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Vaticano

Papa Francesco ricorda i detenuti di Opera

Durante l’Angelus in piazza San Pietro il Pontefice ha ringraziato i tre carcerati che hanno realizzato le ostie consacrate durante la messa del Giubileo dei Migranti. Un progetto della Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti”

18 Gennaio 2016
I detenuti impegnati nella produzione delle ostie

«In questa Messa, io vorrei ringraziare – e anche voi ringraziate con me – i detenuti del carcere di Opera, per il dono delle ostie confezionate da loro stessi e che saranno utilizzate in questa celebrazione. Li salutiamo con un applauso da qui, tutti insieme». Sono le commosse parole pronunciate durante l’Angelus di ieri, in piazza San Pietro a Roma, da papa Francesco, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che, nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia, è stata celebrata anche come Giubileo dei Migranti.

Sono stati circa seimila, oggi, i migranti che hanno celebrato il “loro” Giubileo, organizzato dalla Fondazione Migrantes e dagli uffici diocesani Migrantes del Lazio. Durante la messa celebrata dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli itineranti, sono state consacrate le ostie preparate dai detenuti del carcere di massima sicurezza di Opera. Grazie al direttore dell’Istituto penitenziario milanese Giacinto Siciliano, che ha messo a disposizione un laboratorio attrezzato, e alla fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti”, Ciro, Giuseppe e Cristiano, tutti e tre in carcere per omicidio, lavorano per realizzare le particole che poi vengono consegnate alle diverse parrocchie, in Italia e all’estero, che ne fanno richiesta.

«In passato ci siamo macchiati della più atroce violazione dei dieci comandamenti di Dio, cioè di omicidio – raccontano i tre detenuti -. Oggi, però, possiamo far arrivare il frutto della nostra volontà di redenzione ai cuori delle persone, soprattutto di quelle la cui sofferenza è dovuta ai crimini da noi stessi commessi». Aggiunge Arnoldo Mosca Mondadori, fondatore della “Casa dello Spirito e delle Arti”: «Le ostie, che nascono da mani che hanno ucciso e che sono state consacrate in San Pietro, testimoniano che il bisogno di essere salvato dall’amore di Cristo è per ogni uomo e non soltanto per chi sta scontando una pena in carcere e che, spesso, ha già ritrovato una profonda consapevolezza degli errori commessi».

E per dare un senso più profondo a questa giornata, è giunta a San Pietro anche la Croce di Lampedusa – altro progetto della Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti Onlus” – realizzata con le assi di legno provenienti dai barconi su cui hanno viaggiato i migranti, benedetta da papa Francesco il 9 aprile 2014 e da quel giorno in viaggio attraverso l’Italia, grazie a una “staffetta spirituale”, guidata da volontari, che unisce parrocchie, monasteri, carceri e ospedali.

Sempre il 17 gennaio, l’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, ha aperto la Porta Santa del santuario della Madonna di Porto Salvo e poi quella della porta d’Europa, entrambe a Lampedusa, quest’ultima dell’artista Mimmo Paladino, un progetto promosso da Arnoldo Mosca Mondadori e “Amani onlus Ong” nel 2008 per ricordare tutti i migranti morti e dispersi in mare.