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Dall’esperienza della Comunità di Caresto “C’È UN TEMPO PER AMARE”

9 Ottobre 2007

di Luisa Bove

«Al termine della nostra vita o nel momento di fare un bilancio della nostra esistenza, ci ricorderemo con soddisfazione del tempo che abbiamo vissuto come un dono e dal quale, come ogni buon artista, abbiamo ottenuto un “capolavoro” di giornate, intense, faticose, talvolta difficili. E ci vergogneremo del tempo usato male o addirittura perso». È quanto si legge in “C’è un tempo per amare”, un libro dedicato al tema del tempo realizzato dalla Comunità di Caresto, che da oltre 15 anni è impegnata nella pastorale familiare.

Il volume si articola in 11 schede di alcune pagine ciascuna sugli aspetti più diversi, sempre riguardanti il tempo. Così ad esempio si parla dell’uso del tempo, non senza citare il famoso testo del Qoelet. Il vero problema però non avere più o meno tempo, ma è come lo si vive o lo si subisce. «Poco saggio», si legge, «è colui che nel cogliere l’attimo non è attento al suo progetto di vita, ai suoi valori guida, che finisce per banalizzare così la sua vita».

Ma nella vita dell’uomo, anzi del cristiano, occorre anche tener conto del tempo da dare a Dio. La domenica infatti «non è soltanto tempo di riposo», né tanto meno riconducibile solo «ad andare a messa». Inoltre «rimettere Dio al primo posto fa sì che la dignità e grandezza dell’uomo ritrovino il primo posto». La vita però riserva anche delle difficoltà, ma non è indifferente il modo in cui si affrontano. Nel linguaggio popolare infatti «la crisi è vista solo come un danno». Eppure «non accettare la crisi può significare che non si ha mai voglia di cambiare e migliorare. Meglio adattarsi a un “menage” scarso che accettare di lavorare e mettersi in discussione per cercare il meglio».

Molti dicono di non avere tempo per fare una visita all’amico ammalato o parente in difficoltà; tempo per migliorare la buona relazione con il proprio coniuge o con i figli; tempo per la propria formazione, per la preghiera, per la lettura di un buon libro… Ma «alcune attenzioni possono essere preziose per “trovare” il tempo». Ci sono per esempio nella giornata dei “tempi morti” che invece potrebbero essere usati con intelligenza, pur senza affannarsi. Quando si è in fila, si fa anticamera dal dottore o si viaggia in autobus è possibile per esempio approfittare per leggere un articolo, un libro, un breve testo.

L’ultima scheda affronta il tempo “ordinario” e “straordinario” con chiaro riferimento ai tempi liturgici. «Quante tentazioni di andare a cercare “cose straordinarie da fare (in parrocchia, nelle associazioni, in piazza, in politica, nel successo…) perché l’ordinario ci appare così poco gratificante». Eppure la nostra spiritualità laicale e familiare «ci porta a far bene l’ordinario», che non lo è poi così tanto. Forse a volte è sbagliato il punto di partenza perché «l’ordinario e il quotidiano quando è vissuto davvero bene è già diventato speciale, cosa straordinaria, tempo divino».

L’ultima parte del libro è dedicata ad alcune riflessioni e testimonianze utile per un confronto in gruppo o per un approfondimento personale. Ognuna delle 11 schede proposte contengono alcune domande che anch’esse possono diventare un utile spunto per il dibattito.

Comunità di Caresto
“C’è un tempo per amare”
Gribaudi, Milano 2006
112 pagine, 7,50 euro