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Buccinasco

«Dalla periferia un fermento
di rinnovamento»

Nella celebrazione eucaristica per la festa patronale della città l'Arcivescovo rilancia l'impegno della testimonianza, personale e comunitaria, in tutti gli ambiti di vita

di Paolo BOVIO

15 Settembre 2013

Non ha fermato né il Cardinale né l’entusiasmo dei tantissimi fedeli accorsi ad accoglierlo, la pioggia caduta su Buccinasco durante la celebrazione eucaristica per la festa patronale della città. Al suo arrivo l’Arcivescovo ha trovato la piazza della Chiesa antica di Romano Banco – sede della celebrazione – stracolma dei fedeli delle due parrocchie, Santi Gervaso e Protaso in Santa Maria Assunta e Maria Madre della Chiesa, che formeranno la futura comunità pastorale.

“Se la visita al popolo è l’attività che l’Arcivescovo predilige perché rinvigorisce il suo ministero – ha affermato il parroco don Maurizio Braga in apertura della celebrazione, citando le parole pronunciate dal cardinale Scola domenica scorsa a Gazzada -, la nostra comunità è qui riunita perché l’Arcivescovo la rinvigorisca nella fede”. Dal palco montato nella piazza il Cardinale ha iniziato la sua omelia rifacendosi alla storia recente di Buccinasco: “Città che è in pochi anni è esplosa, passando da qualche centinaio a oltre 26mila abitanti e in cui si sono mescolate persone provenienti da ogni regione d’Italia. A questi fenomeni la Chiesa ha risposto con un fermento vivo, attraverso le due parrocchie della città. Con stili diversi, talora in comprensibile dialettica, ma mai disunite, perché le differenze di opinione non devono impedire la comunione fraterna”.

L’Arcivescovo ha poi commentato le letture bibliche appena proclamate. A partire dalla provocazione del profeta Isaia: “Il Signore richiama il popolo alla sua responsabilità: ha dato ‘molestia’ a Dio, lo ha ‘stancato’. Siamo capaci di riconoscere che nel nostro quotidiano facciamo lo stesso? Questa è la tentazione grande per noi uomini e donne postmoderni – ha sottolineato Scola -: la tiepidezza, il vivere non mossi da Dio, senza sentire l’esigenza del dinamismo che Lui ci comunica. Come se Lui non ci fosse”. Il passo, ha evidenziato il Cardinale, termina però parlando di misericordia. “E nel brano della Lettera agli Ebrei ne scopriamo le condizioni: volgere e tenere fisso lo sguardo a Gesù, l’Uomo nuovo, nato da Maria santissima, che oggi celebriamo come vostra patrona. E poi lottare contro il peccato, ‘fino al sangue’. Ecco allora che, se riconosciamo il nostro limite e accogliamo la misericordia di Dio, il Signore ci permette di ritrovare il Suo sguardo: cioè riscopriamo la bellezza, la bontà, la verità del vivere da cristiani. Questo ci rende testimoni: è il tema dell’Evangelo che abbiamo ascoltato, la testimonianza”.

Pesanti scrosci di pioggia hanno costretto il Cardinale a ridurre il suo intervento – “Dopo tanto caldo questa pioggia è una benedizione!”, ha detto l’Arcivescovo con una battuta -, perciò prima del saluto finale Scola ha completa il suo pensiero fissando di nuovo l’attenzione sulla testimonianza, al centro della proposta pastorale per l’anno 2013-2014. “Se ritroviamo quello sguardo di cui ci hanno parlato le letture, possiamo percorrere le vie dell’umano. Cioè tutti gli aspetti della vita: gli affetti, il lavoro, il riposo. Possiamo testimoniare il modo cristiano di vivere queste dimensioni a tutti gli uomini: non ci sono bastioni da difendere, ma vie da percorrere! Nella quotidianità, perché è lì che si esprime la concretezza del cristianesimo”. Questo il senso della proposta pastorale, che “non è un progetto, ma una proposta, poiché rivolta in libertà, da uomo a uomini, e da accogliere in libertà”, ha sottolineato Scola, invitando ciascuno a prenderla sul serio. “La lettera pastorale che ho scritto è indirizzata non solo alle comunità, ma è anche personale, rivolta a ciascuno di voi”. Una lettera, spiega l’Arcivescovo, la cui intuizione nata nell’ottobre 2012 è stata “ingigantita” dai primi mesi di ministero di papa Francesco. Con cui l’Arcivescovo si trova in totale sintonia quando afferma che “il rinnovamento del nostro Paese verrà dalla periferia. Sono convinto che se tutti voi vi unite in questo impegno di testimonianza ne verrà un fermento per questa città, che è una risorsa importante nel cordone periferico di Milano”. Un fermento per tutta la comunità, a livello sia religioso sia civile, secondo quel senso proprio dell’ambrosianità richiamato dal Cardinale anche nella sua lettera pastorale.