Sirio 26-29 marzo 2024
Share

Mondialità

I Salesiani da Sesto San Giovanni nel cuore dell’Africa

Operatori, allievi e genitori del Centro di formazione professionale “in missione” a Tonj, in Sud Sudan, il Paese più giovane e povero del mondo

10 Luglio 2018

Da otto anni ragazzi, genitori, ex allievi e collaboratori del Centro di formazione professionale dei Salesiani di Sesto San Giovanni, insieme ai volontari di Tonjproject onlus, scelgono di stare dalla parte dei più poveri portando il loro aiuto alla missione di Tonj, in Sud Sudan. Due mesi di vacanze scolastiche alternative in cui conoscere, imparare e mettere in campo le competenze, non solo professionali, imparate alla scuola di don Bosco.

Quest’anno dalle Opere Sociali Don Bosco di Sesto sono partiti per il Sud Sudan sei allievi frequentanti il percorso termoidraulico, elettrico e motoristico e due genitori. Il progetto, da ormai otto anni, coinvolge anche gli ex allievi della casa salesiana di Treviglio (Bg) e i volontari della Vallecamonica (Bs). Ad accompagnare i ragazzi c’è don Omar Delasa, salesiano di don Bosco e legale rappresentante della Onlus Tonjproject e personale sanitario volontario.

L’obiettivo della spedizione missionaria è quello di portare aiuto all’ospedale che l’associazione ha costruito e inaugurato ufficialmente il 26 luglio 2014 grazie al prezioso contributo della famiglia Pesenti di Bergamo, che ha voluto così onorare il ricordo dei cari Carlo e Rosalia.

Ai volontari è riservato il compito della manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura dell’ospedale e della piccola casa dei volontari, soprattutto nella loro parte impiantistica. I ragazzi della Formazione professionale di Sesto hanno studiato e realizzato l’impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica così come l’impianto di potabilizzazione dell’acqua del pozzo; il tutto nella desolata e sterminata savana. A Tonj i volontari si riscoprono muratori, idraulici, carpentieri, elettricisti, infermieri, agricoltori e allevatori.

L’Associazione Tonjproject Onlus

Dal 2008 l’Associazione Tonjproject lavora a Tonj, in Sud Sudan facendosi carico soprattutto dei progetti sanitari della missione dei Salesiani di Don Bosco. In questi anni l’impegno è stato finalizzato a migliorare le condizioni di salute e di vita degli abitanti del Sud Sudan, creando un polo sanitario di qualità, accessibile ed equo, che risponda alle necessità soprattutto di donne e bambini.

Oggi a Tonj l’ospedale intitolato alla memoria di padre John Lee e al ricordo di Carlo e Rosalia Pesenti offre:

  • servizi clinici di base (pronto soccorso, ambulatorio vaccinazioni, laboratorio analisi e ambulatorio dei pazienti esterni in grado di garantire cura e assistenza a circa 200 pazienti al giorno);
  • servizio di ostetricia e ginecologia in grado di affrontare le più frequenti emergenze medico chirurgiche della gravidanza, del parto e del puerperio;
  • servizio di pediatria in grado di salvaguardare con successo la salute dei pazienti in età pediatrica garantendo le cure necessarie in caso di emergenze e di patologie pediatriche necessitanti un ricovero ospedaliero.

Da quest’anno l’associazione sta creando i presupposti per la nascita di un servizio di chirurgia d’urgenza e di base e un servizio di telemedicina per lo studio e la prevenzione delle malattie cardiache in età pediatrica.

L’ospedale dispone di circa una quarantina di posti letto, una sala operatoria, una sala parto, ambulatori, laboratorio analisi e una piccola, ma ben fornita farmacia. Tutto il personale, fatta eccezione per le Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani, è sud sudanese. In questi anni l’associazione ha investito soldi e forze su programmi di formazione e aggiornamento del personale sanitario. Sono inoltre stati organizzati momenti di educazione sanitaria e sensibilizzazione della comunità sul problema delle malattie infettive in collaborazione con la grande scuola primaria e secondaria che i Salesiani di Don Bosco gestiscono a Tonj.

Il contesto generale

In seguito alla vittoria (98,83%) nel referendum sull’autodeterminazione tenutosi il 9 gennaio del 2011, il Sud Sudan è divenuto formalmente una Repubblica presidenziale federale. Con capitale Juba, è il più recente stato africano, in quanto, da regione autonoma del Sudan, ha raggiunto l’indipendenza da quest’ultimo il 9 luglio 2011, divenendo ufficialmente il 54° Stato africano, nonché l’unico istituitosi al di fuori della Conferenza di Berlino del 1884/85. Dal 14 luglio 2011 è diventato il 193° Paese membro delle Nazioni Unite.

La lotta per l’indipendenza dal Nord del Sudan ha avuto origine già negli anni Cinquanta del secolo scorso e si è esacerbata in due vere e proprie guerre civili che hanno provocato circa due milioni e mezzo di vittime e milioni di rifugiati. Dal 2013, dopo due anni dall’indipendenza nazionale, il Sud del Sudan si trova in un clima di guerra civile per la seconda volta in pochi anni; una situazione disastrosa sia per l’unità del Paese, sia per le condizioni in cui la popolazione è costretta a vivere. La guerra civile è tutt’oggi in atto. Inefficaci sono stati i trattati di pace stipulati in questi ultimi anni.

Attualmente si riscontra:

  • popolazione stimata: circa 12 milioni di abitanti;
  • il 51% degli abitanti vive sotto la soglia di povertà (1 USD/die);
  • solo il 5% dei bambini completa il ciclo di istruzione primaria;
  • il 91% della popolazione non dispone di servizi igienici;
  • il 52% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile;
  • 1,83 milioni di sfollati all’interno del Paese (fonte OCHA);
  • 1,29 milioni di rifugiati nei Paesi confinanti;
  • 212.000 persone sotto la protezione delle UN (fonte UNMISS);
  • l’attuale livello IPC (Integrated Food Security Phase Classification) mostra una situazione molto critica che, in alcune aree, potrebbe diventare drammatica.

Le categorie più vulnerabili sono donne e bambini, questi ultimi spesso oggetto di gravissime violazioni dei diritti umani in quanto arruolati come bambini soldato o rapiti. Un altro problema che incombe su questi poveri innocenti è la schiavitù, un fenomeno che è ancora largamente diffuso nei Paesi del cosiddetto Terzo mondo. I bambini, di solito, vengono venduti ai ricchi signori di Khartoum o, nella maggior parte dei casi, vengono reclutati dai partiti in guerra per operazioni di guerriglia o per ripulire i campi minati.