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Parla suor Lina Calvi, la religiosa miracolata da monsignor Biraghi «SONO EMOZIONATA E FELICE»

5 Giugno 2008

Entrata tra le Marcelline all’età di 19 anni, nel 1993 si è ammalata di tumore, poi è subentrata un’ischemia al midollo spinale. Nonostante la paralisi e la prognosi dei medici, suor Lucia pregava il suo fondatore. Il prete ambrosiano ha esaudito le sue richieste e l’ha guarita.

di Luisa Bove

È «emozionata e felice» suor Lina Calvi, seduta in seconda fila, ha partecipato con trepidazione alla celebrazione che ha proclamato beato il “suo” fondatore. «Non avrei l’avrei mai immaginato e invece il Signore me l’ha concesso», dice la religiosa. Si sente «un pochino» responsabile della beatificazione di monsignor Luigi Biraghi, in qualche modo è anche “merito” suo se la Chiesa oggi lo indica come modello di santità da imitare.

Originaria di Lodi Vecchio suor Lina è entrata tra le Marcelline a 19 anni, nonostante il padre non approvasse. «Io sono sempre stata contenta della mia scelta», ammette la religiosa, «poi anche mio papà, quando mi ha visto serena e tranquilla ha cambiato idea».

Aveva 56 anni quando ha iniziato a soffrire di dolori a una gamba. «All’inizio i medici non capivano cosa avessi e scambiavano il tumore per artrosi. Poi la risonanza magnetica ha rilevato quello che avevo e mi hanno operato». Era il 17 novembre 1993. La madre superiora e le consorelle «mi sono state molto vicine, anche nei momenti tristi».

Al momento sembrava tutto risolto, ma poi è subentrata un’ischemia al midollo spinale che l’avrebbe paralizzata nella parte inferiore del corpo. Nessuno mi dava più la speranza di guarire», racconta suor Lina. «Non sentivo più niente. I medici mi facevano tante prove, mi punzecchiavano, mi stimolavano». Ma nulla, la malata non reagiva. Nel frattempo era stata trasferita alla casa di cura delle Marcelline a Cernusco.

«Il 7 gennaio 1994 alle cinque e mezza di sera continuavano a dirmi che non c’era più niente da fare. Ma io pregavo ugualmente il mio fondatore». Suor Lina infatti non voleva essere di peso alla sua comunità e desiderava tornare alle attività di sempre.

«Il giorno dopo ho iniziato a stare bene» racconta. All’inizio i medici non ci credevano, pensavano che la sua fosse una guarigione momentanea. «Poi hanno constato che non era così. Anche i dottori dell’ospedale Besta che mi avevano curato si sono meravigliati quando hanno visto che stavo bene».

«Per le gambe, che non muovevo più da tanto tempo, ho avuto un buon fisioterapista che mi ha aiutato». Piano piano è tornata a camminare. La sua vita da quel momento è cambiata. «Io sono sempre stata serena», dice la Marcellina, «ma da allora lo sono ancora di più».