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29 settembre - 1° ottobre

Esposta a Firenze l’urna del beato don Gnocchi

Dopo la messa presieduta dall'arcivescovo monsignor Giuseppe Betori nella basilica di San Lorenzo, altre iniziative in programma nei giorni successivi

23 Settembre 2011

L’urna con i resti mortali del beato don Carlo Gnocchi sarà a Firenze, nella Basilica Collegiata di San Lorenzo, da giovedì 29 settembre a domenica 1° ottobre. L’esposizione straordinaria dei resti mortali dell’indimenticato “padre dei mutilatini” prepara l’inaugurazione, il 22 ottobre prossimo, del nuovo e modernissimo Centro di riabilitazione che la Fondazione Don Gnocchi ha realizzato in località Torregalli e dove sono già stati trasferiti i pazienti ospiti della storica struttura di Pozzolatico, avviata dallo stesso don Gnocchi nei primi anni Cinquanta.

L’urna arriverà in città alle 16,30 di giovedì 29 settembre, accolta solennemente dalle autorità cittadine. Alle 17, nella Basilica di San Lorenzo, la più antica chiesa della città, consacrata nel 393 da sant’Ambrogio, l’Arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, presiederà una solenne celebrazione eucaristica.

Il corpo del beato don Gnocchi, costantemente vegliato da un picchetto d’onore degli alpini delle sezioni toscane dell’Ana, rimarrà esposto alla venerazione dei fedeli fino sabato 1° ottobre (orari visite: dalle 10 alle 19). La celebrazione di commiato, presieduta dal vescovo ausiliare di Firenze, monsignor Claudio Maniago, sarà invece domenica 2 ottobre, alle 11.

È la prima volta che le spoglie del beato don Gnocchi lasciano la terra lombarda. Soltanto in altre due occasioni l’urna ha lasciato Milano: in occasione dell’Adunata Nazionale degli Alpini a Bergamo, nel maggio del 2010, e poi a Como, nel novembre sempre dello scorso anno, per il 90° della locale sezione Ana.

L’urna in cristallo di due metri di lunghezza per quasi 500 chili di peso è stata realizzata dallo scultore orafo Lineo Tabarin di Verona ed è impreziosita da inserti in ottone, lapislazzuli e castoni che riproducono i luoghi e i momenti più significativi della vita di don Carlo, attraverso la riproduzione di sei stemmi: quello di Papa Benedetto XVI, del Cardinale Dionigi Tettamanzi, della Fondazione Don Gnocchi, dell’Associazione Nazionale Alpini, del Comune di San Colombano al Lambro (luogo di nascita) e del Comune di Milano (luogo dove è avvenuta la morte), oltre allo stemma originario dell’allora Fondazione Pro Juventute (1952).

Spettacolo teatrale
Inoltre, nella serata di venerdì 30 settembre, alle 21, al Teatro Verdi, verrà messo in scena lo spettacolo “Angeli”, a cura del Centro culturale di Teatro (regia di Pietro Bartolini), intelligente rievocazione della vita e delle opere di tre autentici giganti della carità: il beato don Carlo Gnocchi, don Giulio Facibeni e l’indimenticato sindaco Giorgio La Pira.

L’esposizione dell’urna del beato don Gnocchi, resa possibile grazie alla collaborazione tra le diocesi di Milano e Firenze,  è certamente un evento importante e significativo per la città e il territorio, occasione di riflessione e approfondimento sulla straordinaria attualità dell’insegnamento del sacerdote milanese, certamente una delle figure più affascinanti della storia italiana del secolo scorso.

Biografia
Nato a San Colombano al Lambro (Milano) il 25 ottobre 1902, Carlo Gnocchi viene ordinato sacerdote nel 1925. Assistente d’oratorio per alcuni anni, è poi nominato direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga di Milano, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Allo scoppiare della guerra si arruola come cappellano volontario e parte, prima per il fronte greco-albanese, e poi – con gli alpini della Tridentina – per la campagna di Russia. Nel gennaio del ’43, durante l’immane tragedia della ritirata del contingente italiano, si salva miracolosamente. Ed è in quei giorni che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura in lui l’idea di realizzare una grande opera di carità, che troverà compimento, a guerra finita, nella Fondazione Pro Juventute. Nei collegi aperti in tutta Italia (tra i quali la villa di Pozzolatico), accoglie orfani di guerra, mutilatini, mulattini e poi poliomielitici,  assicurando loro – grazie al prezioso coinvolgimento delle istituzioni civili ed ecclesiali e alla mobilitazione dell’opinione pubblica con iniziative fantasiose e clamorose – assistenza, cure mediche, scuole e formazione professionale, in un progetto di recupero e integrazione sociale straordinario e innovativo in anni nei quali le discipline riabilitative stavano muovendo i primi passi. Muore il 28 febbraio 1956. L’ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti quando ancora in Italia il trapianto d’organi non era regolato da apposite leggi.

Nel testamento, chiese di poter essere sepolto accanto ai suoi ragazzi, nella cappella del centro pilota di Milano che non riuscì a vedere completato e dove è rimasto fino al giorno della solenne beatificazione, il 25 ottobre 2009, quando oltre 50 mila fedeli gli resero omaggio in una piazza Duomo trasformata in autentica cattedrale a cielo aperto. 

Lo scorso anno, in occasione del primo anniversario di beatificazione, l’allora Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha solennemente consacrato e dedicato a don Carlo il santuario che la Fondazione ha realizzato accanto al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano. Qui l’urna con i resti mortali di don Carlo è stata definitivamente traslata ed è da allora meta di visite e pellegrinaggi continui.