Sirio 26-29 marzo 2024
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Sinodo minore

«Anche noi filippini ci sentiamo Chiesa ambrosiana, una casa per tutti»

Lota Mercado, responsabile della comunità di San Tommaso nella parrocchia di Santo Stefano: «Riusciamo a dare una testimonianza significativa di impegno cristiano. Abbiamo le nostre abitudini, ma chiuderci su noi stessi sarebbe un limite per noi e per gli altri»

di Anna POZZIMembro Commissione Sinodo “Chiesa dalle genti”, redattrice di “Mondo e Missione”

20 Maggio 2018

«Questo Sinodo è molto importante. La Chiesa di Milano deve aprirsi di più alle comunità migranti. Ma anche noi dobbiamo cambiare un po’ la mentalità». Lota Mercado è filippina. Vive a Milano da molti anni con il marito e il figlio adolescente. Legata alle proprie origini e al proprio modo di vivere la fede, è aperta agli stimoli che le arrivano dalla società e dalla Chiesa ambrosiana. Ormai è abituata a vivere a cavallo tra due mondi e culture. E anche tra il modo di vivere il cattolicesimo con cui è cresciuta e quello tipicamente ambrosiano di questa terra in cui ha scelto di vivere.

Lota è responsabile della comunità filippina di San Tommaso nella parrocchia di Santo Stefano, che organizza i servizi domenicali a cui partecipano più di 1.500 filippini e fa parte della Commissione di coordinamento del Sinodo “Chiesa dalle genti”.

Quella filippina è una realtà molto ben organizzata e vivace. Che tuttavia, ammette Lota, rischia di essere un po’ autoreferenziale: «Abbiamo le nostre abitudini, la nostra maniera di vivere la fede, ma non dobbiamo chiuderci su noi stessi. Sarebbe un limite per noi, ma anche per gli altri». Lota, infatti, si rende conto che il loro modo di vivere la fede molto impegnato e coinvolgente può rappresentare una bella testimonianza anche per i cattolici ambrosiani: «I miei amici italiani spesso si meravigliano nel vederci così dedicati. E così, molto spontaneamente, riusciamo a dare una testimonianza significativa di impegno cristiano».

Lota si è avvicinata alla comunità cattolica filippina quando è arrivata in Italia, nel 1998: «Non sapevo la lingua e ritrovarmi con i miei connazionali era un modo non solo di vivere la fede, ma anche di sentirmi meno straniera». Poi, un po’ alla volta, ha imparato uno splendido italiano, ha iniziato a lavorare e ha continuato a occuparsi della sua famiglia. Senza mai dimenticare la Chiesa. Anzi, il suo impegno è cresciuto nel tempo, sino alla grande responsabilità di cui oggi si sta facendo carico rispetto alla comunità filippina. Soprattutto, però, senza mai perdere la gioia e l’entusiasmo alimentati dalla sua vita spirituale e di comunità.

«Ancora oggi – ammette – nonostante le fatiche del lavoro settimanale, il sabato mi sento già carica, non vedo l’ora di partecipare alla Messa e di passare la domenica in chiesa». Il programma è sempre molto nutrito: catechismo, formazione e la Messa delle 12,30. Quindi, pranzo comunitario e varie attività pomeridiane. «Passiamo quasi tutta la giornata insieme. Si vive un senso di comunità. Organizziamo anche novene o celebrazioni speciali in occasione di alcune feste».

Nonostante questa esperienza arricchente, Lota si rende conto che la Chiesa di Milano è qualcosa di più grande: una casa per tutti. «Insieme dobbiamo trovare il modo per far sì che ciascuno possa sentirsi più libero di esprimersi per quello che è. Perché anche noi ci sentiamo autenticamente Chiesa ambrosiana».