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Caritas ambrosiana

Doposcuola parrocchiali, parte il progetto “Nessuno resti indietro”

Un alunno su due non riesce a seguire le lezioni on line e uno su cinque non possiede un pc. Una raccolta fondi per aiutare mille bambini e adolescenti di famiglie in difficoltà a superare il digital divide e formare i volontari nella didattica a distanza. Prime assegnazioni grazie alla donazione di un’azienda

30 Maggio 2020

Un alunno su due non riesce a seguire le lezioni a distanza. Uno su cinque non possiede un pc, un tablet o una connessione internet. È quanto emerge dai colloqui con un campione di responsabili dei 302 doposcuola parrocchiali della Diocesi di Milano, realizzati durante la quarantena dovuta al Covid-19 dagli operatori dell’area minori di Caritas Ambrosiana. 

Dalle interviste compiute emerge che le più penalizzare sono le famiglie più numerose che hanno dovuto condividere gli strumenti tecnologici tra i figli in spazi abitativi ridotti; le famiglie economicamente più fragili, ulteriormente impoverite dall’interruzione o dalla perdite del lavoro per il lockdown; le famiglie meno attrezzate culturalmente, che non sono riuscite ad assistere adeguatamente i figli nello svolgimento dei compiti assegnati dagli insegnanti, nei casi in cui per le modalità con cui si sono svolte le lezioni a distanza, era necessario un loro significativo supporto.

Poiché realizzata in modo eterogeneo dai singoli maestri e docenti la didattica a distanza ha comportato un aumento delle disuguaglianze nell’apprendimento che può favorire, secondo gli operatori della Caritas Ambrosiana, il rischio dell’abbandono scolastico.

Da questo contesto è nato il progetto “Nessuno resti indietro” contro la povertà educativa e il digital divide. L’iniziativa intende coinvolgere in maniera attiva i doposcuola parrocchiali per supportare quelle famiglie i cui figli hanno sviluppato lacune in questi mesi di lockdown e le vuole attrezzare ad affrontare meglio la didattica a distanza, che probabilmente continuerà a essere praticata anche alla ripresa delle scuole a settembre e in ogni caso può diventare una forma di sostegno didattico complementare a quello fornito dagli stessi doposcuola con le lezione in presenza.

Il progetto prevede tre azioni, indentificate dall’acronimo “rap”: (r)idurre il gap tecnologico, (a)ccompagnare relazioni educative che integrino la tecnologia, (p)revenire la dispersione scolastica.

La prima di queste azioni (ridurre il gap tecnologico) è iniziata in questi giorni con la fornitura in comodato gratuito di pc portatili agli alunni e studenti che frequentano i doposcuola parrocchiali. I destinatari dell’intervento sono le famiglie numerose e i genitori soli con più figli, in situazione di povertà, soprattutto nelle aree periferiche urbane e metropolitane. Oltre al dispositivo tecnologico le famiglie ricevono l’assistenza a distanza dei ragazzi nella partecipazione alle lezioni on-line e nel sostegno rispetto allo svolgimento dei compiti offerta dai volontari degli stessi doposcuola che frequentano. Al momento sono già stati assegnati i primi 25 pc per una spesa complessiva di 10mila euro grazie alla donazione di un’azienda. Ma l’obiettivo è di arrivare a 200 device per raggiungere una platea di mille minorenni.

Per sostenere questa azione (dal valore economico di 100mila euro) Caritas Ambrosiana ha lanciato la raccolta fondi “Nessuno resti indietro” sul conto corrente IT82Q0503401647000000064700 presso la Banca Popolare di Milano, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, indicando nella causale “Nessuno resti indietro”.

Inoltre, allo scopo di prevenire l’abbandono scolastico, saranno supportati i doposcuola che durante i mesi estivi, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, si dedicheranno in sinergia con gli oratori, al supporto educativo dei ragazzi resi maggiormente vulnerabili dall’emergenza.

Infine, per accompagnare relazioni educative a supporto della tecnologia, saranno ideati nuovi moduli formativi per educatori e volontari allo scopo di integrare le competenze relazionali e didattiche del lavoro in presenza con quelle mediate dalle tecnologie, facendo tesoro delle buone prassi già sperimentate in questi mesi da alcuni doposcuola della diocesi.

«Tra le povertà, una delle più odiose è proprio quella educativa, perché trasferisce le disuguaglianze sociali da una generazione all’altra. Con questo progetto lanciamo un ambizioso piano di sostegno per fronteggiare il fenomeno reso evidente e ancora più drammatico da questi mesi di blocco per il Covid-19», dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.  

Secondo l’ultimo censimento realizzato nel 2016 i doposcuola parrocchiali sono 302, sono frequentati da circa 10mila ragazzi. Quasi il 90% degli utenti dei doposcuola è costituito da alunni delle elementari e delle medie, il 10% (una percentuale doppia rispetto al 2010 data del precedente rapporto) proviene anche dalle scuole secondarie di secondo grado (in genere il biennio delle ex superiori) dove più frequenti sono i casi di abbandono. I bambini e gli adolescenti che frequentano i doposcuola sono oggi prevalentemente di origine straniera (57,8%) e in molti casi provengono da famiglie che hanno problemi economici (per il 34,6%) o di lavoro (per il 26,1%).

 

I dati in sintesi

Ecco i dati sui doposcuola parrocchiali raccolti nell’estate del 2016 su un campione di 116 doposcuola (pari a oltre un terzo del totale)

302 doposcuola (erano 267 nel 2010)
45% per iniziativa del parroco
51% per iniziativa dei volontari
61% nei locali degli oratori
48,3% aperti almeno 4gg

Circa 10.000 ragazzi seguiti (stima)
52% scuola primaria
34,2% scuola secondaria
10,5% scuola secondaria di secondo grado (superiori) (erano il 5,1% nel 2010)
57,8% immigrati (erano il 41% nel 2010)
12,7% ragazzi con disturbi specifici nell’apprendimento
1% disabili

Circa 5mila volontari (stima)
67,9% donne
56-70 anni (38,3%), 15-19 anni (22,3%), 30-55 anni (16,4%) (erano il 25,2% nel 2010)

Attività
Il 23,3% dei doposcuola aiuta i ragazzi a svolgere i compiti
Il 18,8% cerca di colmare le lacune

Organizzazione
Il 34,5% dei doposcuola ha un coordinatore assunto e retribuito (erano il 25,3% nel 2010)
Il 56,9% riceve finanziamenti
Dal Comune il 35,3%
Dalle Fondazione private il 28,4%
Dalle famiglie dei ragazzi il 17,2%
Dalle parrocchie il 7,8%
Stretta collaborazione con le scuole: il 67% dei frequentati sono inviati dagli insegnanti
Il 54,3% propone corsi di formazione ai volontari

Famiglie di provenienza dei frequentanti
Il 34,6% ha problemi economici
Il 26,1% ha problemi di lavoro

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