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Intervista

L’Eucaristia nella città:
«Un contatto con Dio»

Un seminarista, ormai prossimo all’ordinazione sacerdotale, racconta il significato del rito del Corpus Domini. «Una provocazione per chi vede e chi partecipa»

di Ylenia SPINELLI

26 Maggio 2013

Giovedì 30 maggio, in occasione della solennità del Corpus Domini, nelle vie delle città si svolgerà la tradizionale processione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Un rito, caratterizzato da una sentita partecipazione di fedeli, che si ripeterà anche nelle singole comunità della Diocesi. Ne abbiamo parlato con Giacomo Caprio, seminarista 26enne, originario della parrocchia del Preziosissimo Sangue di Milano e ormai prossimo all’ordinazione sacerdotale.

Che significato ha portare in processione nelle vie della città Gesù-Eucaristia?
Penso che sia una provocazione in positivo sia per chi vede la processione e magari non ne comprende il senso, sia per chi vi partecipa, che deve capire cosa sta facendo: sta testimoniando davanti agli altri la sua fede o sta compiendo un cammino per convertire se stesso?

Quali ricordi hai delle precessioni con l’Arcivescovo a cui hai partecipato?
Molto belli, in particolare ricordo le processioni eucaristiche da adolescente, quando facevo servizio dalle suore di Madre Teresa e accompagnavo chi faticava a camminare o era su una sedia a rotelle. Come seminarista ho partecipato poche volte, l’ultima, molto suggestiva, è stata la celebrazione eucaristica sui Navigli con il cardinale Tettamanzi.

Pensi che riti come questo abbiano più senso oggi che le chiese si stanno svuotando?
L’Eucaristia è espressione del mistero di Dio in Gesù e non è accessibile immediatamente a chi prima non abbia ascoltato la Parola di Dio e non si sia fatto delle domande. È la Parola che porta a cercare nell’Eucaristia il contatto con Dio ed è anche la missione che noi futuri preti abbiamo voluto riassumere nel nostro motto “Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli”, tratto dal Salmo 22. La processione eucaristica ha effetto su chi la vive da dentro, non su chi semplicemente la vede da fuori. Detto questo, ritengo che sia molto importante partecipare, magari con la propria famiglia o con il proprio gruppo di amici, passando in mezzo ai luoghi dove si vive la propria quotidianità, sentendosi parte di una comunità.

Un giovane prete come può spiegare ai suoi ragazzi l’importanza dell’Eucaristia?
Non si può introdurre il discorso eucaristico per mostrarne il valore, se non a partire dalle domande che sorgono rileggendo la vita e gli insegnamenti di Gesù. Chi li stima e cerca di metterli in pratica, arriva sicuramente a chiedersi se non ha bisogno di quel pane speciale che Lui ci ha lasciato.

Pensi che l’adorazione eucaristica sia una bella modalità di preghiera per tutti, non solo per i consacrati?
Certo, personalmente l’ho scoperta solo entrando in Seminario e devo dire che sostare in silenzio per lungo tempo davanti a Gesù – Eucaristia mi ha aiutato parecchio a far luce dentro di me. La solennità del Corpus Domini potrebbe diventare per tutti una bella occasione di adorazione silenziosa.

Tra pochi giorni, con la tua prima Messa, potrai celebrare l’Eucaristia. Come ti immagini questo momento?
Sto cercando di non farmi prendere dall’ansia per una cosa così importante. Penso che mi commuoverò profondamente. Da sempre la partecipazione alla Messa domenicale è per me molto importante, metterci il mio corpo, le mie mani, le mie parole in un modo forte, come quello dell’essere prete, mi farà sentire ancor più unito a Gesù.