Share

Milano

Nello stile pastorale di don Gaffuri una guida per le sale della comunità di oggi

Il ricordo del “prete del cinema” a sessant’anni dalla sua scomparsa punto di partenza del convegno promosso dall’Acec Milano e svoltosi in Cattolica alla presenza dell’Arcivescovo

di Gabriele Lingiardi

23 Dicembre 2018

Un ricordo commosso di don Giuseppe Gaffuri e un incoraggiamento a osservare e studiare i nuovi media come uno strumento di crescita e non solo come una minaccia. È quanto emerso da «Educare attraverso il cinema – La pedagogia dello spettacolo secondo il pensiero di con Giuseppe Gaffuri, il “prete del cinema”», convegno svoltosi questa mattina presso l’Università Cattolica di Milano alla presenza dell’Arcivescovo, che ha portato i suoi saluti ai presenti e ai molti volontari delle sale di comunità.

Un incontro fortemente voluto da don Gianluca Bernardini, presidente dell’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di Milano e responsabile del Servizio per il Coordinamento dei Centri culturali cattolici della Diocesi, che si è detto estremamente soddisfatto per «l’ampia e attiva partecipazione del pubblico e la profondità dei contenuti emersi».

L’evento ha costituito un importante momento di riflessione sulle possibilità pastorali che vengono offerte oggi dai nuovi media. La Generazione Z – quella dei nati dopo i cosiddetti millennials in un’epoca iperconnessa e ipermediata, in cui la presenza di internet è pressoché ubiqua e costringe a un quotidiano confronto con i media – è la principale destinataria di questi studi. Come ribaltare l’apparente minaccia educativa costituita dai costanti stimoli esterni ricevuti dai giovani? La risposta emersa dal convegno è nel modello proposto da don Gaffuri, “il prete del cinema”.

Il sacerdote, scomparso sessant’anni fa nel 1958, fu uno dei pionieri del cinema di comunità, proponendo studi sui media e utilizzando il film come strumento per evangelizzare e formare l’Italia del dopoguerra. Uno stile e una scelta educativa che può servire da stella polare ai molti animatori delle sale cinematografiche che, sempre più spesso, sono chiamati a ricoprire il ruolo di educatori. Una cosa è certa: la sala può ancora essere uno strumento per la comunità, in cui intrecciare relazioni positive, creare vissuti comuni e trovare chiavi di lettura della realtà.

La mattinata ha visto gli interventi di Paolo Alfieri, Pier Cesare Rivoltella, Mariagrazia Fanchi e Alberto Bourlot, docenti dell’Università Cattolica. Tra i presenti alcuni ex collaboratori di Gaffuri, commossi dalla proiezione del documentario Don Gaffuri, il prete del cinema, diretto da Simone Pizzi, che ha raccolto numerose testimonianze sull’opera del sacerdote, aiutando a ricordare un uomo che ha lasciato un segno indelebile in quanti hanno incrociato il suo cammino e il cui lavoro ha segnato profondamente la città e la Chiesa di Milano.

Una speciale vocazione

Lo spirito di Don Gaffuri viene ricordato così da don Gianluca Bernardini: «Celebrare una memoria non è tanto volgere uno sguardo nostalgico al passato, piuttosto un rendere grazie con gli occhi rivolti al futuro per proseguire un cammino ricco di grazie, tracciato nella storia da una grande passione. La stessa di don Gaffuri, vissuta come una vera missione. Oserei dire una “vocazione sacerdotale” spesa per il cinema come arte capace di formare ed elevare le coscienze. Con tutto lo stile e lo slancio evangelico dentro territori dell’umano del tutto inediti e particolari, ma non per questo meno fecondi, che egli sapeva percorrere con grande sapienza e maestria».

Leggi anche