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Sotto il Monte

L’Arcivescovo agli Assistenti scout: rendere attraente la fede per trasmetterla agli altri

Intervento all’incontro annuale dell’Agesci lombarda: fare della preghiera la sorgente delle nostre decisioni e il principio per trasformare la storia

di Enrico PARAZZOLI

14 Marzo 2019

Nella mattinata di mercoledì 13 marzo, a Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bg), l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha partecipato all’incontro annuale degli Assistenti ecclesiastici dell’Agesci lombarda (Scout). L’Assistente Regionale don Paolo Poli ha presentato la mattinata di lavoro, spiegando che quest’anno – al centro è il Discernimento, declinato nelle varie branche – la scelta del tema («In che modo educare alla fede oggi i bambini e le bambine del Terzo Millennio?») prende in considerazione Lupetti e Coccinelle, la fascia dei “piccoli” che intraprendono il cammino in Associazione.

Dopo aver lodato il lavoro di Capi e Assistenti dell’Associazione, che vive una stagione ancora ricca di presenze e dunque di impegno educativo, l’Arcivescovo ha anzitutto citato Lc 11, dove si dice che «uno dei discepoli di Gesù gli disse: Signore, insegnaci a pregare». L’insegnamento sulla preghiera in Luca ci dice che essa è un lasciarsi attrarre da Dio, non un dovere o un compito. Noi possiamo farci carico dell’educazione alla fede di quelli che ci sono affidati se sapremo rendere “attraente” l’esperienza della fede. I preti (e gli adulti credenti) dovrebbero essere così persuasivi, come uomini e donne di preghiera, da suscitare la domanda «insegnami!». Non una precettistica per la prassi cristiana, ma una bellezza che attrae e mette in movimento.

Monsignor Delpini ha poi proseguito commentando l’immagine che consegna nei suoi incontri con i ragazzi (la Trasfigurazione di De Maria, presente nel Nuovo Evangeliario ambrosiano), distribuita ai presenti: l’azzurro del cielo, che colora anche le montagne, è segno di quella «gloria di Dio» (che è anche nel suo motto episcopale) che è il suo amore, forza che consente di trasformare la nostra visione del mondo e ci rende capaci di amare. Questa consapevolezza ci rende educatori: benedetti, diveniamo benedizione per altri. Stare davanti a Dio, anzi “in” Dio, nella sua paternità, ci incoraggia a non avere paura, scegliendo di agire secondo una vocazione e una dignità che stanno nel profondo della nostra esistenza. L’Arcivescovo ha concluso ribadendo i due capisaldi essenziali dell’esperienza educativa cristiana: essere uomini e donne di preghiera, che rendono «attraente» la relazione con Dio; essere uomini e donne che fanno della preghiera la sorgente delle loro decisioni e il principio per trasformare la storia.

Dopo monsignor Delpini Fabrizio Coccetti – Capo Scout nazionale ed esperto della branca Lupetti/Coccinelle – ha indicato alcune suggestioni di riflessione sul mondo dei “piccoli” (ma non solo), prendendo le mosse da passi di Evangelii Gaudium di papa Francesco. Si è parlato della logica del desiderio, diversa dal godimento immediato; dell’amore che precede ogni regola e la suscita come un’esigenza; del “paradigma” della condivisione, che rende vera ogni relazione educativa; della vocazione originaria dello scoutismo a insegnare a “fare” con uno sguardo consapevole. Con un appello conclusivo a essere, nell’oggi, “falò” di speranza e semi di gioia, perché profondamente radicati – come adulti, come Capi, come credenti – in una relazione vera, intima, esistenziale con Dio.

La mattinata, che ha visto la partecipazione di molti preti impegnati nello scoutismo, oltre che di alcuni Capi, si è conclusa con un momento di dibattito, che ha dischiuso interessanti piste per ulteriori pensieri e confronti.