Share

Fom

L’oratorio non si è fermato

Don Stefano Guidi spiega che cosa è stato fatto nel periodo della piena emergenza e illustra le prospettive di un’estate con ragazzi e genitori, a sostegno delle famiglie

 di Stefano GuidiDirettore Fondazione oratori milanesi

11 Maggio 2020
Don Stefano Guidi

L’oratorio è la forma concreta che ogni comunità cristiana ha dato alla cura pastorale dei più piccoli e dei giovani e per sostenere le famiglie nel loro compito primario di educare alla fede. Il cuore dell’oratorio è il Vangelo del Signore Gesù che, in contrasto con le tradizioni culturali del suo tempo, vede nei piccoli la presenza speciale del Padre e chiede quindi ai suoi discepoli di accoglierli, non solo per educarli ma addirittura per imparare da loro. La Chiesa – se vuole essere se stessa e procedere sulla via di Dio – non può fare a meno di questi maestri, che sono i piccoli e i poveri.

Ora che tutto si è fermato, anche l’oratorio ha dovuto chiudere: chiusi i cortili, fermate le attività di incontro e animazione, fermo lo sport. Tutti siamo rimasti nelle nostre case, imparando ritmi di vita e modalità di relazione a cui non eravamo oggettivamente preparati. Ma l’oratorio non si è fermato e si è fatto discretamente accanto ai ragazzi, chiedendo ai genitori di poter entrare nelle loro case per esercitare questa vicinanza della comunità.

In queste settimane, infatti, gli oratori hanno inventato e trovato il modo di stare accanto ai ragazzi. Come? Spesso mediante i social o con le telefonate. Nel cuore dei nostri ragazzi, dei nostri adolescenti e dei nostri giovani – come del resto nel cuore di ciascuno di noi – sono nate domande, paure, preoccupazioni e l’oratorio si è messo discretamente ad ascoltare. Questa situazione chiede a ciascuno di fare i conti con le grandi domande della vita, quelle che scottano.

L’oratorio dovrà saper custodire questo tesoro di vita e di sapienza, questo mare di domande, presente nel cuore dei nostri ragazzi. Passano i giorni e le settimane; sembra che il virus si stia stancando di noi e cominci a lasciarci. La mente va all’estate – è normale – anche perché in questo periodo l’oratorio tradizionalmente si prepara: corsi animatori, programmi, iniziative.

Oggi, quindi, che cosa possiamo fare? Innanzitutto, vogliamo dire alle famiglie che la comunità cristiana c’è e ci sarà, non andrà in vacanza. Abbiamo sottolineato tante volte che i nostri ragazzi rischiano seriamente un vuoto educativo. Nelle prossime settimane le attività lavorative riprenderanno e l’attività scolastica terminerà: manca, almeno fino a oggi, una riflessione seria per assicurare ai ragazzi dei nostri paesi e delle nostre città una presenza e una proposta che sia per loro realmente educativa.

L’oratorio vuole esserci e vuole continuare a stare accanto ai ragazzi, così come ha sempre fatto. Quest’anno sarà essenziale valutare le condizioni per cui tutto questo sarà possibile: siamo in dialogo con le istituzioni competenti per capire le modalità secondo cui questo sarà realizzabile in completa sicurezza.

Dovremo sicuramente dimenticarci per qualche tempo le grandi aggregazioni, i cortili pieni, i grandiosi giochi che coinvolgono centinaia di ragazzi; dobbiamo pensare innanzitutto alla sicurezza dei ragazzi e rassicurare i genitori che rispetteremo i protocolli che verranno elaborati. Non siamo sprovveduti: questa situazione richiede serietà di riflessione e responsabilità, ma, come sempre, siamo pronti a fare qualcosa per accogliere i ragazzi e sostenere le loro famiglie. Ci piacerebbe anche non fare da soli. Forse questa è l’opportunità da cogliere per cominciare a fare insieme, a chiedere aiuto e stringere alleanze educative vere, sempre per il bene dei ragazzi, anche e soprattutto con quei genitori che potranno mettersi al servizio in modo volontario.

Pensiamo all’estate, ma guardiamo anche oltre: a settembre, al nuovo anno pastorale, a nuove modalità di vivere la fraternità e di ritrovarci come comunità. Che bello se questa domanda di novità animasse tutte le nostre comunità e partisse proprio dalle famiglie. Che bello se diventasse la domanda di tutti e non solo di alcuni. Che bello se questa domanda provocasse un’onda dello Spirito capace di rigenerare le nostre vite, il nostro vivere insieme, forse la Terra intera.

Questo è il desiderio: stare accanto ai nostri ragazzi e accompagnare i loro genitori nel delicato servizio educativo, con la rinnovata volontà che le difficoltà presenti e future non siano l’alibi per abbandonare l’impresa del Vangelo, ma siano l’occasione per crescere nella fede comune.

 

Leggi anche

Riflessione
famiglia-mascherina Cropped

La famiglia nella Fase 2, un viaggio in acque ignote?

Dalla tempesta della pandemia alle innovazioni del digitale. L’analisi di di Francesco Belletti, direttore del Cisf

di Francesco BellettiDirettore Cisf (Centro internazionale studi famiglia)