Percorsi ecclesiali

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Sirio 26-29 marzo 2024
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Riflessione

Il Vangelo della famiglia e la penitenza della Chiesa

L’invito a guardare con speranza al futuro rivolto dall’Arcivescovo nel Pontificale dell’8 settembre fa eco alle parole pronunciate da papa Francesco in occasione del recente Incontro mondiale in Irlanda

di Pino NARDI

26 Settembre 2018
Un'immagine del viaggio di papa Francesco in Irlanda

«L’angelo di Dio ripete anche a ciascuno di noi: non tirarti indietro, non temere. Si rivolge a quelli che come Giuseppe sono laici, desiderosi di formare una famiglia secondo l’intenzione di Dio di dare un futuro alla terra, uomini e donne che si sentono circondati da uno scetticismo sul futuro, da una sorta di rassegnazione alla precarietà dei rapporti, da una inclinazione al sospetto che suggerisce di vivere di esperimenti, piuttosto che di impegni definitivi nelle relazioni affettive, nelle responsabilità genitoriali… Non tiratevi indietro, voi siete, per grazia, capaci di amare di un amore fedele. Non tiratevi indietro: voi siete, per grazia, capaci di dare la vita e di insegnare che la vita è una vocazione!». È uno dei passaggi più significativi dell’omelia dell’Arcivescovo nel Pontificale dell’8 settembre in Duomo che ha aperto il nuovo anno pastorale. Mons. Mario Delpini incoraggia in particolare le famiglie a non rassegnarsi, a guardare con speranza il futuro.

Sono parole che fanno eco a quelle pronunciate da papa Francesco all’Incontro mondiale delle famiglie, che si è tenuto a Dublino dal 22 al 26 agosto: «Il Vangelo della famiglia: gioia per il mondo», sullo sfondo l’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia.

Temi decisivi per il futuro della Chiesa e della società. Rimettendo al centro la famiglia. Un messaggio forte quello di papa Francesco, che nelle intense giornate di fine agosto ha voluto parlare al cuore di tutti. «Il perdono è un dono speciale di Dio che guarisce le nostre ferite e ci avvicina agli altri e a lui. Piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno, sono il fondamento sul quale si costruisce una solida vita familiare cristiana. Ci obbligano a superare l’orgoglio, il distacco e l’imbarazzo e a fare pace», sottolinea il Papa nel suo discorso al Croke Park Stadium di Dublino lo scorso 25 agosto. «Non esiste una famiglia perfetta; senza l’abitudine al perdono, la famiglia cresce malata e gradualmente crolla. Perdonare – evidenzia Francesco – vuol dire donare qualcosa di sé. I figli imparano a perdonare quando vedono che i genitori si perdonano tra loro. Se capiamo questo, possiamo apprezzare la grandezza dell’insegnamento di Gesù circa la fedeltà nel matrimonio». La vita familiare ha ripercussioni dirette anche nella società: «Le famiglie generano pace, perché insegnano l’amore, l’accoglienza e il perdono, i migliori antidoti contro l’odio, il pregiudizio e la vendetta che avvelenano la vita di persone e comunità». «Voi famiglie siete la speranza della Chiesa e del mondo! – esclama il Papa -. Potete contribuire a far riavvicinare tutti i figli di Dio, perché crescano nell’unità e imparino cosa significa per il mondo intero vivere in pace come una grande famiglia».

Nella sua omelia l’Arcivescovo sottolinea più volte: «Non tirarti indietro, non temere». Parole che evocano anche la necessità della Chiesa di fare penitenza per i peccati dei suoi membri, in particolare dei chierici. Anche su questo illuminanti solo le dure parole scritte da papa Francesco nella recente Lettera al popolo di Dio. «”Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme” (1 Cor 12,26). Queste parole di San Paolo risuonano con forza nel mio cuore constatando ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti», scrive Francesco. «Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità».