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Milano

Dal Concilio la spinta
alla comunione ecclesiale

In Sant’Ambrogio la Veglia diocesana di preghiera nel 50° dell’avvio del Vaticano II. Monsignor Delpini: «Il vero frutto di quell’evento è l’esperienza spirituale»

di Martino INCARBONE

12 Ottobre 2012

«La bussola che ora consegno a voi ragazzi è un segno affinché il vostro e nostro cammino di Chiesa sia bene orientato sulle strade indicate dal Concilio». Oltre alla bussola, il Vicario generale monsignor Mario Delpini ha consegnato, insieme ai rappresentanti di associazioni e movimenti della Chiesa ambrosiana, alcune lampade accese ai giovani dell’Azione Cattolica in partenza per il pellegrinaggio alla scoperta dei testimoni del Concilio Vaticano II. Ieri sera, la luce di queste lampade accese nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, si è collegata idealmente con la luce delle fiaccole accese dall’Azione Cattolica in piazza San Pietro a Roma per ricordare il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e l’apertura dell’Anno della Fede.

Dalle 20 la Basilica ha cominciato a riempirsi di fedeli, riuniti per ricordare nella preghiera l’evento del Concilio. «Una chiesa di popolo riunita, con i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti presenti nella diocesi: questo è solo il primo passo di un cammino di cui l’Ac si vuole prendere carico – spiegava Gianluigi Pizzi, vicepresidente di Azione Cattolica, poco prima che inizi la veglia -. Questa sera si è ricreato un clima tipico del Concilio, un clima di comunione ecclesiale forte per riscoprire la fede. La pluriformità nell’unità, come ricorda il nostro Arcivescovo, è una delle più grandi ricchezze della nostra chiesa, da custodire come un tesoro».

E la ricerca di comunione è andata anche oltre i confini della Chiesa cattolica, perché durante la Veglia ha preso la parola anche l’archimandrita Teofilatto Vitsos, presidente del consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, che ha definito il Vaticano II «una chiamata a tutti gli uomini per comunicare a tutti gli uomini che la Chiesa è aperta! Una chiamata ai ministri per ricordare che il loro ministero è un servizio. Una chiamata a tutte le Chiese Cristiane per spronarle alla pace e a trovare l’unità».

La Veglia è stata costruita attorno a tre momenti: conoscere, accogliere e testimoniare. Nel primo momento nella Basilica sono risuonate le parole registrate di Giovanni XXIII e di Paolo VI all’apertura e chiusura del Vaticano II, insieme ad alcuni brani delle costituzioni del Concilio.

Le parole del Vicario generale

Il secondo momento è stato caratterizzato dalla lettura della Parola di Dio e dalle parole del Vicario generale. Monsignor Delpini ha iniziato il suo intervento descrivendo la situazione di un viaggiatore in un paese straniero: ne ammira le bellezze, si stupisce e si emoziona per le novità, ma, non conoscendo la lingua, non riesce a comprenderne l’anima profonda. «Anche per il Concilio si corre il rischio di avere lo stesso atteggiamento dello straniero: si leggono volentieri i documenti, si ascoltano con emozione i testimoni. Tutto è interessante, ma qualche volta si ha l’impressione che sia una vecchia fotografia che si guarda con nostalgia. Come lo straniero, ne apprezziamo la bellezza, ma facciamo fatica a capirci. Allora quando il Concilio porta frutto?», si è chiesto il Vicario generale. «Le letture e l’ascolto dei testimoni portano frutto quando diventano autentica esperienza spirituale, quando è lo spirito stesso che ispira i lettori: e i frutti sono molteplici. Una grande libertà, anzitutto: libertà per la Chiesa dall’ossessione di essere moderni e simpatici; libertà dal puntiglio di avere ragione; libertà di essere poveri e lieti per non dover mendicare la popolarità. In secondo luogo, il Concilio porta il frutto di una grande simpatia per l’uomo: il peccato esterno e interno alla Chiesa non basta a spegnere la simpatia che i cristiani sentono per i loro fratelli. E da ultimo il Concilio porta il frutto di una contemplazione stupita per la Chiesa, come una sposa adorna per il suo sposo».

Il terzo momento della veglia , testimoniare, è stato l’ideale passaggio del tesoro del Concilio dagli adulti ai giovani, attraverso il segno della bussola e delle lampade accese. Questo profondo legame tra le generazioni era chiaramente visibile tra i fedeli riuniti nella basilica. Tra i banchi e nelle navate laterali, capelli bianchi e volti giovani. Giancarlo Micozzi, 24 anni, studente di economia, ci spiegava: «Sono venuto con una decina di coetanei. Siamo della parrocchia della Certosa di Garegnano e siamo qui questa sera perché invitati da un nostro amico, Luciano Rossi». Luciano è del 1939 e con la sua presenza e la sua energia testimonia direttamente quanto scritto nel messaggio dei padri conciliari ai giovani: «Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani. La Chiesa è desiderosa che la società che vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete voi».

Con questo zaino in spalla, i giovani di Azione Cattolica, dopo la veglia si sono incamminati a piedi verso la stazione Garibaldi per iniziare il pellegrinaggio a piedi che li porterà a incontrare i testimoni del Concilio.