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Intervista

I new media in aiuto all’inclusione sociale

Lucia Boccacin, sociologa della Cattolica, coordina l’indagine su relazioni e “social” nella Chiesa, che in queste settimane coinvolge i parroci: «L’annuncio evangelico è basato principalmente sull’incontro diretto e personale, ma oggi deve confrontarsi con gli strumenti digitali e la loro efficacia nell’estendere occasioni di proposta pastorale»

15 Dicembre 2019
Lucia Boccacin

Creare tessuti comunitari nelle parrocchie anche grazie ai social media. Scoprire se questa è una possibilità reale è il focus della ricerca “Le relazioni sociali al tempo dei personal media nella realtà ecclesiale italiana. Soggetti, reti e opportunità di intervento pastorale, comunitario, educativo”, promossa da un’équipe interdisciplinare coordinata da Lucia Boccacin, docente di Sociologia delle comunità all’Università Cattolica, alla quale abbiamo chiesto di raccontare i contenuti dell’indagine.

Quando è nata l’idea di questa ricerca?
La ricerca è stata pensata nel 2018 come “Progetto di rilevante interesse per l’Ateneo”, con l’obiettivo di indagare i legami sociali e la loro generatività con particolare riferimento alle esperienze pastorali. Il progetto, della durata di tre anni, con il contributo dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, coinvolge le parrocchie in quanto soggetti che costruiscono relazioni interpersonali importanti. L’intento è quello di capire come i social media possono diventare una risorsa interessante nella rete di persone, famiglie, organizzazioni prosociali e istituzioni.

I new media dunque come un aiuto all’inclusione sociale?
Sì. In particolare vogliamo comprendere se e come i nuovi media possano rafforzare i legami e includere nella comunità. Infatti nella realtà ecclesiale italiana l’annuncio evangelico è basato principalmente sull’incontro diretto e su una proposta personale, ma si confronta oggi con i media digitali, con la loro efficacia nell’estendere occasioni di proposta pastorale. Immaginiamo che possono avere una valenza connettiva in grado di concorrere all’empowerment di relazioni durevoli e al perseguimento del benessere dei singoli, delle famiglie, delle loro comunità di riferimento.

La ricerca utilizza come strumento un questionario…
Il questionario si rivolge in primis a circa mille parroci sul territorio nazionale o altri soggetti che gli stessi parroci vogliano coinvolgere nelle risposte. L’abbiamo inviato online a metà novembre e confidiamo di ricevere al più presto risposte da tutti i destinatari, in modo da poter cominciare l’analisi all’inizio del prossimo anno.

Su quali contenuti vengono interrogati i parroci?
Il questionario indaga innanzitutto quanto, secondo la percezione del parroco, le relazioni “in presenza” all’interno della parrocchia possano avvalersi dei social media. L’attenzione va in particolare, per esempio, a quelle realtà geograficamente non molto agevoli come alcuni Comuni di montagna, dove è disponibile un solo parroco che non riesce a celebrare la domenica in ogni parrocchia. Ma anche le città dove le famiglie con genitori lavoratori sarebbero più facilmente agevolati nell’organizzazione delle attività dei figli in parrocchia attraverso l’uso dei social.

Quali i passi successivi alla raccolta dei dati?
Il progetto vorrebbe mettere a punto una metodologia di intervento che trovi nelle tecnologie digitali una leva decisiva nel lavoro di ri-allestimento delle reti sociali afferenti alle comunità ecclesiali. Inoltre l’idea è quella di ipotizzare la formazione di figure che possano creare, rilanciare, potenziare contesti comunitari a livello ecclesiale sotto il profilo sociale, organizzativo, digitale. Infine si potrebbero sviluppare strumenti, dispositivi e strategie di intervento che, grazie alle tecnologie digitali, supportino e promuovano le relazioni sociali ai diversi livelli. (e.g.)

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