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Riflessione

Bignardi: porre un seme di futuro nella vita della società

Questa la sfida ultima a cui sono chiamati gli studenti di oggi e che l’Università Cattolica e l’Istituto Toniolo sono impegnati a sostenere, come ribadito in occasione della 93esima Giornata dell’Ateneo sul tema «Studiare il mondo è già cambiarlo»

di Paola BIGNARDI Istituto Giuseppe Toniolo

23 Aprile 2017

«Studiare il mondo è già cambiarlo» è il tema della 93esima Giornata per l’Università Cattolica, che si celebra domenica 30 aprile, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Ateneo del Sacro Cuore. È una giornata dedicata alle nuove generazioni che, attraverso l’esperienza di ricerca e quella dello studio, possano essere nelle condizioni di realizzare concretamente un cambiamento del mondo in cui vivono e in cui vivranno, un cambiamento che può essere un nuovo sguardo sulla realtà e un approccio innovativo al quotidiano per la crescita della persona. In questa direzione si muove l’impegno dell’Istituto Toniolo attraverso il sostegno all’Università Cattolica: rendere ogni studente soggetto attivo del proprio sapere, della realizzazione del bene, dello stupore di fronte alla realtà, dell’invenzione e della scoperta.

Da quasi un secolo la Giornata Universitaria è un’occasione di approfondimento circa la natura e lo scopo dell’Università, i valori originali che guidano le scelte di ogni giorno. Il Toniolo e la Cattolica sostengono i giovani, in anni particolarmente significativi per la loro crescita, con numerose iniziative: la formazione, il diritto allo studio, i percorsi di eccellenza, le esperienze internazionali di migliaia di studenti. Sappiamo che la qualità della società e della vita è il frutto di progressi che, nel tempo, sono avvenuti soprattutto ad opera di studiosi disposti a mettere la loro vita al servizio della ricerca e che, con le loro scoperte, hanno contribuito al progresso dell’umanità. Hanno affrontato le sfide del loro tempo e soprattutto con loro stessi: quella della fatica dello studio, dell’incertezza della ricerca, del rigore della disciplina. Lo hanno fatto credendo nella loro intelligenza, mettendosi alla scuola di maestri che hanno cercato di superare per dare il proprio contributo alla crescita della società.

Anche il nostro tempo è carico di sfide. Sono diverse da quelle di altre epoche, ma non meno urgenti e pressanti: quella della sostenibilità del nostro modello di sviluppo, della vivibilità delle città, del rapporto tra le generazioni, della distribuzione della ricchezza, della pace tra i popoli… Sfide difficili, ma essenziali per il domani. Chi si dedica con serietà allo studio pone nella vita della società un seme di futuro, perché i grandi cambiamenti cominciano dall’intelligenza, dono di Dio all’uomo perché governi la terra divenendo in tal modo collaboratore della sua azione creatrice. Studiare non è solo un modo per costruire il proprio personale futuro, ma per contribuire a quello di tutta l’umanità. E per realizzare un po’ di quell’utopia che ciascuno custodisce dentro di sé come forma storica della speranza. «Studiare il mondo è già cambiarlo», dice il tema della 93esima Giornata ed è vero nella misura in cui lo studio che cerchiamo di promuovere negli studenti allarghi i loro orizzonti aiutandoli a intendere la propria formazione come una risorsa per tutti.

Studiare serve, insomma, e sono gli stessi giovani a riconoscerlo, auspicando, allo stesso tempo, un maggiore legame tra gli studi teorici e la prassi, poiché vogliono acquisire un sapere e delle competenze che li rendano davvero capaci di esprimere le proprie potenzialità.

Come emerge dal Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, i giovani intervistati esprimono una visione piuttosto positiva dell’esperienza scolastica: tra le diverse istituzioni, la scuola e l’università sono quelle che riscuotono una maggiore fiducia. I giovani la vivono come una risorsa sulla quale investire per acquisire conoscenze ed esperienze che arricchiscono innanzitutto sul piano personale e quindi come un grande laboratorio di convivenza sociale. Il quadro che emerge dall’indagine del Toniolo è molto più positivo di quanto non si sia soliti pensare: i giovani italiani si sentono una risorsa per il nostro Paese, hanno voglia di rimboccarsi le maniche e di fare la loro parte nella società.