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Milano

Le religioni per far ritrovare
un’anima alla città

A 23 anni dall’incontro mondiale di Assisi, riproposto l’appuntamento all’Angelicum con la preghiera per la pace in un clima di dialogo e condivisione, e lo sguardo puntato a Milano 2013

di Rosangela VEGETTI

29 Ottobre 2012

Nell’ultima domenica di ottobre la comunità francescana dell’Angelicum e il Forum delle religioni hanno riproposto l’annuale incontro interreligioso della preghiera per la pace nello spirito di Assisi. Il tema – “Religioni nello spazio pubblico. Verso Milano 2013” – ha guidato la riflessione e i contributi che i rappresentanti delle religioni – ebrei, induisti, buddhisti, musulmani e cristiani – hanno portato in un clima di condivisione e di prospettiva futura per la costruzione della società civile e religiosa di domani. All’Auditorium dell’Angelicum un attento pubblico ha ascoltato voci diverse, ma consonanti, preoccupate di risvegliare il senso di libertà, di solidarietà e di giustizia nella nostra città: le religioni sono presenti nella comunità sociale e vogliono farsi protagoniste responsabili del futuro.

Lo spazio pubblico, ha spiegato Silvio Ferrari, docente di Diritto canonico all’Università degli Studi di Milano – «è il luogo dove diverse esperienze di vita si incontrano e si relazionano, è lo spazio della sperimentazione dove si inventano cose nuove che poi vanno ad alimentare anche la vita nazionale; è il luogo di vita della società civile», è spazio di democrazia e difesa da tentazioni stataliste. È in questo spazio che le religioni devono cogliere la grande sfida di formare alla giustizia e alla solidarietà, assumendosi compiti di responsabilità e di reciproco rispetto. Il traguardo per tutti è costruire la pace sociale, che però non è l’adeguamento di tutte le comunità a uno stesso progetto, ma la capacità di capire la realtà in tutta la sua complessità, con le diversità di cultura, di sensibilità religiosa, di provenienza: farsi carico di una società multiforme, senza cancellare il proprio passato, nella convinzione che le differenze sono una ricchezza.

Tutti concordano sulla valutazione di questa nostra società che sembra avere smarrito la sua spiritualità, che non riconosce i valori del passato, e sulla necessità di agire nello spazio pubblico per trasmettere indirizzi positivi, per far ritrovare un’anima alla città. Oggi ci sono più opportunità per agire per la pace, per interpellare le istituzioni , per imparare ad accogliere le differenze.

Stiamo vivendo un tempo nuovo e abbiamo problemi concreti da affrontare, a partire dall’inserimento nel contesto cittadino di nuovi immigrati che devono diventare cittadini a pieno titolo. Occorre portare nelle scuole conoscenze nuove e più approfondite delle religioni, agevolare l’apertura di luoghi di culto per le diverse comunità religiose, formarsi tutti al rispetto della libertà religiosa.

Nello spazio pubblico – che il pastore evangelico battista Martin Ibarra definisce «un cantiere di perenni lavori in corso, dove tutti portano il loro contributo alla costruzione e la qualità del lavoro dipende da ciò che ciascuno apporta» – il principio ordinatore è la legge che porta al rispetto dell’altro, e in tale contesto le religioni, portatrici di valori profondi ispirati alla trascendenza, sono il riferimento vero di un modo di vivere che va oltre la sola realtà quotidiana.