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Famiglia e diaconia/2 MINISTERO FAMILIARE E MINISTERO DIACONALE: “UN CUORE INDIVISO”

9 Ottobre 2007

Se ogni coppia cristiana ha la missione di manifestare il mistero dell’amore di Cristo per la sua Chiesa, l’ordinazione diaconale dello sposo apporta un cambiamento specifico a questa missione. Ora, una delle caratteristiche essenziali del matrimonio come Dio lo ha concepito, quella sulla quale insiste il Cristo, èil segno dell’alleanza di Dio con l’umanità.

Gesù assume su di sé l’esperienza biblica dell’alleanza e la conduce alla sua perfezione. Egli si presenta come lo sposo col quale si vive con gioia (Mt 9,15); come lo sposo che a Cana, offre il vino rigeneratore della salvezza che mancava alla riuscita delle nozze (Gv 3,29); come lo sposo atteso che porterà a termine la salvezza (Lc 12,35-38).

La relazione simbolica tra il significato del matrimonio e la costituzione della Chiesa è dunque fondamentale. Una crisi del matrimonio attenta direttamente al mistero della Chiesa.

Perciò Paolo può dire ai mariti: “amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa” (Ef 5,25-26). Tutte le coppie cristiane ricevono la missione di manifestare questo mistero; e in particolare, al centro di esse, le coppie con i diaconi che sono più ecclesialmente “esposte”.

Quindi la simbologia propria del marito ha un senso in rapporto al ministero diaconale nella Chiesa secondo due ragioni.

In primo luogo, la concezione biblica del popolo di Dio. Nell’AT e nel NT, il popolo di Dio è allo stesso tempo popolo e famiglia. La Chiesa è un popolo – famiglia. Così, nel NT, quando si tratta delle strutture della famiglia, si tratta al tempo stesso di quelle della Chiesa.

Seconda ragione: dall’ascensione, il Cristo è presso il Padre. Allora, in che modo è ancora visibilmente presente e agisce nella Chiesa? Gesù stesso ci ha dato la risposta, scegliendo i suoi apostoli e inviandoli fra le nazioni per fare ciò che egli stesso ha fatto (Mt 28,18-20). Gesù è presente alla sua Chiesa come pastore, come capo, come sposo, con i suoi apostoli e i loro successori. Il ministero sacramentale riceve la missione ed il potere di rendere percettibile la relazione del Cristo con la sua Chiesa.

Il vescovo sceglie il diacono e lo ordina come collaboratore perché manifesti ed eserciti la missione di rendere percettibile ai cristiani che il Cristo oggi agisce, tramite i ministri ordinati, come uno sposo che ama la sua Chiesa. Il matrimonio del diacono diviene un segno dell’unico e fedele amore del Cristo per la sua Chiesa.

Allora due segni mostrano che vi è un cambiamento ed al contempo indicano una carica simbolica supplementare, annessa al carattere dell’ordine, che segna il diacono-sposo. Il primo segno: secondo la più antica tradizione, in occidente come in oriente, colui che è stato ordinato diacono non può, se rimane vedovo, risposarsi.

Il secondo segno: durante un’azione liturgica, il diacono non è più con la sua sposa e i suoi figli nell’assemblea; è nel presbiterio, in vesti liturgiche, per adempiere alla sua funzione dinanzi all’assemblea. Molte spose avvertono questa separazione con un senso di disagio.

Paolo, allorquando enumera le esigenze da rispettare per la scelta dei diaconi, ci dice che «i diaconi siano dignitosi.Allo stesso modo le donne siano dignitose… I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie» (lTm 3,8.11-12).

Bisogna, dunque, scegliere uomini conosciuti come buoni mariti e buoni padri di famiglia, poiché meglio è vissuto il matrimonio, meglio si manifesta ciò che è il diacono nella chiesa.