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Messaggio

L’Arcivescovo agli ebrei in festa per Pesah: «Preghiamo insieme»

Gli auguri inviati da monsignor Delpini al Rabbino capo di Milano Arbib per la Pasqua ebraica (8-16 aprile)

12 Aprile 2020
Il candelabro della Sinagoga di Milano

Pesach o Pesah, detta anche Pasqua ebraica, è una festività che dura otto giorni (sette nel solo Israele) e che ricorda la liberazione del popolo ebraico dall’Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. Nel Tanakh, il nome di Pesach indica particolarmente la cena rituale celebrata nella notte fra il 14 e il 15 del mese di Nissan in ricordo di quella che aveva preceduto la liberazione dalla schiavitù in Egitto; i successivi sette giorni vengono chiamati Festa dei Pani non lievitati (o Festa dei Pani azzimi). Questa settimana trae origine da un’antica festa per il raccolto delle prime spighe d’orzo e il loro utilizzo per preparare focacce senza lasciare il tempo necessario per il formarsi di nuovo lievito e così ottenere la fermentazione della nuova farina. La Pesach, quindi, segna il principio della primavera ed è anche chiamata «festa della primavera». Fuori dalla Terra di Israele i giorni degli azzimi sono otto, tranne eccezioni: i primi due e gli ultimi due sono giorni di festa (in ebraico Yom Tov). La Pasqua è una delle tre “feste di pellegrinaggio” (Shalosh Regalim) assieme a Pentecoste (Shavuot) e Festa delle Capanne (Sukkot). Questo è il mese di Nissan 5780: da mercoledì 8 aprile Vigilia di Pesach (Pasqua) fino a giovedì 16 aprile Pesach (Pasqua).
Pubblichiamo il messaggio inviato da monsignor Mario Delpini al Rabbino capo di Milano, Rav Alfonso Arbib.

Stimato Rabbino Capo,

mi preme fare avere a Lei e a tutta la sua comunità i più sentiti auguri e la partecipazione mia e di tutti i cristiani della Diocesi ambrosiana alla vostra festa di Pesah.

Il memoriale della liberazione dalla schiavitù d’Egitto cade quest’anno in una situazione molto particolare: vediamo infatti tutti i popoli della terra prigionieri di una epidemia che segna e indebolisce i nostri spiriti e la nostra speranza.

È perciò ancora più essenziale concentrarci nella preghiera e nella invocazione. Preghiamo perché il nostro Padre dei cieli volga ancora il suo sguardo benevolo su di noi e su tutta l’umanità che è sua creazione, e ci benedica. Guidi i nostri passi, ci conceda la salute e la pace. Che la sua misericordia cancelli i nostri peccati, ci purifichi da tutti i segni di morte e da questa pandemia.

Preghiamo perché ogni persona e tutta la società sia capace di riconoscere la sovranità di Dio sul mondo, la sua benevolenza verso tutte le sue creature, la sua volontà di amarci e di farci gustare questo suo amore per noi. Che la pace possa regnare su tutto il mondo.

Irradiata da Gerusalemme, la benedizione di Dio sia l’aurora di un futuro di pace e di concordia, anche qui a Milano.

Mario Delpini
Arcivescovo di Milano