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Tettamanzi, le parole e i gesti

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La famiglia

«Istituzione a cui l’umanità è debitrice»

Tettamanzi l’ha osservata da molteplici punti di vista: come soggetto sociale e come destinataria di servizi, ma soprattutto come comunità nella quale l’amore di Dio si manifesta e si incarna con forza e delicatezza

di Aldo Maria VALLIGiornalista e scrittore

20 Agosto 2017

Per il cardinale Dionigi Tettamanzi, sia nello studio e nell’insegnamento come teologo moralista, sia nell’attività di pastore, il tema della famiglia ha sempre avuto un ruolo privilegiato. Ma nei nove anni del suo episcopato milanese, se possibile, la sua attenzione si è fatta ancora più intensa.

Consapevole della centralità della famiglia e delle sue potenzialità, l’Arcivescovo l’ha osservata da molteplici punti di vista: come soggetto sociale e come destinataria di servizi (e da questa prospettiva non si è mai stancato di chiedere ai responsabili della cosa pubblica politiche più efficaci e concrete), ma soprattutto come comunità nella quale l’amore di Dio si manifesta e si incarna con forza e delicatezza.

Ha scritto il Cardinale: «Dio si rende presente nel mistero dell’amore tra l’uomo e la donna, nel quale i due diventano una carne sola (cfr Genesi 2,24). Possiamo incontrarlo nel sacramento del matrimonio e nel cuore di ogni famiglia. Possiamo trovarlo dove c’è una casa e dove nasce la vita e dove questa vita viene rigenerata per l’eternità» (Famiglia, ascolta la parola di Dio, n. 2).

L’Arcivescovo ha voluto evidenziare la bellezza e la ricchezza della famiglia cristiana fondata sul patto matrimoniale sottoscritto davanti a Dio. Lo ha fatto sulla base della certezza che la famiglia è chiamata a vivere una dimensione spiccatamente missionaria, nella Chiesa e nel mondo, con una propria competenza e responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nella trasmissione della fede.

Di qui, sul piano operativo, la decisione di affidare a una coppia di sposi (genitori di quattro figli) la gestione del Servizio diocesano per la famiglia («un segno semplicissimo e formidabile», come lo stesso Arcivescovo definì l’iniziativa), e sul piano dei contenuti il costante richiamo alla famiglia come luogo in cui l’incontro personale con Gesù alimenta la speranza.

La famiglia, tuttavia, è anche luogo di sofferenza, e Tettamanzi non ha evitato di entrare con rispetto in questa dimensione, a partire dalla realtà vissuta dagli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione, ai quali ha dedicato una lettera specifica (Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito), non per condannare o escludere, ma per esprimere senso di partecipazione e di comprensione.

Nella lettera, spiegando le ragioni della norma della Chiesa circa l’impossibilità di accedere alla comunione eucaristica, il Cardinale sottolineava infatti che essa «non esprime un giudizio sul valore affettivo e sulla qualità della relazione che unisce i divorziati risposati». Una delle testimonianze più belle della sollecitudine pastorale del cardinale Tettamanzi per tutti i battezzati.

Sulla stessa linea è Eppure tu vedi l’affanno e il dolore. Lettera alle famiglie nella prova, in cui il Cardinale, raccontando la visita a una mamma malata, l’incontro con un’anziana in difficoltà e il messaggio ricevuto dalla madre di un figlio disabile, scriveva: «Carissima famiglia, non c’è niente di quello che tu soffri che non susciti in me una commozione, un desiderio di esserti vicino, di trovare le risposte, di cercare le risorse per aiutare».

Come dimostra anche il Fondo di solidarietà Famiglia-Lavoro istituito nel 2008, quelle del cardinale Tettamanzi non sono state soltanto parole. «L’umanità a questa istituzione è debitrice», ha detto presentando le catechesi per l’Incontro mondiale delle famiglie di Milano 2012. E «questo debito chiede di essere riconosciuto. Da parte di tutti. E nei fatti».