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Milano

La Chiesa verso il futuro:
il “campo” è il mondo

Al clero ambrosiano riunito in Duomo per conoscere le nuove linee-guida dei “cantieri” diocesani (liturgia, Comunità pastorali, iniziazione cristiana e inserimento nel ministero dei preti novelli) l’Arcivescovo ha annunciato il tema della Lettera pastorale 2013-2014

di Filippo MAGNI

28 Maggio 2013

Inizia oggi un nuovo cammino per la Chiesa ambrosiana. Un percorso missionario di annuncio «di Gesù Cristo come Evangelo dell’umano» in «tutti gli ambienti dell’esistenza quotidiana degli uomini e delle donne», anticipa il cardinale Angelo Scola. Un invito che viene «da un’importante affermazione dell’allora cardinale Bergoglio, ora Papa Francesco: “Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala”». In Duomo, davanti a oltre 1700 sacerdoti ambrosiani riuniti per la recita dell’Ora media, l’Arcivescovo di Milano presenta le linee del prossimo anno pastorale. Che prenderà il via il 9 settembre con la pubblicazione della Lettera pastorale Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano.

La direzione verso cui sono invitate a camminare la Diocesi e le parrocchie è dunque quella dell’annuncio. Non secondo le formule della visita pastorale o della missione pastorale tradizionalmente intesa, ma piuttosto, precisa Scola, «con una maggior coscienza missionaria» nel cuore di tutti i fedeli. Un’esigenza che nasce dalla «forte evoluzione in atto nella nostra società lombarda, sullo sfondo dei mutamenti che stanno interessando tutto il Paese e l’Europa».

Concretamente, l’Arcivescovo di Milano individua tre scopi dell’iniziativa. Il primo, un’apertura a 360°, «senza bastioni da difendere, ma solo strade da percorrere per andare incontro agli uomini. Anche i bastioni della vecchia città di Milano – aggiunge Scola – non ci sono più. Restano solo le porte». Il secondo, una proposta integrale «attraverso l’annuncio esplicito della bellezza, della bontà e della verità dell’evento di Gesù Cristo presente nella comunità ecclesiale». Il terzo, lo stile della testimonianza – e non dell’egemonia – come caratteristica fondamentale.

Quattro i possibili livelli di attuazione. Il primo «la valorizzazione di ciò che nelle parrocchie già si pone in quest’ottica – spiega l’Arcivescovo -. Ad esempio cineforum, conferenze, catechesi, preghiere, pellegrinaggi. Con l’attenzione che siano esplicitamente riferiti agli scopi dell’iniziativa “Il campo è il mondo”». Secondo livello, la chiamata alla pluriformità nell’unità di tutte le realtà ecclesiali della Diocesi. Terzo livello, il ripensamento dell’attività degli Uffici diocesani nella direzione del maggiore collegamento con le parrocchie e con le altre realtà della concreta azione pastorale. Quarto e ultimo livello, la proposta di iniziative comuni a tutta la Diocesi, quali per esempio approfondimenti interdecanali del tema “Il campo è il mondo”, riflessioni per i sacerdoti sulla base anche di esperienze straniere, gesti pubblici di professione della fede.

Ipotesi ancora allo studio della Diocesi, ma per le quali l’Arcivescovo chiede il parere e le idee dei sacerdoti, da comunicare direttamente ai vicari episcopali o ai decani. In modo che il 25 giugno sia possibile compilare un calendario sulla base del quale anche le parrocchie possano organizzare il prossimo anno pastorale. Un applauso beneaugurante da parte dei sacerdoti presenti ha suggellato l’intervento dell’Arcivescovo.

Le relazioni sui “cantieri”

L’intervento dell’Arcivescovo, teso al futuro, è stato anticipato dalla verifica dei passi compiuti negli scorsi mesi e anni, in particolare in merito ai quattro “cantieri”, la cui sintetica analisi è stata affidata ai vicari episcopali. Anche in questo caso, con un’elaborazione del passato e dello stato attuale delle cose volti a comprendere come proseguire, e con quali correttivi, il percorso.

Monsignor Marco Navoni, Pro-Presidente della Congregazione per il Rito Ambrosiano, ha illustrato il resoconto dell’esame del nuovo Lezionario ambrosiano. Tra le conclusioni cui è giunta la commissione di studio, vi è una «condivisione sull’opportunità di studiare come giungere a una redazione abbreviata delle letture ritenute troppo lunghe», evenienza che verrà poi valutata dall’Arcivescovo e dalla Santa Sede. E, al contrario, una «polarizzazione», vale a dire opinioni opposte, sull’opportunità di «ridurre il numero delle letture» ad esempio in Avvento e di introdurre altre forme celebrative per segnare l’inizio della domenica come “Pasqua settimanale”» a fianco delle due modalità oggi previste per l’Annuncio della Risurrezione.

