessarie per le strutture pastorali e anche per le iniziative assistenziali per i poveri – si legge nello strumento a cura della Commissione preparatoria del Consiglio presbiterale del 26 aprile -. Occorre concentrarsi sullo stile di vita personale del prete e sulle forme di condivisione con i confratelli, in riferimento voluto e affettuoso allo stile di vita di Gesù: la povertà è soprattutto vicinanza e imitazione reale e cordiale di Gesù povero, manifestata nelle azioni e nelle relazioni in orientamenti generali e in scelte personali specifiche».

Se la povertà dei preti ha le radici nel cuore di Gesù e le mani aperte ai fratelli, si pone il problema di come provvedere al proprio futuro. La Diocesi di Milano indica una via in quell’esercizio di fraternità che è l’Opera aiuto fraterno (Oaf). Il Consiglio presbiterale del 26 aprile sarà dunque anche l’occasione per presentare l’impegno dell’Oaf e le sfide che dovrà affrontare in futuro. Infatti, nei prossimi anni è prevista una costante crescita numerica del clero anziano in Diocesi a cui l’Oaf dovrà dedicarsi.

Dalla ricerca affidata nel 2010-2011 dalla Cel (Conferenza episcopale lombarda) all’Università Cattolica («La vecchiaia che vorrei») emerge un profilo di presbitero anziano desideroso di risiedere, per quanto possibile, in un contesto pastorale attivo, in relazione con presbiteri più giovani da cui continuare a raccogliere stimoli per il proprio ministero. A partire da queste considerazioni, l’Oaf si sta adoperando a favorire e sostenere presenze domestiche a supporto dei sacerdoti anziani finché le loro condizioni di salute lo consentono. Da qui l’avvio di una riflessione sull’eventualità che ogni Comunità pastorale si doti di un appartamento idoneo a ospitare uno o più presbiteri anziani. Il passaggio in Rsa (Residenze sanitarie assistite) avviene per le condizioni di completa non autosufficienza. A questo proposito, l’Oaf si sta attivando per ottenete l’apertura di piccoli reparti dedicati ai soli sacerdoti in Rsa sparse su tutto il territorio della Diocesi.

«Si deve riconoscere – sottolinea la Commissione preparatoria del Consiglio presbiterale – che il sistema di sostentamento del clero, la polizza, stipulata con la Cattolica Assicurazioni, insieme con le diverse forme di assistenza garantite dal Sistema sanitario nazionale e le attenzioni dell’Oaf… offrono la modalità più saggia di provvedere, da preti, al proprio futuro: la nostra sicurezza è piuttosto nelle relazioni di fraternità che nelle risorse accumulate». Per questo che martedì 26 a Seveso sarà affontata anche la questione della destinazione dei beni dei preti con un accenno all’adempimento del testamento.

Dalla condivisione dei beni personali alla responsabilità sui beni della Chiesa, nella prospettiva della «riforma del clero», il Consiglio presbiterale rifletterà, infine, sugli esercizi concreti di povertà da suggerire all’Arcivescovo e quindi ai presbiteri ambrosiani.