Share

Verso gli altari

Adele Bonolis, Venerabile la donna che riabilitò l’Amore

Riconosciuta l’eroicità delle virtù della laica ambrosiana, dirigente di Ac, fondatrice delle Opere di Assistenza e Redenzione Sociale in favore delle vittime di prostituzione

di Emilia FLOCCHINI

21 Gennaio 2021
Adele Bonolis

Dopo il decreto sul miracolo attribuito a don Mario Ciceri, il 21 gennaio è stato promulgato quello relativo all’eroicità delle virtù di un’altra candidata agli altari ambrosiana: Adele Bonolis, «Fedele Laica, Fondatrice delle Opere di Assistenza e Redenzione Sociale».
Nello stesso elenco figura anche il nome di Jérôme Lejeune, genetista e testimone della bellezza e dell’inviolabilità della vita umana, specie di persone con la sindrome di Down. Anche Adele ha speso il suo tempo su questa terra per difendere la vita, anche se in senso diverso da quello del professor Lejeune. Il senso della sua dedizione è stato da lei sintetizzato con l’espressione «Riabilitare l’Amore», specie in creature che la società del tempo – parliamo di poco più di settant’anni fa – continuava a mettere ai margini per gli errori compiuti in passato o per le proprie condizioni mentali.

Adele nasce a Milano il 14 agosto 1909, sesta figlia di Luigi Girolamo Bonolis e Luigia Varenna. La sua è una famiglia di sani principi, ma che non frequenta la Chiesa. Sceglie quindi autonomamente, ancora ragazzina, di aderire al cammino di fede proposto tramite l’oratorio femminile delle Orsoline di San Carlo e l’Azione Cattolica della parrocchia di Sant’Ambrogio, nella quale diventa dirigente.

Lavora come impiegata e nel 1932, durante un corso di Esercizi spirituali, conosce Giuseppina Achilli, insegnante, con la quale si trova immediatamente in sintonia. È lei a esortarla a ottenere la licenza liceale e a laurearsi in Filosofia all’Università Cattolica; in seguito, Adele insegna Religione al Liceo Berchet di Milano. S’iscrive anche a Medicina, ma non discute la tesi di laurea.

Un giorno di quando aveva circa otto anni, era stata colpita dall’incontro con una prostituta. Si era voltata a guardarla, ma suo padre, che era con lei, le aveva sferrato uno schiaffo, ordinandole di non guardare donne come quella. Anche per via di quel ricordo, Adele inizia a maturare un’attenzione speciale per le vittime della prostituzione. Il 24 giugno 1941, in una piccola chiesa di Monterosso, si consacra a Dio in forma privata.

Aiutata da alcune amiche e sostenuta, anche materialmente, dall’allora arcivescovo Giovanni Battista Montini, apre alcune Case, basate su fiducia, libertà e autogoverno: la Casa di Orientamento Femminile (COF), nel 1950, per prostitute, ragazze madri e i loro bambini; la Casa di Orientamento per le Dimesse da Istituti Correzionali (CODIC), nel 1953; l’Opera Assistenza Fraterna (As.Fra.) nel 1957, che accoglieva anche le persone fragili e quelle dimesse dai manicomi giudiziari e dal 2019 è denominata Fondazione Adele Bonolis – As. Fra. Infine, nel 1962, insieme ai volontari che l’aiutano, istituisce l’Associazione Amicizia, nel 2002 trasformata in Fondazione Amicizia Onlus, allo scopo di continuare a far riemergere l’amore di Dio nelle persone ferite dalla vita.

Nel giugno 1976, durante un ritiro spirituale ad Anghiari, avverte i primi sintomi di un tumore all’intestino; viene operata il 13 dicembre 1978. Quanti vanno a trovarla la vedono sorridere fino al suo ultimo giorno: muore l’11 agosto 1980, nella sua casa di via Lanzone a Milano. Dopo i funerali nella vicina basilica di Sant’Ambrogio, il suo corpo è stato sepolto nel cimitero di Lucinasco.

Il Comitato fondato dai continuatori delle sue opere si è reso attore della sua causa di beatificazione e canonizzazione, che ha visto svolgersi il processo diocesano a Milano dal 31 gennaio al 14 dicembre 2003. Il 5 giugno 2020 l’Arcivescovo Mario Delpini ha visitato Casa San Paolo, sede di As.Fra., a Vedano al Lambro, e si è detto «contento e onorato di questa opera buona, che ha nella Bonolis il suo inizio e in quelli che la conducono il suo mantenimento».