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Esperienze

La vetrina delle buone prassi in atto nel mondo

La sessione pomeridiana del Caritas Day dedicata all’esposizione di testimonianze di delegati provenienti dai vari Paesi

di Luisa BOVE

19 Maggio 2015

La sessione pomeridiana del Caritas Day è stata dedicata all’esposizione di testimonianze su alcune esperienze in corso nei vari Paesi, in modo particolare per quanto riguarda le cosiddette “buone prassi”. A moderare gli interventi Ambroise Tine, di Caritas Senegal. Ecco i delegati che hanno preso la parola.

Mario Arevalo (Caritas Guatemala): «Nel nostro Paese la povertà è una sfida e la fame è ancora un flagello. La denutrizione cronica colpisce il 50% della popolazione, e soprattutto i bambini. Questo provoca una situazione di conflittualità per l’accesso all’acqua e alla terra, con conseguente sfruttamento delle popolazioni indigene. La Caritas svolge un’azione profetica perché aiuta i poveri, annuncia e denuncia. Abbiamo assunto le linee guida della Fao, lottiamo per i diritti umani col sostegno della Conferenza episcopale, della Caritas spagnola e di quella Internazionale. Promuoviamo nuovi modelli di agricoltura biologica e politiche di sostegno pubblico per la popolazione».

Haridas Verikkotil (Caritas India): «Negli ultimi 8 anni tanti piccoli agricoltori hanno partecipato a una Conferenza, dalla quale hanno raccolto idee che poi hanno condiviso. Organizziamo eventi culturali, dimostrazioni pratiche, mostre, fiere e viaggi in aziende-pilota…».

Carstern Muume (Caritas Malawi): «Il nostro Paese dipende dall’agricoltura e il 70% di chi vi lavora sono donne. Anche se un terzo del Paese è ricco d’acqua e di risorse, ben 4 milioni di persone soffrono la fame e il 40% dei bambini sono malnutriti e sottosviluppati. Abbiamo lavorato sull’irrigazione e migliorato le coltivazioni, introducendo sistemi intelligenti per il fabbisogno e la capacità produttiva delle fattorie. Oggi molte comunità sono autonome».

Juana Berta Duarte Somosa (Caritas Nicaragua): «Grazie all’aiuto della Caritas spagnola e poi di Caritas Internationalis, stiamo migliorando la qualità di vita delle famiglie dal punto di vista ecologico, umano, sociale, spirituale. Attraverso la creazione di orti e la commercializzazione dei loro prodotti, garantiamo il diritto all’alimentazione e cerchiamo di favorire l’economia familiare per fermare la migrazione dei nuclei rurali. Siamo riusciti a cambiare la loro mentalità, eliminando i prodotti chimici in favore dei concimi biologici. Ora queste famiglie vogliono unirsi in cooperative, ma hanno bisogno di sostegno e collaborazione».

Patricia Hlaing (Caritas Myanmar): «Il nostro è un Paese agricolo, che soffre di problemi di accesso al credito e alle risorse naturali. I piccoli coltivatori scontano carenze tecnologiche e la mancanza di leggi adeguate. Stiamo lavorando su progetti locali per i piccoli latifondisti, con accesso al credito per i piccoli proprietari terrieri. Promuoviamo corsi di formazione e orientamento per attività agricole a conduzione familiare, favoriamo la creazione di orti familiari e buone prassi in agricoltura e per avere accesso al credito».

Paolo Beccegato (Caritas Italiana): «L’obiettivo della Campagna Caritas era quello di dare una valenza educativa. Tutte le Caritas europee l’hanno ripresa, e Caritas Italiana ha pure aggiunto la frase “È compito nostro”. Il metodo partecipativo ha favorito la collaborazione di 35 organizzazioni e realtà ecclesiali e inoltre il coinvolgimento di tante scuole (materiale on line su www.cibopertutti.it)».

Dana Shahin (Caritas Giordania): «Siamo nati nel 1967 per aiutare i rifugiati politici. “Una cucina di famiglia produttiva” è il progetto che abbiamo avviato per cucinare cibo e venderlo per sostenere le famiglie e mandare a scuola i figli. Dieci donne rifugiate – siriane, irachene e giordane – hanno fatto il corso: cucinano senza conservanti e coloranti e oggi sono fonte di reddito per le loro famiglie».

Elana Wright (Caritas Canada): «Abbiamo organizzato una campagna educativa, in particolare per le donne coltivatrici. Il nostro sistema alimentare si basa sulle tradizioni tramandate di padre in figlio, ma ora mancano le sementi e c’è chi se le accaparra. Per garantire accesso al seme abbiamo organizzato la campagna “Seminare l’amore”, che ha avuto molto successo perché i canadesi si fidano delle ong e delle loro capacità. Venti mila canadesi e 20 deputati hanno firmato una petizione inviata al Governo per sollecitare ad acquistare prodotti biologici».

Giulian Tim Walsh (Caritas Oceania): «L’Oceania è soggetta a notevoli cambiamenti climatici, causati soprattutto dai cicloni, sempre più frequenti. Le acque sono fonte di vita. Il mare è fondamentale per la nostra catena alimentare. Prima grazie ai fiumi si irrigavano orti, oggi molte aree sono state abbandonate. Il nostro progetto si chiama “Piccoli ma grandi”. Abbiamo tre richieste: vivere in modo più sostenibile e giusto, favorire un accordo internazionale sul clima, ascoltare le voci di chi subisce queste devastazioni. Se la terra vive, continueranno a vivere anche i suoi abitanti!»

In conclusione è intervenuto Michel Roy, confermato segretario generale di Caritas Internationalis, che ha ringraziato la Caritas Ambrosiana per il recupero delle eccedenze alimentari condotto a Expo e ha sollecitato: «Condividiamo ancor più le nostre esperienze, visto che ci sono migliaia di progetti nel mondo, e trasformiamole in messaggi politici nazionali e internazionali. Promuoviamo l’agricoltura su piccola scala, diamo agli agricoltori risorse per produrre in modo sostenibile, chiediamo ai nostri governi le misure necessarie. Non è la legge che sconfigge la fame, ma aiuta». E sulle tonnellate di scarto alimentare: «Il cibo è sacro. La gente ha bisogno di pane, ma anche di rispetto. Dividere per moltiplicare vale per il cibo, ma anche per la speranza e il rispetto. Partecipiamo tutti alla conversione dei nostri stili di vita».

Lotta allo spreco

«La Caritas è in Expo per tanti motivi - ha ricordato monsignor Luca Bressan, presidente di Caritas Ambrosiana -, tra cui anche quello di dimostrare che sugli scarti si può fare qualcosa, anche se vi sono ancora molti vincoli legislativi, giustificati perché tutelano la nostra salute, ma che di fatto ci costringono a buttare grandi quantità di cibo». Per questa ragione Caritas ha sostenuto il progetto Refettorio Ambrosiano, la mensa dove i grandi chef del mondo chiamanti da Massimo Bottura, cucineranno per le persone in difficoltà proprio con gli avanzi prodotti dal sito espositivo. In vista dell’apertura del Refettorio, Caritas ha siglato un accordo con Coop e altri operatori per il recupero delle eccedenze. Il programma è partito in via sperimentale 13 giorni fa e in meno di due settimane ha già consentito di recuperare quasi due tonnellate di cibo fresco: carne e pesce. Le derrate sono state cucinate, congelate e ridistribuite nelle parrocchie e nelle mense per le persone in difficoltà.