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20 ottobre

La teologia al tempo della Grande Guerra

Questo il tema della Giornata Interdisciplinare promossa dal Seminario - Sezione parallela della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, in programma a Venegono. Ne parla uno dei relatori, don Pietro Lorenzo Maggioni

di Annamaria BRACCINI

18 Ottobre 2015

Scriveva George Bernard Shaw che, nella Grande Guerra, «agli altari di Cristo si erano sostituiti gli altari delle armi». Una constatazione amara che non nascondeva quanto anche gli uomini di Chiesa, perfino alcuni Vescovi, avessero talora anteposto l’appartenenza nazionale – o, meglio, nazionalistica – a quella dell’unica famiglia cristiana.

Che la storia della prima guerra mondiale sia stata “schiacciata” dalle sconvolgenti vicende della seconda – e in questo la maggiore disponibilità di immagini ha avuto un peso decisivo – non è un mistero. Solo ora, infatti, a cento anni di distanza, la memoria dei drammi del ’14-’18, torna a essere più frequentata. A questo tema viene dedicata anche la Giornata Interdisciplinare promossa dal Seminario – Sezione parallela della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale che a Venegono, martedì 20 ottobre, vedrà un’intensa mattinata di studi: dalle 9 il convegno – aperto dal saluto di don Franco Manzi, direttore di Sezione del Seminario – affronterà la questione «Voci dall’abisso: la teologia ai tempi del Primo conflitto mondiale». Aperto a seminaristi, sacerdoti, diaconi permanenti, religiosi e laici impegnati, l’incontro si articolerà in tre relazioni affidate ai docenti don Umberto Dell’Orto, don Pietro Lorenzo Maggioni e don Stefano Cucchetti. «La Giornata, come è nella sua natura, avrà un approccio interdisciplinare», spiega don Maggioni, riflettendo sulla sua relazione intitolata “Sulla linea di confine, l’Apocalisse si fa incontro. I frutti ecumenici della ‘inutile strage’”.

Non si parlerà, quindi, solo di ricostruzione storica…
Infatti. Cercheremo di affrontare anche il complesso legame tra teologia e guerra, considerando che fino a oggi, in tale ambito, si è privilegiata la seconda guerra mondiale: basti pensare alla teologia della Shoah o a studi come quello di Jonas, «Il concetto di Dio dopo Auschwitz». Il nostro tentativo sarà invece rivolto a “pensare”, attraverso gli strumenti e la logica della teologia, la Grande Guerra, avvertita come una sorta di apocalisse da chi combatté e dalla popolazione civile. Tale percezione diffusa non può che avere influito a livello teologico. Per questo vorremmo presentare diverse voci relative al tema, naturalmente quella cattolica, ma anche di rappresentanti protestanti e ortodossi. Intendiamo, inoltre, definire le modalità con le quali la Chiesa cattolica ha provato a “illuminare” le gente riguardo l’apocalisse che era in corso. Da qui l’approfondimento degli insegnamenti del Magistero del Papa e dei Vescovi, senza dimenticare un aspetto curioso, legato alla rivista del Seminario La Scuola Cattolica, che nel triennio bellico dedicò molti articoli alla guerra.

Benedetto XV parlò di «inutile strage», con un’espressione ormai passata alla storia, ma spesso si dimenticano dati fondamentali che qualificarono il rapporto tra la Chiesa e il conflitto, come il fatto che i preti e i seminaristi fossero buttati nelle trincee…
Non vi è dubbio, anche perché, di solito, si cita solo la celeberrima frase del Papa, mentre occorrerebbe ricostruire meglio le posizioni prese dagli episcopati nazionali e dalle singole Diocesi che vissero anche momenti di divisione, pur nel seno della Chiesa universale. La tentazione dell’assolutismo pervase anche ambienti ecclesiali, ma, alla fine, prevalse la cattolicità e questo è un elemento da non dimenticare.