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La storia

Manzi: «Maria ama l’umanità e vuol essere vicina a tutti i credenti»

Autore di un nuovo libro su Fatima, il teologo ricostruisce la vicenda dei tre pastorelli Giacinta, Francesco e Lucia e spiega: «La Madonna è mediatrice del messaggio d’amore di Gesù»

di Davide BRAMBILLA

7 Maggio 2017
Don Franco Manzi

Approfondiamo gli eventi accaduti a Fatima tra il 1916 e il 1917 con don Franco Manzi, direttore della Sezione parallela della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, docente di Sacra Scrittura in Seminario e membro della Pontificia accademia mariana internazionale.

Che cosa avvenne di preciso a Fatima cento anni fa?
Partiamo dal principio. I protagonisti della vicenda furono tre bambini: Lucia de Jesus dos Santos (1907-2005) che, alla prima visione della Madonna (13 maggio 1917), aveva dieci anni; Francisco Marto (1908-19), suo cuginetto, che aveva quasi nove anni, e sua sorella, Jacinta (1910-20), di sette anni. Dal maggio all’ottobre del 1917, i tre pastorelli ebbero sei visioni della Madonna: una al mese, sempre al giorno 13, tranne in agosto. L’eccezione di agosto fu dovuta al fatto che i veggenti vennero sequestrati dal sindaco di Vila Nova, per cui assistettero alla visione al 19 di quel mese. Ma già l’anno prima i bambini avevano avuto insieme tre visioni di un angelo e anche dopo il 13 ottobre 1917 ebbero altre visioni della Madonna, ma individuali.

Un angelo? Non apparve loro solo la Madonna?
No. Nell’ottobre 1916 Lucia, mentre pascolava il gregge presso il villaggio di Fatima, a circa cento chilometri da Lisbona, vide per la prima volta un essere angelico. Disse la bambina: «Vidi una figura avvolta in una specie di lenzuolo che non lasciava vedere il volto, un giovane di 14-15 anni, più bianco della neve, che il sole faceva diventar trasparente come se fosse di cristallo, e d’una grande bellezza. Arrivando presso di noi, disse: “Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me”». Poi, inginocchiatosi, l’Angelo insegnò loro una breve preghiera di adorazione e di richiesta di perdono a favore dei peccatori: «Mio Dio! Io credo, adoro, spero e Vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano, e non Vi amano». Dopo lungo tempo, durante l’estate, i tre bambini videro di nuovo la stessa creatura angelica, presso un pozzo situato nell’orto dei genitori di Lucia. In quel secondo incontro, l’Angelo si presentò loro con un altro titolo, “Angelo del Portogallo”. Questi raccomandò ai bambini molte preghiere e sacrifici per la pace e per la riparazione dei peccati degli uomini, spiegando loro anche il modo.

Tornando alle apparizioni della Vergine Maria, perché si parla di «segreti» di Fatima?
Ci si riferisce alla famosa visione “segreta” del 13 luglio 1917. Lucia l’aveva tenuta nascosta perché lei stessa ripeteva con risoluta semplicità di aver ricevuto al riguardo un preciso ordine divino. Già nel 1941 Lucia (divenuta suora), per richiesta esplicita del Vescovo di Leiria e con il permesso di Dio, aveva narrato le prime due parti di quel “segreto”, vale a dire la visione dell’inferno e la richiesta della Madonna di essere devoti al suo Cuore immacolato e di consacrarle la Russia. Invece il racconto della terza e ultima scena della visione “segreta” fu consegnato in busta chiusa da Lucia al suo Vescovo. A sua volta, egli lo affidò nel 1957 alla Santa Sede.

Questo terzo segreto è poi stato svelato…
Infatti. E fu precisamente questo terzo segreto a riportare Fatima alla ribalta della cronaca, quando fu fatto pubblicare da San Giovanni Paolo II nel grande Giubileo del 2000. I tre pastorelli videro un Papa ucciso da un gruppo di soldati che gli avevano sparato vari colpi di arma da fuoco e frecce. Per Wojtyla quella profezia si era compiuta nell’attentato da cui era scampato il 13 maggio 1981.

Fatima, Lourdes, Guadalupe e persino alcuni luoghi della nostra Diocesi, come mai sono così tante le apparizioni di Maria?
Maria ama l’umanità e vuol essere vicina a tutti i credenti. Le visioni non sono mai slegate, però, dal messaggio del suo Figlio, Gesù Cristo, di cui lei, da madre, si fa mediatrice: l’amore.