Al vicario generale monsignor Mario Delpini la responsabilità di presentare l’articolata analisi delle Comunità pastorali, «un modello promettente per il presente e per il futuro della Chiesa ambrosiana», nonostante «le difficoltà incontrate e quelle prevedibili» a causa «della realtà delle cose», ma anche di «atteggiamenti spirituali personali poco conformi». Non è però il modello cui dovrà entrare ogni parrocchia della Diocesi: «non è intenzione del vescovo che sia applicato in modo generalizzato». La relazione sottolinea il valore dell’unità delle parrocchie in Comunità, ma allo stesso tempo raccomanda di non perdere, anzi valorizzare, le caratteristiche di ogni singola realtà. Per esempio «si deve aver cura – raccomanda Delpini – di evitare una turnazione sistematica» dei sacerdoti sia nelle messe, sia nella presenza sul territorio, «per una chiarezza di riferimento delle comunità locali». Sacerdoti che saranno inviati nelle Comunità con un compito specifico già individuato dall’Arcivescovo. Tra i suggerimenti ai Consigli pastorali locali, anche quello di «definire le iniziative che mantengono la vivacità e l’identità delle singole parrocchie, di favorire la condivisione dei doni, delle risorse e delle proposte che definiscono la Comunità pastorale e, al tempo stesso, ne mettono in evidenza i vantaggi per il bene delle singole parrocchie, nelle diverse forme di aggregazione e nell’insieme della Comunità pastorale». Per specificare ancor meglio il ruolo di servizio alla missione e alla comunione, un significativo cambio di nome dell’organo chiamato a guidare la Comunità Pastorale: non più “Direttivo” ma “Diaconia”.

Prima Confessione e Prima Comunione rispettivamente all’inizio e alla fine del secondo anno del cammino dell’Iniziazione Cristiana (tendenzialmente a 9 anni) e Cresima, in un secondo momento, l’anno successivo: sono le conclusioni – condivise dal cardinale Scola e dal Consiglio episcopale -, in merito ai cammini di fede dei fanciulli, illustrate da monsignor Pierantonio Tremolada. Dopo alcuni anni di sperimentazione nella celebrazione congiunta di Prima Comunione e Cresima. Un sacramento, quest’ultimo, che deve «esprimere marcatamente il senso di appartenenza alla Chiesa diocesana e il rapporto con il vescovo». Sia nella scelta del celebrante, «individuato dall’Arcivescovo in primo luogo tra i membri del Consiglio episcopale milanese» e anche nella sede, con l’invito a «considerare l’opportunità di contesti sovraparrocchiali» quali chiese centrali nelle cittadine e pure la Cattedrale oltre che la chiesa parrocchiale.

Le scelte più significativa a proposito di questo cantiere riguardano l’acquisizione dalla sperimentazione del metodo catecumenale (ovvero un percorso che conduca all’introduzione alla totalità della vita cristiana e non solo delle lezioni di catechismo) e la presenza attiva a fianco dei bambini e dei ragazzi di una comunità educante (non solo i catechisti, il prete e la religiosa, ma anche i genitori, alcune figure di adulti significativi, gli allenatori sportivi, i movimenti presenti in parrocchia gli educatori dell’oratorio…)

Sarà di 5 anni (anche prorogabili, valutando caso per caso) più l’anno del Diaconato la durata della prima destinazione dei sacerdoti novelli. E la sede sarà individuata, spiega monsignor Luigi Stucchi, in modo che «il giovane presbitero» sia in grado di «assumere effettive responsabilità pastorali». E quindi il Rettore del Seminario e i suoi collaboratori privilegeranno «ciò che sembra opportuno e promettente per il neo-ordinato piuttosto che le necessità pastorali delle comunità di destinazione». Inoltre il primo anno di presenza in parrocchia, anno diaconale, conserverà «i tratti di una partecipazione significativa alla vita comunitaria del seminario e di studio delle discipline teologico-pastorali». Ulteriore attenzione per favorire l’inserimento più graduale dei sacerdoti nella vita delle comunità. Per i primi cinque anni di ministero sarà anche la durata dell’ISMI, il percorso di formazione permanente dopo il Seminario, «una proposta formativa ed ecclesiale per condividere la preghiera, le gioie e le prove del ministero, per la rilettura della vita della gente e della missione della Chiesa alla luce del pensiero di Cristo».

Al termine dell’incontro, mentre il cardinale Scola si è intrattenuto nelle navate del Duomo a salutare i sacerdoti e si è raccolto in preghiera sulla tomba del cardinale Martini, i parroci presenti hanno ricevuto in dono una formella commemorativa del 1700° anniversario dell’Editto di Milano, donata dalla rivista di architettura Chiesa oggi.