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«Resistere, convincere, educare». Tre verbi per le Banche di Credito Cooperativo

L’Arcivescovo ha aperto il Convegno di Studi 2020 organizzato dalla Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo, che si svolge on line. Una Due giorni, dal titolo “Aut Out”, a più qualificate voci, per affrontare le questioni aperte della mutualità e della “biodiversità bancaria”

di Annamaria Braccini

27 Novembre 2020

Una Due giorni, intensa di lavoro e riflessione, per approfondire l’approccio al welfare della cooperazione di credito mutualistica e l’importanza della tutela della proporzionalità e della “bio-diversità bancaria” di fronte al graduale irrigidimento del quadro normativo e regolamentare bancario, nazionale e comunitario. in modalità online, il Convegno di Studi 2020 organizzato dalla Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo, è questo secondo i temi chiave dell’assise intitolata “Aut Out”, con un gioco di parole per indicare, attraverso i termini, rispettivamente in latino e in inglese, “O Fuori”. Molti e di alto prestigio i contributi al Convegno, aperto dall’Arcivescovo: rappresentanti della politica ed economisti, sociologi, esperti del mondo bancario. E, nell’occasione vengono, inoltre, presentati gli avanzamenti del nuovo “Progetto Mutue” a cui hanno già aderito 17 delle 29 Bcc lombarde, che prevede servizi dedicati a clienti, soci e dipendenti delle banche a supporto di famiglia, tempo libero, salute e cultura.

«Riteniamo quanto mai opportuno interrogarci, attraverso la formulazione di nuovi paradigmi per esplorare nuove opportunità nel contesto della pandemia,. sul ruolo di Istituti a servizio delle comunità; su un sistema di economia territoriale e sulla necessità di riannodare un tessuto sociale che appare molto sfilacciato», spiega il presidente della Federazione Lombarda delle Bcc, citando papa Francesco e la sua nuova economia e il bisogno «di non sprecare questa crisi».

L’intervento dell’Arcivescovo

Tre le urgenze che l’Arcivescovo mette in evidenza. «La prima è il fallimento dell’individualismo che porta l’umanità alla rovina e alimenta in ciascuno, quando soprattutto ci sono i problemi, la paura. se ne deduce quello che abbiamo spesso ripetuto, che non si può sperare se non insieme».

Un secondo capitolo parla della differenza tra quantità e qualità «sia in ambito economico che organizzativo e burocratico. A me sembra che la quantità, che è uno degli obiettivi della produzione – produrre sempre di più, avere sempre di più – si riveli un ingombro che appesantisce la vita, il pensiero, il cammino. Occorre incrementare la quantità, ma migliorando la qualità. Un terzo e ultimo capitolo è che il pianeta si è rivelato incapace di reggere la globalizzazione quando la globalizzazione fa diventare tutta la terra un gran mercato di merci e di informazioni. Credo che questo concetto di globalizzazione debba essere convertito in un’aspirazione alla fraternità. Gli uomini e le donne non sono fatti per abitare in un villaggio globale, ma per essere dentro una fraternità universale, dove le cose più importanti non sono le merci che si scambiano, ma i rapporti che si costruiscono. I tre capitoli sono: la solidarietà, non si può sognare se non insieme; la qualità, come bene da perseguire; la fraternità universale, come condizione perché il Pianeta sopravviva».

Il richiamo, parlando di finanza – come fa l’intervistatrice del vescovo Mario, Claudia Benedetti, responsabile dello Sviluppo Mutualità Federcasse – è all’immagine dell’acqua, « per dire che, come l’acqua è necessaria per la vita, così è necessario anche il denaro; è necessaria quell’arte di gestire il denaro che è la finanza. Come l’acqua, se è ben incanalata, se sta dentro gli argini, produce benefici per tutti, così il denaro, se è gestito secondo le regole, secondo le procedure corrette, fa del bene a tutti. E come l’acqua, se esce dagli argini o se piove in una maniera troppo torrenziale, o se abbatte le dighe, crea dei disastri tremendi».

«Vedo queste operazioni di assorbimento, di banche che assorbono altre banche, e so di questa normativa che impone alle Banche di Credito Cooperativo di orientarsi verso il sistema delle società per azioni oppure di collegarsi in istituzioni più ampie. Mi sembra d’aver capito che le Bcc hanno chiesto una revisione della normativa proprio perché vogliono contrastare questa omologazione.

Ho formulato questi tre verbi per dire che chi assume responsabilità in questo campo deve resistere, cioè resistere perché deve contrastare quella pressione per l’omologazione e quella attrattiva di piegarsi ai potenti. Deve resistere alla tentazione di liberarsi dal fastidio di considerare le persone e le aziende per come sono, magari favorendo scorciatoie per favorire solo chi può essere più promettente come cliente. Deve resistere allo scoraggiamento per le complicazioni della burocrazia. Deve resistere, nella persuasione che sta facendo la cosa giusta, che si è coerenti con la propria missione. Chi ha responsabilità dentro il mondo della finanza deve convincere e questo vuol dire convincere i clienti che la banca usa con saggezza il denaro, che lo investe con prudenza e che garantisce il risparmio dei clienti. La diversità è un vantaggio. Convincere anche l’opinione pubblica che la Banca di Credito Cooperativo è un patrimonio del territorio, e quindi è un bene della comunità che l’ha generata e che si serve di questa banca. Infine, educare, perché la banca ha il compito di educare alle risorse disponibili per evitare scelte arrischiate; ha il compito di educare al valore aggiunto della solidarietà, perché si vede che si sta meglio quando si lavora per il bene comune».

E, certo è così: basti pensare che, nei mesi della prima ondata della pandemia, le Bcc lombarde hanno sostenuto famiglie, imprese, ospedali, scuole e associazioni locali con oltre 3 milioni di euro di donazioni a fondo perduto, compartecipando a raccolte fondi che hanno attivato risorse per oltre 28 milioni in aiuto alle comunità, mentre nuove iniziative sono tutt’ora in corso.

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